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Cala ancora la fiducia delle imprese manifatturiere

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Secondo l’indagine condotta dall’Isae dal giorno 2 al giorno 20 del mese su un panel di circa 4.100 imprese il clima di fiducia del settore manifatturiero ed estrattivo, considerato al netto dei fattori stagionali, scende a dicembre a 88,9 da 90,1 di novembre, sui minimi dallo scorso marzo.

Il peggioramento è dovuto all’esaurirsi della fase di decumulo dei magazzini, in presenza di giudizi ancora prudenti sull’andamento degli ordini e di un lieve ripiegamento delle attese di produzione. Tra le variabili che non rientrano nella definizione di fiducia, peggiorano le previsioni sull’andamento dell’occupazione e quelle generali relative al quadro economico del paese; per quanto riguarda i prezzi, il saldo si stabilizza sui livelli elevati raggiunti negli ultimi mesi, con un ulteriore aumento nei beni di investimento, una lieve discesa (da livelli elevati) negli intermedi e una sostanziale stabilità (su valori modesti) in quelli di consumo.

A livello settoriale, segnala sempre l’Isae, la fiducia migliora nei beni d’investimento, dove l’indice passa da 82 a 84,3 ma scende invece negli intermedi (da 90,3 a 87,6) e nei beni di consumo (da 94,7 a 93,5). A dicembre i giudizi delle imprese manifatturiere sull’andamento degli ordini e della domanda mostrano segni di indebolimento, soprattutto per quanto riguarda i mercati esteri, influenzati negativamente dall’apprezzamento del cambio; indicazioni meno negative emergono dal lato della produzione.

Le imprese interpellate dall’Isae sono a dicembre leggermente più pessimiste rispetto allo scorso mese sia per quanto riguarda l’andamento delle principali variabili aziendali, sia per le prospettive dell’economia italiana in generale. Il saldo delle attese sugli ordini scende da 16 a 15, quello sulla produzione da 16 a 14, quello sull’occupazione da -3 a -6. Le attese generali sulle prospettive economiche dell’Italia si fanno particolarmente negative, con il saldo che si attesta a -15 (da -9) sui minimi da maggio; il saldo relativo ai prezzi di vendita resta elevato (a quota 13), pur se in lieve calo rispetto al valore di 14 toccato a novembre.

Anche le previsioni sono però piuttosto disomogenee a livello settoriale, con un diffuso pessimismo nei beni intermedi e indicazioni invece meno negative nei settori che producono per la domanda finale. In particolare, nei beni d’investimento, i saldi relativi alle attese su ordini e produzione mostrano segni di recupero, con i saldi che salgono rispettivamente a 16 e 19 da 14 (per entrambe le varabili) a novembre; in questo settore si impennano però (con il saldo pari a 20, da 15) le attese sui prezzi e si ridimensionano bruscamente quelle sull’occupazione (da -1 a -10 il saldo) e sull’andamento generale dell’economia italiana (da -5 a -16 il saldo). Nei beni di consumo, i saldi restano in genere stabili rispetto allo scorso mese, con la sola eccezione di quello sulla produzione, che cala leggermente (da 18 a 17). Nei beni intermedi invece peggiorano le attese su ordini (da 14 a 11 il saldo), produzione (da 13 a 10), occupazione (da -3 a -6) e situazione generale dell’economia italiana (da -15 a -17). Per quanto riguarda i prezzi di vendita, per il secondo mese consecutivo le attese si ridimensionano rispetto ai picchi toccati nello scorso bimestre (a 18 il saldo, come a settembre).

(Fonte: Agi)