Cala il reddito dei dipendenti modenesi a causa della pandemia. Nel 2019 era di circa 23.400, nel 2020 ha segnato una flessione dello 0,92%.
In Emilia-Romagna, dove in media il reddito è calato di 332 euro, solo Rimini ha subito una riduzione maggiore di Modena (-1,31%).
I dati si riferiscono ai redditi medi denunciati dai contribuenti ai fini Irpef, dai quali risulta peraltro che i lavoratori autonomi hanno perso circa 5 mila euro a testa, mentre i pensionati hanno registrato addirittura una crescita del reddito disponibile.
«Non ci sorprende che i continui stop imposti due anni fa dalle restrizioni legate al Covid abbiano colpito soprattutto autonomi e dipendenti privati – commenta la segretaria generale della Cisl Emilia Centrale Rosamaria Papaleo – I cedolini di dipendenti pubblici e pensionati, invece, non hanno subito contraccolpi, in quanto più protetti dalle crisi economiche.
Purtroppo il vero peggioramento si verificherà quest’anno, perché il ritorno dell’inflazione, unito ai rincari energetici e dei carburanti, sta impattando pesantemente sui redditi dei modenesi, lavoratori pubblici e pensionati compresi.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha indicato alle parti sociali l’obiettivo di un patto sociale. È una strada – ricorda Papaleo – auspicata da tempo dalla Cisl per generare e redistribuire la crescita, tenendo insieme sviluppo, produttività e incremento dei redditi. Draghi non ha chiesto di moderare i salari, lo avesse fatto saremmo stati i primi a dire no.
La questione salariale – sottolinea la sindacalista Cisl – non è solo un problema sociale rilevante: è un nodo cruciale macroeconomico. La sfida è rilanciare da subito le retribuzioni reali senza automatismi che innescherebbero una rincorsa con i prezzi o salari minimi legali che porterebbero fuori dalle tutele molti lavoratori.
Ciò che serve – conclude Rosamaria Papaleo, segreteria generale della Cisl Emilia Centrale – è una politica dei redditi e una sempre più capillare contrattazione aziendale e territoriale».