Sono in viaggio per Abu Dhabi, penultima tappa di questa lunga stagione, dove arriverò questa sera. Ormai siamo arrivati alla fine di questo campionato: in ballo c’è ancora il secondo posto nella classifica Piloti ma, se devo essere sincero, sarei molto più contento se riuscissimo ad aggiungere un altro successo a quello conquistato a Silverstone nel luglio scorso. Parlando con i ragazzi della squadra ho capito che ci terrebbero davvero a darmi la possibilità di arrivare secondo in campionato e mi fa molto piacere che sia così perché capisco che lo sentono come una sorta di riconoscimento per tutti gli sforzi fatti durante la stagione. Però lo sapete come siamo fatti noi piloti: vogliamo sempre arrivare primi, i piazzamenti hanno un significato relativo.
Sono perfettamente consapevole che vincere sarà molto ma molto difficile. In quest’ultimo scorcio di stagione i rapporti di forza sono molto chiari ma abbiamo visto anche che ci possono essere delle condizioni tali per cui ci possiamo ritrovare a lottare per la vittoria, com’è accaduto ad esempio a Suzuka. Noi sappiamo che, se facciamo tutto alla perfezione, ce la possiamo giocare per il podio ma il nostro piazzamento naturale in qualifica è rappresentato dalla terza fila. In gara poi le cose possono andare diversamente ma la realtà è questa. L’obiettivo quindi è il podio, un risultato che, fra l’altro, mi permetterebbe di colmare una lacuna nella mia stanza dei trofei, visto che quello di Abu Dhabi è l’unico che mi manca di tutte le gare ancora parte del calendario iridato.
Sono sicuro che la domanda più gettonata negli incontri con la stampa di domani riguarderà il ritorno sul circuito di Yas Marina dopo la gara dello scorso anno. Non sarei sincero se vi dicessi che non ci penserò con un po’ di disagio domani mattina, quando entrerò per la prima volta nel paddock, ma poi questa sensazione sparirà e lascerà spazio al presente, che vuol dire cercare di far bene in questo fine settimana, e al futuro, cioè a imparare oggi quanto più possibile in vista del prossimo anno. E’ giusto che sia così perché nello sport, come nella vita del resto, bisogna sempre guardare avanti. Abu Dhabi 2010 è stata comunque una tappa importante nella mia carriera e, ne sono sicuro, il mio rapporto con la Ferrari è diventato, anche attraverso quella brutta giornata, ancora più forte.