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“L’UE accompagni le imprese nella transizione ambientale, no a forzature ideologiche”

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“L’UE accompagni le imprese nella transizione ambientale, no a forzature ideologiche”
Trabucchi, Paglierani e Passini

“Le imprese cooperative chiedono di essere accompagnate dalle Istituzioni europee nella transizione ambientale, senza scorciatoie e forzature ideologiche che rischiano solamente di mettere fuori mercato le nostre attività penalizzando e ridimensionando intere filiere produttive e in assenza di reali benefici per il Pianeta”. Questo il messaggio lanciato dal presidente di Confcooperative Lavoro e Servizi Emilia Romagna Alessio Passini in occasione dell’iniziativa “Le imprese e la transizione ambientale. L’evoluzione del diritto ambientale tra norme comunitarie e nazionali” promossa dalla Federazione nazionale e tenutasi ieri a Bruxelles nella sede del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) alla presenza, tra gli altri, dell’ambasciatore d’Italia presso il Regno del Belgio Federica Favi e del presidente nazionale di Confcooperative Lavoro e Servizi Massimo Stronati, con l’intervento in videocollegamento del viceministro delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini, del presidente di Confcooperative Maurizio Gardini e la partecipazione di diversi dirigenti e tecnici delle Direzioni Generali della Commissione Europea.

“La transizione ambientale – ha aggiunto Passini, che guida la Federazione regionale delle cooperative attive nei settori industria, costruzioni, pulizie e multiservizi, ristorazione, trasporti e logistica, servizi professionali – richiede un grande investimento nella formazione e nelle competenze, perché ciò che manca alle nostre imprese oggi sono quei profili professionali necessari per intraprendere iniziative di riduzione dell’impatto dei processi produttivi e di erogazione dei servizi, che passano anche dall’innovazione tecnologica e dalla digitalizzazione. L’impresa cooperativa coniuga la competitività sui mercati con la mutualità e la solidarietà, in piena sintonia con il modello di economia sociale che l’Unione Europea intende promuovere. Rappresentiamo la vera economia sociale che non può essere messa in discussione da quelle realtà che non sono imprese e rischiano di generare concorrenza sleale a chi invece crea lavoro ed è impegnato per farlo in maniera sempre più sostenibile. Per questo abbiamo ribadito la richiesta di maggiore attenzione nell’erogazione dei fondi europei alle imprese, affinché siano davvero destinati a queste realtà”.

Alessio Passini – che è anche presidente Saca di Bologna – è poi intervenuto in qualità di coordinatore trasporti per Confcooperative Lavoro e Servizi, sottolineando l’importanza di un maggiore allineamento tra le norme italiane ed europee del settore, maggiori incentivi e sostegni per l’accesso alla mobilità sostenibile e la necessità di fare fronte agli aumenti dei costi.

Spazio anche alle parole di Mirella Paglierani (presidente Gemos di Faenza) in qualità di coordinatrice ristorazione collettiva per la Federazione nazionale, che ha acceso i riflettori sulla proposta di Regolamento Europeo sugli imballaggi che rischia di penalizzare fortemente il settore. “Riteniamo che il riuso di contenitori per cibo e bevande voluto dalla proposta di Regolamento metta a repentaglio la sicurezza alimentare e non generi adeguati benefici ambientali, sui quali chiediamo di conoscere se è stata realizzata una approfondita valutazione di impatto” ha detto Paglierani, avanzando richieste di deroga per il confezionamento di diete speciali che devono evitare qualsiasi tipo di contaminazione e per la collettività servita con materiali a perdere come nel caso di aziende e consegne domiciliari.

Infine Massimo Trabucchi (vicepresidente CEA di Bologna) ha posto l’attenzione sul comparto delle costruzioni, sottolineando l’impegno nella transizione ecologica “fino adesso rimasto tutto a carico delle aziende” e chiedendo “sostegno anche per le imprese più grandi e strutturate, che spesso rischiano di rimanere escluse dalla erogazione di fondi”. “Occorre – ha aggiunto Trabucchi – che gli oneri ambientali siano quantificati e remunerati adeguatamente dalle stazioni appaltanti, per consentire alle imprese la capacità economica necessaria per migliorare i processi produttivi e le attrezzature nell’ottica di una migliore impronta ecologica”.