Agli statuti di Emilia
Romagna ed Umbria impugnati dal governo la Corte Costituzionale ha
riservato due ore di discussione in udienza pubblica. Anche in
questo caso, come per la questione dello statuto della Toscana,
si dovrà attendere almeno un mese per la sentenza, che al
massimo verrà pubblicata entro la fine di gennaio, quando scade
il mandato alla Consulta del presidente della Corte, Valerio
Onida.
La tutela delle forme di convivenza e il diritto di voto
degli immigrati residenti sono stati i punti maggiormente
discussi.
L’avvocato delle due Regioni ha chiesto che
vengano dichiarate inammissibili o infondate tutte le altre
questioni di legittimità costituzionale sollevate dal governo,
che ha lamentato la violazione di numerosi parametri
costituzionali che vanno dalla violazione del principio di
unitarietà dello Stato (art.5 della Costituzione), a quello
della separazione dei poteri tra organo legislativo ed organo
esecutivo (art.121), fino alla violazione dell’art. 122 della
Carta che riserva alla legge regionale, nei limiti dei principi
sanciti dalla legge statale, l’individuazione di
incompatibilità tra la carica di componente della giunta con
quella di consigliere.
Dieci invece i punti censurati dalla presidenza del Consiglio
per quanto riguarda lo statuto della regione Emilia Romagna. Tra
questi, i più importanti, oltre al diritto di voto agli
immigrati residenti, sono l’esecuzione degli accordi
internazionali stipulati dallo Stato nell’ambito delle materie
di competenza regionale; il diritto di partecipazione al
procedimento legislativo per tutte le associazioni che ne
facciano richiesta; l’individuazione delle funzioni della città
metropolitana di Bologna; la discussione e l’approvazione, da
parte dell’ assemblea, del programma di governo predisposto dal
presidente della Regione.