Nessuno tocchi ‘bambi’. Quando, durante una escursione, ci si imbatte in un piccolo daino o capriolo acquattato in un prato è fondamentale non toccarlo, non avvicinarsi e soprattutto allontanarsi subito: tutto questo evita che la madre lo abbandoni.
A causa di questi “imprudenti avvicinamenti” diversi i piccoli caprioli in difficoltà, sfuggiti al controllo delle madri, sono stati salvati dagli agenti della Polizia provinciale nelle ultime settimane soprattutto sull’Appennino modenese.
Ogni anno tra aprile e giugno gli ungulati selvatici come i caprioli e i daini, partoriscono la prole. Alcune di queste specie hanno l’abitudine di utilizzare come aree di parto i prati e di lasciare incustoditi i propri piccoli per lunghi periodi del giorno (anche svariate ore), limitandosi a sorvegliarli a distanza, ed a mantenere il contatto con essi tramite segnali acustici, avvicinandoli solo per allattarli.
“Questo comportamento – spiegano i faunisti della Polizia provinciale – è frutto di un meccanismo evolutivo di tipo anti-predatorio, che si fonda sull’elevata capacità dei piccoli di mimetizzarsi nell’ambiente. È quindi profondamente errato raccogliere questi animali, poiché la madre certamente tornerà a cercare il proprio piccolo per accudirlo, il quale non corre alcun pericolo di essere abbandonato”.
Il semplice contatto da parte di un essere umano è assai rischioso per il piccolo stesso, poiché produrrà inevitabilmente un’alterazione dell’odore dell’animale, con l’effetto di rendere la madre molto circospetta, fino al punto, in molti casi, di indurne il reale abbandono. “Il corretto comportamento da parte di chi dovesse imbattersi in piccoli di ungulati selvatici – aggiungono i faunisti della Provincia di Modena – consiste quindi nell’allontanarsi dal luogo dell’incontro senza toccare gli animali e non indugiando nei dintorni per evitare che la madre, percependo la presenza di esseri umani stia lontana per tempi troppo lunghi, esponendo i cuccioli ai morsi della fame”.