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Coronavirus: l’epidemia in provincia di Modena a due mesi dal primo caso confermato

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Siamo entrati da alcuni giorni in una fase nuova dell’epidemia, contrassegnata da un calo dei casi positivi e da un numero di tamponi negativi sensibilmente superiore al numero dei nuovi casi. Ieri, giovedì 23 aprile, in particolare, si è registrato un record di tamponi refertati, 766 – il numero più alto di sempre –, con 63 risultati positivi e solo 18 nuovi casi (gli altri erano ricontrolli); è possibile affermare, più in generale, che ad oggi sulla nostra provincia si analizzano circa 500 tamponi al giorno con nuovi casi che da alcuni giorni rimangono sotto i 30.

La diminuzione delle positività è legata non solo all’impatto delle misure di prevenzione e contenimento previste a livello nazionale, ma anche dall’evoluzione delle condizioni cliniche dei pazienti, che stanno progressivamente migliorando fino alla completa guarigione (identificata dal doppio tampone negativo).

 

Ricoveri

L’andamento dei dati relativi alle persone presenti all’interno degli ospedali della rete modenese (Ospedali AUSL, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria e Ospedale di Sassuolo) conferma il calo progressivo degli ultimi giorni (figura 1). Come si può notare, il picco è stato raggiunto nella settimana tra il 24 marzo e il 1 aprile – erano presenti più di 500 pazienti covid positivi di cui circa 100 in terapia intensiva – mentre i dati attuali riportano valori tipici della fase decrescente.

Un dato importante è quello dei volumi di ammissione e dimissione descritti dalle curve di figura 2. Le curve di ammissione (arancione) e di dimissione (verde) evidenziano nelle prime tra settimane di marzo un forte sbilanciamento a favore degli ammessi. L’andamento si inverte nel periodo 28-30 marzo quando il numero di dimessi ha iniziato a superare il numero delle ammissioni.

Canali di contagio

Rispetto ai canali di contagio dei nuovi casi degli ultimi giorni nella provincia di Modena, la maggior parte dei positivi (43,3%) è concentrata tra i contatti stretti di persone già ammalate.

Diventa importante dunque, in questa nuova fase, assicurarsi che l’isolamento sia effettuato correttamente, a protezione dei famigliari, seguendo le prescrizioni della Sanità pubblica sulle procedure da seguire oppure ricorrendo all’accoglienza presso gli hotel che l’AUSL metta a disposizione per coloro che non riescono ad effettuarlo presso la propria abitazione.

 

Esiti della malattia

Nella figura 3 è possibile rilevare la distribuzione dei casi in funzione degli esiti della malattia che sono suddivisi in malattia in corso (nei regimi di trattamento ospedaliero e domiciliare), guarigione o decesso. Si può notare come da inizio aprile aumenti progressivamente la quota parte dei guariti.

L’andamento giornaliero dei cittadini con malattia in corso (figura 4) evidenzia una graduale riduzione, dopo il picco registrato nei primi giorni di aprile, sia per quanto riguarda i ricoverati, con particolare riferimento ai pazienti in terapia intensiva, sia rispetto a coloro che trascorrono la malattia in isolamento sul territorio (persone mai ricoverate o persone uscite dall’ospedale per ultimare la quarantena presso il domicilio o in hotel).

Rispetto ai decessi (in figura 5 il rapporto con i guariti), l’età media (al 22 aprile) è 81 anni, per il 63% sono uomini e per il 37% donne. Il tasso di mortalità in provincia per 10.000 abitanti è del 5,1, vale a dire che si riscontrano 5 decessi ogni diecimila abitanti. Quanto ai guariti, sono alla data di ieri 1377 le persone guarite clinicamente di cui 953 quelle con doppio tampone negativo.

“In conclusione – osserva Alessandro Badiali (foto), membro del Gruppo di supporto emergenza covid della Direzione dell’Azienda USL di Modena – l’efficacia del distanziamento sociale imposto del Governo nazionale, dai governatori regionali e dalle amministrazioni locali, il controllo e la collaborazione delle Forze dell’Ordine, combinati alla maggior efficacia del trattamento terapeutico da parte dei clinici e a un potenziamento della presenza sul territorio grazie alla forte sinergia tra Medici di medicina generale, Unità speciali di continuità assistenziale e servizi di emergenza-urgenza ha permesso di reggere il picco pandemico avvenuto alla fine di marzo. Resta comunque ancora molto alta l’attenzione relativa ai possibili canali di contagio, ai trattamenti dei casi confermati e, infine, alla pianificazione di una seconda fase per la ripresa delle attività che mantenga in massima protezione la salute fisica, e psicologica, dei cittadini”.