Sono oltre 9mila (9.196) i volontari emiliano-romagnoli di Protezione civile che hanno prestato la loro opera nella Fase 1 dell’emergenza Coronavirus. Una risposta corale delle associazioni locali mobilitate dall’Agenzia regionale di Protezione civile e delle sezioni locali di associazioni nazionali attivate dal Dipartimento nazionale, che hanno sostenuto il servizio sanitario regionale e gli enti territoriali per garantire i servizi essenziali in tutto il delicato periodo di massima diffusione del virus.
Nei primi venti giorni hanno effettuato il monitoraggio della temperatura dei viaggiatori in arrivo o transito presso gli aeroporti di Bologna, Parma e Rimini, nonché agli autotrasportatori in ingresso e uscita dal porto di Ravenna, a supporto della Prefettura.
E poi tra le tante attività svolte, hanno aiutato la sanità regionale con l’allestimento dei numerosi punti pre-triage, da Piacenza a Rimini, presso gli ospedali, le cliniche, le carceri, le caserme e le stazioni ferroviarie.
Inoltre, hanno assicurato il trasporto dei pazienti, dei referti, dei campioni biologici e delle attrezzature sanitarie laddove c’era bisogno e hanno accolto i medici e i volontari della task force del Dipartimento nazionale di Protezione civile aiutandoli ad arrivare velocemente negli ospedali loro assegnati.
Grazie a loro sono state allestite rapidamente le strutture dedicate alla quarantena delle persone che non potevano, per ragioni di sicurezza, farla nella propria casa.
Hanno distribuito in tutta la regione milioni di mascherine, tute e altri dispositivi di protezione individuale arrivati dal Dipartimento nazionale di Protezione civile o da donazioni e hanno garantito la sanificazione delle ambulanze e dei mezzi di trasporto della sanità e della Protezione civile.
Infine, hanno aiutato i cittadini più fragili consegnando a casa i farmaci o la spesa.
“Grazie davvero di cuore a tutte le donne e gli uomini che in questi due mesi abbondanti si sono prodigati per far fronte, con grande professionalità e senso di responsabilità, a una situazione inedita e dirompente per la nostra regione- afferma l’assessore regionale alla Protezione civile, Irene Priolo-. Questa emergenza ha messo in risalto ancora una volta la capacità di fare squadra dell’Emilia-Romagna anche attraverso la stretta e proficua collaborazione con le amministrazioni comunali”.
In particolare, dal 2 aprile scorso, gli alpini dell’associazione ANA-RER (Alpini Emilia-Romagna) sono stati impegnati anche nel presidio dell’ospedale da campo realizzato dalla loro Associazione nazionale all’interno dei padiglioni della Fiera di Bergamo, una delle città più drammaticamente colpite dal Covid, e tra il 18 e il 25 aprile hanno assicurato la presenza di 32 operatori per la gestione completa del campo soccorritori con funzioni di logistica (trasporto mezzi e materiali, sorveglianza dei varchi, gestione della cucina e della mensa).
I volontari impegnati durante il lockdown
Oltre 5mila (5.236) volontari attivati nel corso della Fase 1 dell’emergenza provengono da associazioni di volontariato locali e sono stati chiamati in servizio dall’Agenzia regionale di Protezione civile a partire dal 23 febbraio scorso.
Poco meno di 4mila (3.960) volontari fanno parte di sezioni locali di associazioni nazionali, mobilitate direttamente dal Dipartimento nazionale della Protezione civile, già a partire dal 3 febbraio. Si tratta di CRI-RER (Croce Rossa Italiana – Emilia-Romagna) con 2.498 volontari; ANPAs-RER (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze – Emilia-Romagna) con 1.016 volontari; ANA-RER (Associazione Nazionale Alpini – Emilia-Romagna) con 296 volontari; Misericordie (Emilia-Romagna) 123 volontari; e CISOM-Emilia-Romagna (Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta) con 27 volontari.