Alla Galleria “Napoleone Cacciani” l’estate si apre con una mostra dedicata all’acquerello nelle interpretazioni di tre artisti profondamente diversi fra loro. La mostra sarà aperta dal 19 giugno alle ore 18.00 e durerà fino al 4 luglio, aperta il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00.
Il titolo “Acque libere” esprime le potenzialità innumerevoli offerte da questa tecnica che negli ultimi anni è oggetto di rinnovato e crescente interesse. Essa vive una storia autonoma, dopo essere stata a lungo gregaria della pittura a olio e della decorazione murale, da circa due secoli, durante i quali è stata praticata con metodologie esecutive quasi invariate. Né le avanguardie storiche, né quelle del secondo dopoguerra hanno scombussolato più di tanto l’universo dell’acquerello, nel cui ambito le novità più grandi, le sperimentazioni più radicali si stanno raccogliendo proprio negli ultimi anni. Molti specialisti in Europa indagano la vasta gamma di effetti ottenibili col lavoro su supporti umidi o bagnati, mentre altri portano alle estreme conseguenze i metodi tradizionali, giungendo a punte di realismo raramente toccate in passato. Alcuni abbandonano e superano il rapporto dell’acquerello con il disegno, liberando la forza espressiva del colore; altri operano entro griglie formali rigorose in cui la linea continua ad essere l’impalcatura su cui si regge l’opera.
In questo contesto Nelson Zanini, Maria Luisa Montanari e Sara Giuberti si collocano entro aree stilistiche reciprocamente molto distanti, pur essendo accomunati dall’alta qualità tecnica del lavoro e dalla serietà delle ricerche in cui sono impegnati.
Zanini, mantovano, dipinge da quasi settant’anni e, in questa mostra, rappresenta il legame con la tradizione ottocentesca. Disegna con cura i suoi soggetti e li esegue a piccole gocce, con lavature ampie su foglio asciutto nei cieli o nelle acque, come gli acquerellisti inglesi o francesi della fine del XIX secolo. La sua pennellata sicura ed elegante, conferisce ai dipinti freschezza ed immediatezza, soprattutto quando li esegue sul posto avendo il soggetto sotto gli occhi e a portata di album. Di grande classe gli accordi cromatici, sempre mutuati dalla natura, ma modulati e filtrati da un buon gusto innato e sperimentato in un lunghissimo percorso artistico. Disegnatore industriale di professione, ha sempre dipinto per divertimento e per liberare la mano dalle costrizioni del tecnigrafo. Per questo ha esposto pochissimo e il suo lavoro è noto solo a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente.
Di gusto e sensibilità decisamente contemporanea è la pittura di Maria Luisa Montanari nella quale simbolismo, surrealismo e metafisica si fondono e generano una tipologia di figurazione del tutto peculiare, inconfondibile. Ogni suo acquerello sviluppa un tema mediante l’orchestrazione di simboli in parte codificati dalla tradizione, in parte mutuati dai territori dell’inconscio. L’esecuzione accurata e nitida invita alla lettura delle opere in ogni loro parte, come si trattasse di testi enigmatici in cui il mistero si cela non tanto nelle singole parole, quanto nella sintassi paradossale secondo la quale sono organizzate.
Sara Giuberti è la più vicina dei tre alle sperimentazioni ultime a cui la tecnica dell’acquerello va soggetta. Lavora bagnando abbondantemente il supporto cartaceo e lasciando i colori liberi, almeno apparentemente, di vagare sulla superficie screziata del foglio. Il risultato finale non è mai una composizione astratta, ma un paesaggio fatto di elementi ben riconoscibili, anche se generati con procedimenti vicini a quelli della pittura informale. Protagonista è sempre il colore che va non a riempire forme delineate in precedenza, ma a produrre le forme stesse che scaturiscono dal comporsi di più fattori: la dimensione e la forma del pennello, la densità del colore che esso veicola rispetto a quella dell’acqua presente sul foglio, la grana del foglio stesso, la sua inclinazione, l’abilità del pittore nel prevedere e orientare la formazione di macchie, striature, fioriture. Il risultato ha una potente e immediata capacità di agire sull’emotività dell’osservatore.