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L’alleanza tra Clinica e Scienza Molecolare nella ricerca del COVID19

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L’alleanza tra Clinica e Scienza Molecolare nella ricerca del COVID19L’alleanza strategica tra Clinica e Scienza molecolare tramite il test rapido di diagnosi del SARS-CoV-2 è al centro dell’articolo pubblicato sul numero 21 del 2020 di International Journal of Molecular Science, rivista ad accesso aperto, sottoposta a revisione paritaria, che vede tra gli autori anche la prof.ssa Maria Grazia Modena di UNIMORE, Dipartimento Chirurgico, Medico, Odontoiatrico e di Scienze Morfologiche con Interesse Trapiantologico, Oncologico e di Medicina Rigenerativa, diretto dal prof. Ugo Consolo. Scopo dell’articolo, che riunisce 26 ricercatori da tutta Italia, è stato valutare l’efficacia dei test-rapidi, tramite la richiesta di dati dai diversi centri italiani impegnati nella lotta al virus. A una prima analisi, che andrà confermata al termine dell’analisi dei dati, questi sembrano dimostrare una maggiore efficacia dei test che si basano sugli anticorpi IgM o IgG virali effettuati tramite il test immunocromatografico a base di oro-colloidale (IGC), rispetto al test RT-PCR in tempo reale.

Il test di riferimento più valido rimane il tampone, ovvero il prelievo naso-faringeo diretto (con rischio anche per gli operatori) che viene esaminato con metodo RT-PCR per SARS-CoV-2. La RT-PCR è un metodo nucleare che rileva la presenza di materiale genetico di qualsiasi elemento patogeno, compresi i virus. RT-PCR per reazione a catena della polimerasi (PCR) simultaneamente amplifica e quantifica il materiale genetico del virus, in tempo reale (RT). Tra i test rapidi, quello immunocromatografico a base di oro-colloidale (IGC) è d’uso in molte patologie: si tratta di una striscia all’oro colloidale che sul sangue fornisce in 20 minuti la positività o meno dell’agente per cui è stato predisposto il dosaggio anticorpale. Viene utilizzato per diagnosi di AIDS, Clostridio, epatite C. Le IGM sono in pratica la risposta precoce (entro 7 gg) da un’infezione, le IgG le tardive (dal 14esimo giorno in poi).

“Disporre di un test rapido efficace è fondamentale per diagnosi precoce del coronavirus – ha ricordato la prof.ssa Maria Grazia Modena, che è responsabile anche del Programma Assistenziale Scompenso Cardiaco, cardiopatie dell’Infanzia e persone a rischio (PASCIA) dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena – e rimane un problema importante, poiché una corretta strategia di screening può migliorare la progettazione e l’implementazione di modelli di salute pubblica. Per questo motivo, l’OMS ha promosso lo sviluppo di nuove strategie per standardizzare la diagnosi di COVID-19 a fini epidemiologici. Solo di recente è emersa l’idea di produrre test decentralizzati point-of-care (POC) di facile utilizzo e poi di distribuirli ampiamente. Il nostro scopo è valutare l’efficacia dei test rapidi Covid-19 in contesti di vita reale proponendo un approccio che tenga conto dei diversi scenari”.

Lo studio consiste in un protocollo di ricerca pubblicato su “Clinical trial.gov” che sta partendo ora in molti centri che hanno scelto di aderire in seguito alla pubblicazione, con lo specifico end-point di creare un’alleanza fra Strutture ospedaliere e universitarie e centri periferici per convalidare un metodo rapido atto ad essere utilizzato in caso di nuova pandemia.

“Il risultato della nostra analisi – aggiunge la prof.ssa Modena – è che risulta più efficacie dal punto di vista della rapidità ed efficacia, l’approccio di rilevamento rapido mirato agli anticorpi IgM o IgG virali, con il test immunocromatografico a base di oro colloidale (ICG), rispetto al test RT-PCR in tempo reale. Il Test andrà applicato in diversi scenari (A) screening di un’intera popolazione per ragioni epidemiologiche; (B) screening di una popolazione ad alto rischio; (C) screening a stretto contatto per diagnosi, follow-up e monitoraggio dei casi; (D) diagnosi e follow-up nei pazienti sintomatici. In tutti gli scenari dei casi, il test rapido può fornire informazioni relative alla possibile immunità acquisita al coronavirus”. A inizio 2021 verrà pubblicato l’andamento dello studio che sarà messo a disposizione di tutti.

“Io mi sono occupata di concettualizzare l’analisi dei dati – ha concluso la prof. Modena – basandomi anche sull’esperienza epidemiologica maturata nella gestione dei pazienti PASCIA che si basa su stretti rapporti con e mirata ai rapporti con i Medici di Medicina Generale. Il periodo COVID e ora post COVID, ha dimostrato la necessità di una vera telemedicina, nel nostro caso telecardiologia, e la necessità anche di laboratori, e test, decentralizzati e pertanto anche sul territorio, per decongestionare l’ospedale da ricoveri inappropriati, ridurre l’esposizione degli operatori sanitari a rischio di infezione e supportare i Medici di Famiglia”.