Nel corso del Consiglio comunale di Carpi di giovedì 22 aprile sono stati discussi due ordini del giorno sul cosiddetto Quoziente familiare, meccanismo eventualmente da utilizzare al momento di approvare interventi che prevedono da parte dei cittadini una contribuzione in cambio di servizi. “Il sistema generalmente adottato – si legge nell’ordine del giorno firmato dai componenti del gruppo Alleanza per Carpi, Giliola Pivetti e Giorgio Verrini – è l’indicatore ISEE, non esente dal produrre iniquità e addirittura penalizzazioni per le famiglie numerose. Applicando successivamente un coefficiente correttivo denominato Quoziente familiare si rimodula il sistema di tariffazione e di accesso ai servizi comunali (nidi, scuole dell’infanzia, servizi socio-assistenziali, ecc.) e si ridefiniscono i sistemi contributivi di sostegno, in una logica a misura di famiglia. Questo coefficiente tiene conto della condizione lavorativa, della presenza di invalidità, della condizione di genitori affidatari, ecc…, confezionando tariffe su misura senza che necessariamente questo indebolisca le casse del Comune (come dimostra l’esempio della città di Parma, prima ad averlo studiato insieme all’Università e ad adottarlo) ma più esattamente ridistribuendo al meglio benefici e sconti tariffari. In pratica viene pesato ogni componente della famiglia e il carico assistenziale che essa assorbe, vengono superati gli scaglioni e si personalizza ogni situazione”. “Il Consiglio – chiedeva ancora il documento di ApC – impegni la Giunta ad incontrare associazioni e rappresentanti delle famiglie, se ritiene di averne bisogno, a prendere contatto con gli assessori del Comune di Parma che hanno elaborato i criteri per determinare il Quoziente familiare lavorando trasversalmente nella Giunta e ad applicarlo nel più breve tempo possibile anche a Carpi”.
Il secondo ordine del giorno sull’argomento è stato invece presentato giovedì scorso in Consiglio comunale dal consigliere Pd Paolo Gelli. Nel suo documento Gelli ricordava il ruolo della famiglia così come sancito dalla Costituzione e anche dallo Statuto comunale, le innumerevoli funzioni che questa svolge nella società e come la crisi economica imponga agli enti locali l’elaborazione e l’attuazione di politiche a sostegno delle stesse anche mediante l’adozione di criteri innovativi per il calcolo dei contributi da richiedere a fronte dei servizi erogati. “Il Consiglio comunale – si concludeva l’odg di Gelli – impegna l’ente locale ad istituire, nei tempi e nelle modalità che verranno decise dalla terza Commissione consiliare un tavolo tecnico-politico, aperto anche ad associazioni e altri operatori del settore, al fine di verificare le condizioni esistenti per l’eventuale individuazione di criteri correttivi degli attuali strumenti di accesso ed erogazione dei servizi”.
Il dibattito sul tema è stato aperto dall’assessore alle Politiche scolastiche Maria Cleofe Filippi, che ha messo a confronto i dati del Comune di Parma e quelli di Carpi per quello che riguarda i nidi d’infanzia. “Nella città ducale si è scelta una libera interpretazione del Quoziente familiare, dove rimangono scaglioni di reddito e non si prendono in considerazione le rette individuali come nell’Unione Terre d’argine. A Parma sono meno favoriti i ceti medio-bassi, gli sconti sulle rette si hanno solo se si hanno tre o più figli al nido, alle famiglie affidatarie non si applica la retta minima. In pratica si paga di più che da noi”. Lorenzo Paluan (capogruppo Lista Civica Carpi a 5 Stelle beppegrillo.it-Partito della Rifondazione Comunista) ha espresso dal canto suo diffidenza verso questo tema, “che finisce per avvantaggiare le famiglie più ricche con figli”. Il capogruppo del Popolo delle Libertà Roberto Andreoli ha dal canto suo citato invece dati in senso assoluto diversi da quelli portati all’attenzione del Consiglio dall’assessore Filippi “e comunque non ha senso parificare tariffa e tariffa”. “Sconveniente” è stato definito da Claudio Cavazzuti (Pd) il modello proposto da ApC mentre la collega di gruppo Francesca Cocozza ha invece spiegato come il Quoziente familiare disincentivi il lavoro delle donne. Roberto Benatti (PdL) ha invece richiesto di aprire un Tavolo di confronto per studiare i dati e prendere in considerazione non solo gli asili nido ma anche altri servizi. Critiche da questo punto di vista sono arrivate anche da Giliola Pivetti, capogruppo ApC, che ha spiegato come il Quoziente familiare tenga conto “di tutti i servizi e non solo degli asili nido, e abbia un approccio globale, non come l’ISEE”. Paolo Gelli ha ribadito infine che il proprio ordine del giorno condivideva obiettivi ed esigenze del documento di Pivetti-Verrini, che con il Quoziente familiare la situazione di Carpi peggiorerebbe e che è necessario aprire un confronto con le associazioni, magari già individuando grazie al lavoro della Terza commissione correttivi al meccanismo dell’ISEE per una maggiore tutela delle famiglie.
Al momento del voto l’ordine del giorno di ApC è stato votato da ApC, Lega nord Padania e PdL (contrari Paluan, IdV e Pd), quello di Gelli invece da Pd, IdV, Lega nord Padania, PdL (astenuti ApC e Paluan).