Si è aperta, presso il collegio del Garante della Privacy, la procedura sui contestati sms della Presidenza del Consiglio in occasione delle ultime elezioni.
Il Garante sta valutando gli esposti, ricevuti in quei giorni da alcuni politici insieme a migliaia di mail di protesta di privati cittadini, per decidere se in quell’occasione siano state rispettate le regole che valgono per gli sms di pubblica utilità. Regole che il Garante aveva già esplicitato con un parere del marzo del 2003, nel quale si chiariva che gli unici casi in cui si può prescindere dal consenso dei dati dell’interessato, e travalicare quindi la sua privacy, sono legati a disastri e calamità, o per ragioni di ordine pubblico o di sanità.
Nei giorni precedenti alle elezioni il Viminale aveva emesso un decreto di urgenza che giustificava, con l’apertura eccezionale dei seggi nella giornata del sabato, l’invio dei 40 milioni di sms firmati Presidenza del Consiglio. Un provvedimento d’urgenza che non è stato ad esempio concesso a Milano per i ballottaggi: benché a richiederlo sia stato il Comune il prefetto Bruno Ferrante, parlando per conto del ministero degli Interni, ha escluso che in questa seconda tornata elettorale si possa ravvisare un pericolo per l’ordine pubblico e ha negato l’autorizzazione per gli sms anti astensione.
Il Garante, la cui procedura aperta si chiuderà nelle prossime settimane, è chiamato a dare un parere che non è solo tecnico: controllare la procedura adottata nel caso delle elezioni del 12 e del 13 giugno ma anche rispondere con una ‘decisione’ agli esposti ricevuti.