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San Patrignano: protesta davanti alla Regione

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Parecchie decine di genitori e parenti di ospiti della comunità di San Patrignano si sono radunati questa mattina davanti alla sede della Regione Emilia Romagna, in viale Aldo Moro a Bologna, per protestare contro una delibera regionale che – secondo quanto aveva riferito la settimana scorsa Andrea Muccioli in un incontro stampa – “rischia di far chiudere la comunità di recupero più grande del mondo”.

I manifestanti prevedono un incontro con il presidente della Regione, Vasco Errani, al quale dovrebbe essere presente lo stesso Muccioli.

Numerose le bandiere con la scritta “Giù le mani da Sanpa”, ma anche cartelli e striscioni su cui campeggiano slogan come “Le vostre regole non servono a San Patrignano”, “Non intromettetevi in una struttura vincente come Sanpa”, “Non uccidete le nostre speranze”.
Numerosa anche la presenza di simpatizzanti dell’Anglad, Associazione Nazionale Genitori Lotta alla Droga, provenienti da varie città tra cui Milano, Genova e Napoli.

Martedì scorso Muccioli aveva illustrato un ricorso al Tar contro la delibera regionale numero 327 del 23 febbraio, con cui la Regione – aveva spiegato – “ha cambiato i requisiti strutturali necessari per concedere l’autorizzazione alle comunità per tossicodipendenti portando il numero massimo di posti per ciascuna camera da letto dai precedenti otto (numero stabilito dall’intesa Stato-Regioni del ’99 siglata anche dall’Emilia Romagna) a quattro”.

La comunità fondata da Vincenzo Muccioli (che conta 1.200 ospiti, il 60% circa delle persone che in Emilia Romagna seguono percorsi di recupero dalla tossicodipendenza) ha stanze da otto, un numero che secondo Andrea Muccioli “corrisponde a un certo tipo di rapporti umani ed educativi”. “Non pensiamo neppure da lontano di cambiare il nostro modello operativo, che è uno dei più efficaci in assoluto al mondo”, aveva aggiunto Andrea Muccioli nella conferenza stampa. Altro elemento oggetto del ricorso è legato al fatto che l’intesa Stato-Regioni stabilisce che il 50% degli operatori di una comunità può essere composto da volontari, ma la delibera regionale non ha recepito questo punto.

Per l’assessore regionale alla sanità Giovanni Bissoni, che aveva replicato a stretto giro, “la delibera da dei criteri di funzionamento ma ci sono tutti i margini per concordare il percorso”, e il provvedimento regionale tocca “solo alcuni problemi di carattere strutturale”. Il rischio di chiusura, aveva aggiunto, è “una preoccupazione eccessiva. Non c’è nessun ultimatum”. Se i requisiti minimi di tipo strutturale sono in parte mancanti – aveva poi ribadito Bissoni in una dichiarazione congiunta con il collega alle politiche sociali Gianluca Borghi – “la delibera stessa prevede la possibilità di definire caso per caso il percorso più idoneo, la soluzione e i tempi per raggiungerlo. Questo è anche quello che accadrà con San Patrignano, che potrà concordare con l’Ausl competente tempi e modalità”.