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Ampliare le province, abolire le regioni? Provincia Emilia, tra spending review e riordino istituzionale: intervento del Sindaco di Vezzano, Bigi

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Nel dibattito sullo spending review e il riordino istituzionale abbiamo sentito tante proposte, tra le ultime l’abolizione delle regioni. Manca ancora però un disegno generale, di prospettiva, che non sia solo calcare l’onda di una più che giustificata indignazione popolare. Il dibattito nato sul futuro di Reggio e sulla proposta di un’unica provincia Emilia può portare alcune indicazioni.

E’ oramai chiaro che qualsiasi proposta fatta non incida sui veri costi. Innanzitutto perché si è fatto più demagogia che economia. E così ad esempio è passata l’eliminazione degli assessori nei comuni piccoli, sotto i mille abitanti, non dicendo che qui un assessore prende cifre inferiori ai 1000€ annui. Senza pensare che nei piccoli comuni si tratta di fatto di un rimborso spese per attività di volontariato, perché di volontariato si tratta. E così eliminandone 4/5000, si arriva a risparmiare… il costo di 6 o 7 consiglieri regionali. Ed eccoci al punto.

E’ sempre più chiaro a molti, soprattutto dopo gli eventi di Lusi e Fiorito, o dopo avere appreso che un usciere a Palermo guadagna 3.700€ al mese, cifra tre volte superiore a quanto costa sindaco, giunta e consiglio a Vezzano; che se si parla di costi e sprechi bisogna andare a Roma o nelle regioni, a statuto speciale o meno. Lì dove i partiti hanno ricreato il luogo dove finanziarsi. Ecco spiegato infatti perché chi fa le leggi, Stato e Regioni, e la politica, i partiti, abbiano colpito Province e Comuni, i più deboli.

L’accorpamento delle Province non produrrà risparmi a tempi brevi, anzi conoscendo la macchina pubblica, subito creerà un aumento delle spese. E disservizi. Anche le Unioni dei Comuni, nonostante siano sostenute dai più, non hanno dimostrato ad oggi di portare veri risparmi. Calcolando i finanziamenti che le sorreggono, direi che fino ad oggi i costi sono stati maggiori.

Anche i dati forniti sull’Europa per un raffronto sono sempre parziali. E’ vero che in molti paesi i Comuni sono stati ridotti nel numero, citando sempre la Germania che li ha dimezzati, senza dire però che in Germania (80 milioni di ab.) ne sono rimasti 12000, quando in Italia (60 milioni) sono 8000. Nè si dice che in Germania le regioni/land sono “solo” 14, quindi circa la metà che in Italia.

Se storicamente i Comuni sono presenti in Italia dal suo nascere, 1860, le Regioni, benché previste nella Costituzione fin dal suo nascere, sono nate come Enti nel 1970. Nel frattempo però è nata l’Unione europea, che è una novità istituzionale, visto che legifera, e un riordino deve pur tenerne conto. Così oggi dal punto di vista Legislativo i livelli, da due (stato e regioni) sono passati a tre. Ed inoltre ai Comuni e Province abbiamo interposto le Unioni.

Ora se dobbiamo semplificare, non certo è aumentando i livelli che possiamo raggiungere l’obiettivo. Così per risparmiare non è riducendo il numero degli enti che costano e contano meno: comuni e Province….

L’attuale dibatto sul futuro delle province, in particolare la proposta, che io condivido, di unire le nostre 4 province emiliane in un’unica, porta di fatto a riflettere su che ruolo, con province come l’Emilia e la Romagna, così estese, potrebbero avere i Comuni e le Regioni.

Una conseguenza naturale , visto che di fatto abbiamo già due livelli legislativi, potrebbe proprio essere veramente quella di abolire le regioni e trasmettere le loro funzioni a Province allargate e a Città Metropolitane. Innanzitutto si risolverebbe alle radici il problema delle Regioni a Statuto Speciale, tema che nessun partito affronterà mai pena un eclatante insuccesso elettorale.

Inoltre da 20 Regioni e 110 province, avremmo solo 40 macro province (con un milione di cittadini in media, quindi potrebbero essere anche meno) e le città metropolitane. Le Unioni tornerebbero ad avere un senso. Si potrebbero accorpare alle Province anche funzioni di altri enti (delle bonifiche piuttosto che delle prefetture). I piccoli comuni potrebbero “volere” accorparsi per necessità e non sentendosi più il capo espiatorio di una riforma che molti invocano, ma pochi perseguono.

Questo chiaramente porterebbe un evidente e notevole risparmio economico e una semplificazione istituzionale che potrebbe finalmente riportarci con piena dignità, anche istituzionale, in Europa, più leggeri e più federalisti.

(Mauro Bigi, Sindaco Vezzano sul Crostolo)