“Dobbiamo riconsegnare al più presto ai più piccoli gli spazi e la socialità che questa emergenza sanitaria ha sottratto. I bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze e con essi i genitori, il mondo educativo e didattico, sono stati i grandi assenti di questa fase 2.
Se n’è accorta anche la Regione Emilia-Romagna, che ha voluto recuperare a questa grave dimenticanza schiacciando il piede sull’acceleratore, arrivando a stilare un protocollo senza tenere conto delle indicazioni suggerite dalle parti sociali, al contrario di quanto è sempre stato fatto.
Gli incontri svolti con la vice presidente Elly Schlein, infatti, si sono rivelati nulla più di una semplice comunicazione a testo già definito. Il risultato è lampante: gli standard elevati di qualità e sicurezza raggiunti con gli altri protocolli siglati in questi giorni, qui sono del tutto assenti. Ed è grave pensare che tale attenzione non ci sia stata per la ripartenza della vita sociale dei bambini.
Riteniamo inaccettabili diversi punti presenti nel protocollo, a partire dalla individuazione del personale. Per effetto della chiusura e sospensione delle attività educative e scolastiche abbiamo in questa regione oltre 26 mila persone in ammortizzatore sociale (che peraltro terminerà a fine mese). Personale altamente qualificato, con titoli precisi ed esperienza maturata sul campo: ciò che servirebbe a bambini ed adolescenti che necessitano di supporto qualificato per affrontare e superare i traumi di questi mesi. È incredibile che la risposta della vice presidente Schein sia invece il ricorso a personale senza conoscenze specifiche, con l’aggiunta di volontari anche minorenni.
Registriamo, con forte preoccupazione, risposte negative anche sulla sicurezza. Garanzie sui dispositivi di protezione adeguati, semplice misurazione della temperatura in ingresso: misure importanti a basso costo, già previste in altri protocolli, utili a garantire lavoratori, bambini e ragazzi, genitori. Il rifiuto ad inserirle nelle linee guida risulta inspiegabile, così come il rifiuto a precedere con test sierologici, misura impegnativa ma gestibile da un punto di vista organizzativo.
Sappiamo, per esperienza, che i centri estivi sono un grande universo, dove si potrebbero trovare offerte di grandissima qualità ma dobbiamo evitare gestioni superficiali e forme di lavoro non contrattualmente garantite. Ecco perché, mai come quest’anno, servivano indicazioni chiare, precise, non eludibili. Al contrario, le linee guida adottate sono deludenti, insufficienti e non adeguate all’emergenza sanitaria che abbiamo dovuto affrontare. Sul tema dell’infanzia e adolescenza ci saremmo aspettati altro da questa Regione. Con grande amarezza, ne prendiamo atto. Noi non ci arrendiamo di certo. Ripartire presto, e bene, è possibile: lo dobbiamo ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze, così come alle lavoratrici e lavoratori da mesi in grande difficoltà.
Apriremo confronti a tutti i livelli sul tema dei centri estivi, come abbiamo già iniziato a fare anche sui singoli territori e nei Comuni per chiedere rispetto del lavoro, della salute e sicurezza di tutti con l’obiettivo di garantire maggiore sicurezza e qualità per tutti rispetto a quanto previsto dalle linee guida regionali. Per la Regione è una grande occasione mancata”.
(CGIL, FP CGIL e FLC CGIL Emilia-Romagna)