Non voleva uccidere Elisa, ma solo farle perdere i sensi per calmare la sua ennesima crisi. Francesco Bertozzi, 76 anni, il nonno accusato dell’omicidio della nipote sofferente di un forte disagio psichico, non ha avuto il coraggio di “farla finita”, ma soprattutto si è voluto costituire per spiegare la sua verità: che lui, a quella nipote che tanto amava, non aveva mai voluto fare del male.
Lo ha fatto nell’interrogatorio davanti al pm Luciano Padula, al procuratore Italo Materia e al capitano dei carabinieri Germano Passafiume cui era presente anche il suo legale di fiducia, l’avvocato Vainer Burani. “Ha raccontato i fatti come sono capitati, ha detto il legale: di essere andato a prendere la nipote da scuola perché stava male. Quando però lei è salita in auto, ha avuto una delle sue solite crisi. Allora lui le ha preso il collo, ma non voleva farle male, voleva solo farle perdere conoscenza”. La pressione però è stata fatale.
Quando si è reso conto che Elisa era morta ha vagato, confuso, fino ai lidi ferraresi. Ma, secondo la sua versione, nessuno l’ha aiutato e ha sempre dormito in albergo. La sua comparsa in questura a Reggio Emilia è stata un vero colpo di scena. Tutti erano convinti che l’anziano si fosse ormai ucciso. Mentre i vigili del fuoco e la Protezione civile dragavano i corsi d’acqua alla ricerca del corpo, i carabinieri aspettavano che il telefono cellulare dell’anziano si riattivasse. Francesco Bertozzi stava invece per consegnarsi alla polizia. Una questione di istanti.
Alle 14 Bertozzi ha varcato la soglia della questura di Reggio Emilia proprio quando i carabinieri lo avevano appena individuato, grazie alla telefonata che il pensionato aveva fatto ad un familiare, rivelando così la sua presenza nel centro storico della città. I militari lo hanno raggiunto negli uffici della polizia dove hanno notificato a Bertozzi, ricercato da due giorni, il provvedimento di fermo con l’accusa di omicidio volontario firmato dal procuratore capo Materia e del pm Padula.
A motivare l’accusa sono stati anche i risultati dell’esame medico-legale eseguito sulla salma della ragazza, che ha dimostrato come la diciottenne sia stata uccisa con una compressione volontaria sul collo eseguita con forza. Risultanze che dovranno essere vagliate dall’autopsia, il cui mandato è stato conferito alla dottoressa Fregni dell’Istituto di Medicina Legale di Modena. Gli inquirenti sapevano che Bertozzi aveva passato gli ultimi due giorni fuori dalla provincia di Reggio Emilia ma non avevano voluto specificare in quale città, nell’ipotesi che qualcuno gli avesse offerto ospitalità, commettendo così il reato di favoreggiamento.
Quando Bertozzi è arrivato in questura non aveva infatti l’aspetto di chi aveva passato due notti in un ricovero di fortuna: era in ottime condizioni fisiche, ben vestito (giacca, maglione e cravatta apparivano puliti e stirati) ed era pettinato e rasato. L’uomo però è apparso visibilmente provato e emozionato. Una condizione fisica molto simile all’ultima volta che Bertozzi era stato visto sabato. La nipote era già stata uccisa e un testimone lo aveva visto vagare davanti a un locale pubblico della zona dove in passato aveva dato una mano ai gestori in biglietteria. Era sembrato molto confuso. Una cosa che aveva fatto credere che avesse davvero deciso di uccidersi, come aveva annunciato nella telefonata concitata fatta alla figlia (la madre di Elisa) a mezzogiorno.