Si terrà lunedì a Reggio
Emilia l’ interrogatorio di Michele D’Ambrosio, 31 anni, uno dei
due giovani arrestati per il mortale investimento dell’agente
scelto della Polstrada Stefano Biondi, 28 anni, travolto e
ucciso da una Porsche con due chili di cocaina a bordo martedì
sera sull’Autosole, nei pressi del casello di Reggio Emilia.
Il complice, Fabio Montagnino, coetaneo del poliziotto, è
stato interrogato nei giorni scorsi in carcere; secondo le sue
dichiarazioni, alla guida della potente auto sportiva c’era
D’Ambrosio. Il gip ha intanto convalidato l’arresto.
Michele D’Ambrosio, ferito da un colpo d’arma da fuoco all’
addome, sottoposto a intervento chirurgico e ricoverato all’
ospedale S.Maria Nuova, ieri si era avvalso della facoltà di
non rispondere perché ancora intubato, sofferente, e per l’
assenza del suo difensore di fiducia, l’avvocato bolognese
Antonio Cappuccio, impegnato in un procedimento per fatti di
mafia in Puglia.
“Ho sentito il Procuratore Italo Materia – ha detto il
legale – e l’ho sollecitato a sentire il mio assistito lunedì.
Voglio che sia fatta luce e chiarezza su chi guidava l’auto (le
accuse sono omicidio volontario, detenzione di stupefacenti e la
rapina ai danni della donna-corriere della droga sull’A/1 nel
lodigiano, ndr), su chi aveva la disponibilità della vettura,
perché mi risulta che Montagnino sia quasi imparentato con il
proprietario della Porsche, e per accertare dettagliatamente nel
suo complesso la dinamica e le responsabilità dei fatti”.
L’avv. Cappuccio ha aggiunto che “prima di sbattere il
mostro in prima pagina bisogna accertare i fatti. E’ un diritto
della difesa, costituzionalmente garantito. Non si può invocare
una giustizia talebana”.
Il legale ha aggiunto di essere vicino alla famiglia di
Stefano Biondi (“Non è retorica, ed è cosa diversa dalla
difesa, che è un diritto dell’imputato”); anche la moglie e la
madre di D’Ambrosio – ha detto – “sono addolorate e disperate
per quanto è accaduto”.