Sotto l’albero è in arrivo la tredicesima ma, dopo un anno di rincari e aumenti a raffica, ci sarà poco da festeggiare: quella che comincerà ad affluire dal 15 dicembre, sarà una tredicesima più che falcidiata, avverte l’Adusbef.
Il 60% dei complessivi 30,7 miliardi di euro sarà mangiato da imposte, bolli e mutui e premi assicurativi; un’altra fetta se ne andrà per coprire debiti pregressi, mentre per regali, leccornie natalizie e altre piacevolezze non resterà che una misera fetta del 17%, poco più di 5 miliardi di euro.
Categoria per categoria, ai pensionati arriveranno in tasca in totale 9,3 miliardi, 7,8 miliardi ai dipendenti pubblici, una fetta di 13,5 miliardi andrà ai lavoratori privati. Ma, insiste l’Adusbef, in base a semplici conti sarà un Natale tra i più duri dell’ultimo mezzo secolo, dopo un anno nerissimo sul fronte costi che ha visto le famiglie costrette a indebitarsi per sopravvivere, con una perdita del potere d’acquisto del 6% e con rincari pari a 1.078 euro in 12 mesi. Insomma, ci sarà poco da festeggiare.
Nel dettaglio della lista stilata dall’Adusbef, a bruciare un’ampia fetta della tredicesima sarà l’Ici: entro il 20 dicembre saranno infatti versati in totale 5,5 miliardi di euro, pari al 17,9% del totale. La Rc auto, nonostante le solenni promesse di riduzione dei premi, si mangerà 4,5 miliardi di euro (14,6%), mentre altri 3,8 miliardi di euro serviranno a pagare le rate dei mutui per l’acquisto della casa. Ma il salasso per le famiglie non è finito: oltre 3 miliardi se ne andranno per le tasse di auto e moto e ulteriori 1,5 miliardi si volatilizzeranno per pagare il canone della Rai. Altrochè inflazione percepita: ”se con la lire si arrivava a fine mese, con l’euro, il cui pretesto ha portato aumenti selvaggi, ci si ferma al 18”, rileva il presidente dell’Associazione di consumatori, Elio Lannutti.
E per i regali di Natale quanto resta?
Circa 5,2 miliardi di euro, meno del 17% del monte tredicesime, suddiviso faticosamente tra regali per i più piccini, qualche viaggio (soprattutto all’estero per sfruttare il supereuro), e una piccola quota da mettere da parte. E se il prossimo sarà un Natale tra i più magri, non c’è da far conto sul futuro. ”Non si vedono all’orizzonte segnali di ripresa, anzi – rincara Lannutti – si sconterà un crisi ancora più profonda legata alla minori disponibilità economiche delle famiglie, costrette ad indebitarsi anche per comprare cose essenziali come pane e pasta”.