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Unimore e l’azienda Dinazzano Po insieme per un progetto di scalo merci eco-sostenibile

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Unimore e l’azienda Dinazzano Po insieme per un progetto di scalo merci eco-sostenibileÈ nata da pochi giorni una nuova collaborazione nell’ambito della ricerca green, per ridurre l’impatto delle emissioni dei mezzi ferroviari impiegati nella movimentazione ed il trasporto delle merci. La partnership vede coinvolti il Centro interdipartimentale En&Tech dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e la Dinazzano Po SpA, azienda ferroviaria di logistica e trasporto merci del Gruppo Tper, che gestisce lo scalo di Dinazzano, sito nel comune di Casalgrande (Reggio Emilia).

L’accordo, che avrà la durata iniziale di un anno, prevede in particolare l’analisi, lo studio e le possibili soluzioni di repowering delle motrici diesel oggi utilizzate ed è inserito nell’ambito delle iniziative intraprese dalla società di gestione per riqualificare in ottica green lo scalo di Dinazzano.

Grazie al contributo del gruppo di lavoro che, all’interno di En&Tech (appartenente alla Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia Romagna) si occupa di sistemi energetici alternativi e di valorizzazione termica dei bio-combustibili,  è stato possibile avviare un percorso di indagine volto alla quantificazione dei vantaggi ecologici ed economici derivanti dalla riqualificazione complessiva del parco circolante all’interno dello scalo, con particolare riferimento al repowering di motrici, macchinari di manovra e mezzi di trasporto diesel oggi utilizzati.

Lo scenario d’analisi, inoltre, andrà a coinvolgere anche tutte le tratte regionali oggi servite dalle motrici diesel della Dinazzano Po per il trasporto merci, fornendo un quadro complessivo dei vantaggi ottenibili anche su media scala

Nell’intento del Prof. Massimo Milani, coordinatore del gruppo di ricerca coinvolto, “questa collaborazione di ricerca fornisce l’opportunità di pesare quanto le motrici ferroviarie non elettriche influiscano sull’impatto ambientale di uno scalo logistico così importante, soprattutto in termini di emissioni climalteranti complessive, e di verificare la fattibilità di un repowering indirizzato all’utilizzo di fonti energetiche alternative e rinnovabili.”

Nelle parole di Gino Maioli, presidente di Dinazzano Po SpA, il senso dell’impegno che ha portato alla decisione di dotarsi uno studio qualificato: “Lo scalo ferroviario in questi anni ha visto una costante crescita dei traffici ferroviari e di pari passo una sempre maggiore attenzione da parte nostra alla riqualificazione dell’area. È in corso un lavoro di ripristino della qualità urbanistica dello stesso anche attraverso un continuo e collaborativo confronto con il Comune di Casalgrande. Nonostante il temporaneo calo dei traffici dovuto alla pandemia, così come abbiamo continuato nell’opera strategica di formazione del personale, ora vogliamo verificare tutte le possibili soluzioni (in previsione della futura elettrificazione della linea ferroviaria) che consentano una riduzione delle emissioni dovute al cosiddetto ultimo miglio ferroviario e stradale. Il primo passo è verificare lo stato dell’arte e su tale dato valutare poi i possibili interventi; per fare questo abbiamo stretto una collaborazione con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, a riconoscimento delle eccellenze presenti sul territorio emiliano-romagnolo. Questa iniziativa si colloca nella più complessiva strategia ambientale del gruppo Tper, fortemente impegnato nel perseguire la riduzione dell’impatto dei trasporti di passeggeri e di merci”.

Lo sviluppo del trasporto merci su rotaia è, infatti, tra i capisaldi fondamentali per contenere i problemi di inquinamento, di congestione del traffico e di incidentalità: i 7.800 treni all’anno gestiti da Dinazzano Po significano 106.000 tir in meno sulle strade dell’Emilia-Romagna, con tutte le conseguenze positive che ciò comporta.

Al termine dello studio, coordinato dal Prof. Milani, che vedrà il coinvolgimento di un gruppo di lavoro composto da due strutturati universitari, tre dottorandi di ricerca e cinque giovani ricercatori, saranno resi noti i risultati della ricerca.