La realtà della Facoltà di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia raccontata nelle pagine di un volume “Vent’anni di ingegneria a Modena”, edito col contributo di Coptip – Industrie Grafiche, uscito nei giorni scorsi. La sua pubblicazione ha concluso un intenso anno di manifestazioni promosse in occasione del ventennale della sua istituzione e del decennale del Campus di Ingegneria.
Nel 1990, a Modena veniva istituita la Facoltà di Ingegneria. Dieci anni fa veniva inaugurata la nuova sede destinata ad accoglierla. Un volume dal titolo “Vent’anni di ingegneria a Modena” ripercorre attraverso testimonianze, anedotti, vicende, la storia di una delle strutture accademiche che meglio ha saputo identificarsi con lo spirito e l’intraprendenza del territorio e della gente modenese. Lo dimostrano gli oltre 400 giovani neodiplomati delle province di Modena e Reggio Emilia che ogni anno eleggono Modena come propria sede di studi. Ma, più ancora i saldi legami che essa ha saputo intrattenere con imprese piccole, medie e grandi, modenesi, reggiane e non solo.
Il compito di redigere, raccogliere e documentare cosa è stato ed ha rappresentato per Modena la nascita della Facoltà di Ingegneria è stato affidato ad una delle sue figure storiche, al professor Giovanni Sebastiano Barozzi, che ne fu in ordine di tempo il secondo Preside. Con lui vi hanno collaborato l’attuale Coordinatore didattico dr. Marco Zucchi e la referente dell’Ufficio Stage dr. ssa Francesca Gambetta.
La pubblicazione del libro (180 pagg.), edito col contributo di COPTIP – Industrie grafiche, è stato l’atto conclusivo di una serie di manifestazioni che hanno accompagnato nel 2010 le celebrazioni promosse per il ventennale della Facoltà di Ingegneria e che dal 16 giugno scorso è stata intitolata al mitico “Enzo Ferrari”, che ne fu – è ricordato anche nel libro nella testimonianza resa dal Rettore dell’epoca prof. Mario Vellani – uno dei più convinti sostenitori.
“Siamo oggi ben consapevoli – dice il Preside prof. Giuseppe Cantore – di ciò che i nostri docenti e ricercatori hanno compiuto in questa pur breve storia: colleghi apprezzati in tutta Europa per la conduzione di progetti internazionali per i quali sono coordinatori o partecipanti, progetti FIRB , progetti PRIN, e tanti, veramente tanti progetti di ricerca applicata in collaborazione con le più importanti aziende del territorio, dalla CNH alla SIR, dalla Ferrari alla Lamborghini, dalle aziende di informatica a quelle ceramiche, dai materiali all’ambiente, alle telecomunicazioni. Fin dalle sue origini, la nostra Facoltà si è data, anche per volontà espressa dei suoi patrocinatori, il ruolo di protagonista assoluto della vita del territorio…. L’obiettivo, certamente ambizioso, è stato raggiunto attuando numerosi corsi di laurea che spaziano dalla meccanica all’informatica, dall’elettronica all’autoveicolo, dai materiali all’ambiente, dalla telecomunicazioni alla civile, ultima nata. Il panorama dei nostri saperi è ampio e tale da soddisfare le esigenze di una economia e di un territorio che vuole, rispetto alla crisi, guardare avanti, sfidare il presente e immaginare un futuro migliore”.
Il cammino percorso, anche e soprattutto per il positivo impulso dato dal Consorzio universitario per la promozione e lo sviluppo della Facoltà di Ingegneria di Modena, al quale hanno concorso enti locali, banche ed associazioni imprenditoriali, è stato lungo e rapido tanto che oggi la facoltà può contare su un proprio Campus, dove hanno trovato sistemazione aule, laboratori, dipartimenti e studi dei docenti, oltre alla recente realizzazione di una biblioteca intitolata anch’essa a Enzo Ferrari.
