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Maggio al Santuario di Fiorano: le cerimonie del mese mariano

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In maggio, mese dedicato alla Madonna, la basilica della Beata Vergine del Castello di Fiorano aumenta il numero di pellegrini e di devoti, anche perché in paese, ai piedi del colle ove sorge il tempio progettato dall’Avanzini, scorrono le iniziative del Maggio Fioranese. A questo proposito la Polizia Municipale ricorda che è sempre possibile accedere al Santuario con l’automobile, anche quando il centro storico viene chiuso al traffico passando da Via Gramsci che ritorna a doppio senso di circolazione.

Ogni giorno feriale si celebrano in Santuario due messe: alle ore 7 della mattina è l’appuntamento tradizionale prima del lavoro, alla sera alle ore 20.30, dopo i Vespri della 19.45 e il Rosario delle ore 20 (al sabato il rosario è alle 18.30 e la Messa prefestiva alle ore 19). Nei giorni festivi le Messe sono alle 7, alle 11.15 e alle ore 17, preceduta quest’ultima dal Rosario alle ore 17 e seguita dai Vespri alle ore 18.30.

Sabato 5 maggio si svolge la processione di ogni primo sabato del mese con recita del Rosario, alle ore 19.30, presso l’Oratorio della Madonna del Ponte, alle ore 20 la processione sale al santuario per la Messa delle ore 20.30.

E’ nota la storia della devozione alla Beata Vergine del Castello di Fiorano, che inizia nel 1558 quando una Maestà dipinta sul portale d’ingresso della diroccata fortezza, distrutta dagli Estense nel 1510, che circondava il borgo del paese, resistette al fuoco appiccato da soldati spagnoli al soldo dei Farnese, durante una delle loro razzie nel pedemonte. Le fiamme, giunte all’altezza dell’Effigie, “sembravano dividersi, per lasciarla scoperta” narrano le cronache. S’accanirono invano gli Spagnoli e alla fine, pentiti, si prostrarono in preghiera. Per questo al dipinto, in epoca successiva e non datata, fu aggiunto un soldato genuflesso.

Nel 1630, i Fioranesi si rivolsero alla Maddonna e tutti furono preservati dalla peste manzoniana; come rignraziamento decisero l’erezione di un oratorio che l’anno successivo fu solennemente benedetto dal vescovo. Nell’omelia di quel giorno di festa, lo stesso vescovo annunciò al posto della piccola chiesa era meglio costruire un “grandioso” tempio, perché così voleva il duca Francesco I, per aggiungere un gioiello al grande complesso ducale di Sassuolo. Il disegno del santuario fu infatti affidato all’architetto di corte, il giovanissimo romano Bartolomeo Avanzini, che si ispirò alle chiese della città papale.

Ci vorranno tre secoli ai Fioranesi per completare un così gravoso impegno, sproporzionato rispetto al loro paese di campagna; sapendo di essere custodi di un tempio a cui da sempre fa riferimento tutta la diocesi. Nel 1670, quando già si era a buon punto, dovettero ripartire da zero perché un chierico inavvertitamente incendiò gli addobbi dell’altare e l’edificio andò a fuoco, salvandosi ancora una volta il dipinto. Sopravvisse alle ingiurie dei napoleonici francesci che, dopo averlo depredato, volevano chiuderlo.

I Fioranesi infine portarono a compimento il progetto avanziniano nella seconda metà dell’Ottocento, quando la Vergine preservò il paese dall’epidemia di colera e un fioranese illustre, il pittore Adeodato Malatesta, si incaricò di ridipingere gratuitamente la volta della cupola.

Il Santuario vale una visita per ammirare gli affreschi e i dipinti di Sigismondo Caula, di Tommaso Costa, di Oliviero Dauphin e di Adeodato Malatesta, l’altare progettato dall’Avanzini e realizzato dai Loraghi. Attraversando la sagrestia laterale che raccoglie gli ex-voto e la castellana croce di sasso del tredicesimo secolo, si sale al miracoloso dipinto. Lì è usanza recitare la preghiera che ogni santino riporta sul retro: “Vergine gloriosissima che su questo colle di Fiorano vi siete degnata di innalzare il vostro trono di misericordia, ove diffondete da oltre quattro secoli i vostri favori…”. Sono parole forse ridondanti che i Fioranesi conoscono a memoria e recitano con il cuore, in maggio ogni giorno così come cantano i due inni dedicati alla Madonna di Fiorano.