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DATA LAB: la formazione sui Big Data per tutti i neolaureati dell’Emilia-Romagna con percorsi modulari, flessibili e gratuiti

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DATA LAB: la formazione sui Big Data per tutti i neolaureati dell’Emilia-Romagna con percorsi modulari, flessibili e gratuitiData Lab è un progetto rivolto a tutti i neolaureati dell’Emilia-Romagna per formarsi sui fronti più avanzati dello sviluppo delle imprese della regione, dall’innovazione tecnologica alla digitalizzazione dell’informazione e dei dati.
Possono iscriversi gratuitamente ai nove percorsi finanziati dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo Sociale Europeo i giovani residenti che si sono laureati da non oltre 24 mesi in qualsiasi area disciplinare, umanistica, economico-giuridica, scientifica.

«Sui Big Data si gioca il futuro del lavoro – dichiara il Vice Presidente di Confindustria EmiliaRomagna Corrado Beldì – e le nostre imprese hanno bisogno di conoscerne le potenzialità per competere su scala globale. Con Data Lab vogliamo offrire ai giovani laureati le competenze innovative per trovare le migliori opportunità di lavoro».

Alle prime due edizioni hanno partecipato circa 1400 neolaureati che hanno terminato con
successo i percorsi formativi. La terza edizione permetterà di formare sino a 800 giovani che, grazie all’architettura modulare e flessibile del progetto, potranno iscriversi ad uno o più temi e percorsi formativi scegliendo i più idonei al proprio profilo, sino ad un massimo di 480 ore di formazione.
Per partecipare ai corsi, in partenza con varie edizioni in tutto il territorio regionale da ottobre 2021 sino a dicembre 2022, occorre registrarsi nella sezione dedicata del sito www.bigdatalab.it/3edizione.
Il progetto “Anticipare la crescita con le nuove competenze sui Big Data” è attuato e gestito in partnership da Formindustria Emilia-Romagna (capofila del progetto), Assoform Romagna, CIS, Cisita Parma, Fondazione Aldini Valeriani, For.p.in, Ifoa, Nuova Cerform, Nuova Didactica, Il Sestante Romagna, Reiss Romoli, UniMoRe, Alma Mater Studiorum di Bologna, Università degli Studi di Ferrara, Università di Parma, Politecnico di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, con la collaborazione di importanti aziende ed enti del territorio, contribuendo a rafforzare l’integrazione auspicata e promossa dalle politiche regionali nel “Patto per il Lavoro e per il Clima” e nella “Data Valley Bene Comune”.

«I Big Data – sottolinea Elisabetta Zini, amministratore delegato di Formindustria, espressione del sistema Confindustria dell’Emilia-Romagna − veicolano investimenti importanti da parte delle aziende della regione, con intensità diverse a seconda delle caratterizzazioni locali. Le imprese hanno bisogno delle nuove competenze offerte da Data Lab, che vuole strutturare, qualificare e aggiornare le conoscenze già possedute e acquisite dai giovani attraverso differenti percorsi individuali, educativi, formativi e professionali, per ricondurle alla domanda del sistema produttivo e anticipare le traiettorie di innovazione e sviluppo. La collaborazione con gli Atenei della regione e con i loro Dipartimenti specialistici di Informatica, in coerenza con l’ecosistema regionale per l’innovazione, consente di esprimere le migliori competenze e diffondere conoscenze nell’uso dei Big Data per rispondere alla complessità crescente derivata dall’evoluzione tecnologica».

Umberto Lonardoni, direttore generale di Ifoa, aggiunge: «Se l’Emilia-Romagna vuole diventare la Data Valley italiana ed europea non ha bisogno solo di investimenti in super calcolatori, ma soprattutto deve saper contare su quelle competenze che sono necessarie oltre che per elaborare i dati, anche per comprenderli, rappresentarli e utilizzarli come base delle decisioni. Ancora prima di abilità tecniche è necessaria una cultura del dato e dell’informazione volta a costruire un pensiero critico che permetta di affrontare la complessità della realtà che ci circonda. Per questo bisogna puntare su una formazione diffusa su tutti i laureati dei più svariati percorsi accademici emiliano-romagnoli ma non solo. Dobbiamo poter attrarre competenze da altri territori per diventare realmente protagonisti della trasformazione digitale che ci aspetta e che è in parte già in atto».