Estesa su una superficie complessiva di 165.900 mq, circa un terzo della quale occupata da edifici, e per il resto destinata ad aree verdi e parcheggi, la facoltà di Ingegneria di Modena è costata complessivamente circa 35 milioni di euro, che testimoniano dello sforzo corale messo in campo per dare alla città una struttura accademica moderna, funzionale ed adeguata alle attese di un territorio che affonda le sue radici in un tessuto tra i più dinamici a livello nazionale nel campo della meccanica, dell’automotive, dell’oleodinamica, della robotica e dell’elettronica, della ceramica e della piastrella, oltre che dell’informatica e dell’ingegneria civile.
La realtà odierna di questa facoltà e la forza della sua presenza è riassunta in alcuni significativi numeri: 5 corsi di laurea triennali (Ingegneria civile e ambientale; Ingegneria dei Materiali; Ingegneria Elettronica e delle Telecomunicazioni; Ingegneria Informatica; Ingegneria Meccanica); 6 lauree magistrali (Ingegneria dei Materiali; Ingegneria del Veicolo; Ingegneria Elettronica; Ingegneria Informatica; Ingegneria Meccanica; Ingegneria per la Sostenibilità Ambientale); oltre 100 docenti, qualche centinaio di giovani ricercatori, più di 2.500 iscritti e quasi 5.000 laureati in venti anni, con una accelerazione notevole in questo ultimo triennio che ha consentito di diplomare più 400 laureati/anno.
Tutto questo è ben raccolto, raccontato e documentato nel libro che, dopo gli interventi introduttivi, fa una cronistoria di questa facoltà, arricchita da alcune storie di facoltà, tra cui gli aneddoti sconosciuti riguardanti il giorno della inaugurazione della nuova sede vissuti attraverso le memorie del prof. Giovanni Sebastiano Barozzi e del tecnico Roberto Formentoni. Poi, si parla dello sviluppo edilizio, di ciò che sarà il nuovo Tecnopolo, della offerta didattica, delle aule e dei numerosi laboratori che alimentano le attività di ricerca dei tre Dipartimenti (Ingegneria dei materiali e dell’ambiente, Ingegneria dell’informazione e Ingegneria meccanica e civile) fino ad arrivare alle strutture organizzative, ai servizi ed alla biblioteca, per concludere con un occhio puntato sulle eccellenze rappresentate dalle più avanzate ricerche che vedono attori i docenti e ricercatori modenesi. La sezione conclusiva è occupata dalla presentazione del personale (le glorie, i docenti, i ricercatori, il personale tecnico-amministrativo e gli amici) e dall’elenco delle migliaia di laureati che sono stati sfornati a partire dai primi 9 nell’anno accademico 1992-1993.
“La nascita della facoltà di Ingegneria a Modena – sottoliena il Rettore prof. Aldo Tomasi – ha segnato un punto di svolta nelle relazioni e nei rapporti tra l’Ateneo ed il territorio, in quanto si è immediatamente proposta ed imposta come una iniziativa non limitata e concepita in ambito accademico, ma come una necessità voluta tanto dall’Università quanto dai soggetti economici ed istituzionali. Il loro apporto è stato fondamentale perché si procedesse celermente alla sua realizzazione ed è stato altrettanto determinante per decretarne l’immediato successo, essendo stata capace di catalizzare ed avviare fin da subito proficue intese e collaborazioni con le imprese del territorio. Il fiorire di laboratori di ricerca altamente attrezzati, ubicati nel Campus di Ingegneria, fanno di questo luogo il principale punto di riferimento per l’avvio di iniziative capaci di rilanciare la sigla <Modena> nel mondo. Alimentando in molti casi anche nuove iniziative imprenditoriali attraverso i suoi spin off. Il trasferimento di Demicenter-Sipe ed il decollo, infine del Tecnopolo sono la definitiva consacrazione di un disegno lungimirante, pensato insieme da Università, Enti Locali, Associazioni economiche. Riunire in un’unica struttura questi tre organismi, in maniera tale che possano fare <massa critica>, è la carta vincente di un territorio che intende continuare ad essere protagonista in Italia e nel mondo ”.