“Io vivere vorrei addormentato
entro il dolce rumore della vita”. Questa citazione di Sandro
Penna è scritta su un semplice cartoncino bianco, il ricordino
funebre per il piccolo Jacopo, il bimbo abbandonato poco dopo la
nascita nella notte del Venerdì Santo in un giardinetto davanti
a un condominio alla periferia di Modena e morto il primo
maggio. Jacopo riposa da ieri pomeriggio in un loculo nell’ala
nuova del cimitero di S.Cataldo a Modena.
Più di cento persone hanno preso parte al rito, in forma
civile, con cui è stato dato l’addio al bebé. Il Comune si è
assunto l’onere delle esequie e lo stesso sindaco Giuliano
Barbolini ha seguito la piccola bara bianca, scortata da agenti
di Polizia e vigili urbani, su cui era stata apposta una
targhetta con il nome e cognome con cui Jacopo è stato
registrato all’anagrafe. Barbolini ha quindi pronunciato l’
orazione funebre, prendendo spunto da una poesia di Giuseppe
Ungaretti, ‘Di persona morta divenutami cara sentendone
parlare’: “La storia di Jacopo è iniziata con un abbandono
all’alba di Venerdì Santo. E molti di noi hanno colto in quella
coincidenza il tratto distintivo del venire alla luce nel segno
della passione”, ha detto il sindaco, che ha ringraziato quanti
si sono prodigati per Jacopo, agenti delle forze dell’ordine,
operatori dei servizi, medici, infermieri e personale del
Policlinico.
“La città, a sua volta, ha saputo esprimere a Jacopo calore
e affetto – ha aggiunto – Una città che non si è limitata a
condannare il gesto tragico di un abbandono, ma che si è
dimostrata intenta e sollecita a inchinarsi su un bambino
sofferente e cha ha fatto lo sforzo di comprendere le paure e i
tormenti che sono causa della sofferenza”. Barbolini ha
aggiunto che “nessuna parola è abbastanza adeguata. Forse
nemmeno il silenzio lo è. Ma nel silenzio ognuno di noi può
riflettere o pregare come il cuore gli suggeriscé. E ha
concluso citando il libro della Genesi, in cui Giacobbe aveva
visto in sogno una scala che dalla terra raggiungeva il cielo e
su cui salivano gli angeli. “Mi piace pensare che su quella
scala ci sia un angelo in più”.
Nel loculo in cui è stata alloggiata la piccola bara sono
stati collocati fiori e anche pupazzi e giocattoli, donati a
Jacopo. Già dal primo mattino, decine di persone avevano fatto
visita alla camera ardente, allestita al Policlinico di Modena.
Accanto alla bara, mazzi e corone di fiori, fra cui quella di
gerbere e rose bianche inviata dalla Divisione di Neonatologia,
dove Jacopo è stato ricoverato già dalle prime ore dopo il suo
ritrovamento. Un’assistente sociale del Comune ha vegliato il
feretro per tutta la mattinata di ieri.
Grande la commozione fra coloro che hanno voluto rendere
omaggio a Jacopo: “Io abito nel condominio di fronte al quale
é stato trovato Jacopo. Quella mattina mi si è gelato il
sangue – ha confidato una signora -. Quel bimbo non si meritava
una fine così”. “Io non ho bambini. Questo fatto mi ha
colpito e mi ha sconvolto, e per questo ho sentito l’esigenza di
venire a dargli un saluto”, ha aggiunto un’altra donna, fra le
lacrime. “Non è possibile che succeda questo in una città
civile come Modena”, ha sottolineato un’altra visitatrice della
camera ardente.
Al Policlinico in tarda mattinata è arrivato anche Mirko, il
giovane addetto di un’impresa delle pulizie che la mattina del 9
aprile fu il primo a scorgere il corpicino del neonato,
abbandonato sull’erba: “In queste settimane ho sempre sperato
che Jacopo potesse riprendersi, che ce la potesse fare – ha
detto – Ancora non riesco a capire come nel Duemila si possa
arrivare a fare qualcosa del genere”.