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L’Italia investe abbastanza nella sicurezza informatica nazionale?

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L’Italia investe abbastanza nella sicurezza informatica nazionale?Il tema della sicurezza informatica, ormai, è un tema centralissimo che riguarda non solo i singoli utenti che navigano in rete ma anche aziende, enti istituzionali e governi. Ecco perché negli ultimi anni, la maggior parte dei paesi in tutto il mondo stanzia cifre importantissime per investire nella cybersecurity. 

Proprio per questo motivo anche i privati cittadini cominciano ad avere una cultura della cybersecurity sempre più elevata. Ora si riconosce l’importanza di password sicure, VPN download e prudenza nella trasmissione di dati sensibili. Ma nel contesto europeo e mondiale come è messa l’Italia in quanto a sicurezza informatica? 

Lo stato di salute informatica dell’Italia 

Malgrado l’istituzione dell’ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) nel 2021, che ha rappresentato un importante passo in avanti rispetto al tema, gli investimenti italiani in cybersecurity sembrano essere ancora al di sotto della media europea. Eppure, c’è da dirlo, gli sforzi negli ultimi anni sono stati più che lodevoli.

Basta pensare, infatti, che nel 2023 gli stanziamenti hanno raggiunto la quota 2,15 miliardi, circa il 16% in più rispetto all’anno precedente. Stando ai dati forniti dall’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection, invece, nel 2024 il Paese ha investito ben 2,48 miliardi di euro, con un’ulteriore crescita del 15%.  

Si parla, insomma, di cifre astronomiche che, nonostante tutto, ancora non bastano per garantire una solida sicurezza al Paese per contrastare gli attacchi informatici. Questo vale soprattutto se si pensa che le minacce informatiche che colpiscono lo stivale crescono in maniera preoccupante, lanciando l’Italia al quinto posto tra i paesi che subiscono più attacchi hacker. 

 

I principali fattori di rischio 

Secondo gli esperti di Cybersecurity in Italia, tra i principali fattori di rischio in Italia nel 2024 ci sono: 

  • Disattenzione e imprudenza umana 
  • Obsolescenza delle infrastrutture digitali
  • Attacchi malevoli da parte di cybercriminali 
  • Dipendenza da parti terze non IT 
  • Eterogeneità della struttura IT 

Peraltro con l’avvento e sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, gli attacchi potrebbero presto subire una pericolosa intensificazione su scala sempre più ampia. Proprio per questo motivo è fondamentale educare tutti i cittadini alla sicurezza informatica, specialmente gli utenti che appartengono a fasce d’età particolarmente vulnerabili.  

A ciò si aggiunge quel fenomeno chiamato “digital divide”, il quale in Italia rappresenta ancora un problema che necessita di interventi mirati. Si tratta, in parole povere, del fenomeno che indica il non accesso alla rete di internet da parte della popolazione, o l’accesso al web attraverso connessioni deboli e limitate. 

 

La direzione è quella giusta 

A partire dal 2021 l’Italia ha compiuto importanti passi in avanti per rafforzare il proprio scudo cibernetico. C’è sicuramente ancora molto da fare, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta. La scarsa cultura della sicurezza informatica rappresenta ancora un problema, così come la carenza di professionisti del settore nei punti chiave delle aziende italiane. 

Considerando le crescenti sfide che il cyberspazio mette di fronte al mondo intero, occorre aumentare gli investimenti, formare nuovi professionisti e diffondere al massimo la cultura digitale della protezione e della privacy. Ecco, ad esempio, alcune azioni che è sempre utile tenere a mente quando si naviga online:

  • Utilizzare una VPN e accertarsi di stabilire connessioni sicure 
  • Attivare l’autenticazione a 2 fattori 
  • Scegliere password complesse e uniche per ciascun sito 
  • Attenzione alle e-mail e ai link sospetti (phishing).