Nelle campagne è scattato l’allarme siccità, in particolare nei comprensori cerealicoli dalle terre di Romagna al Ferrarese. Per l’assenza di piogge e le temperature oltre la media stagionale, soffre soprattutto il grano tenero e duro su circa 220.000 ettari di superficie regionale coltivata (in flessione del 4-5% sul 2019), poi il mais seminato da poco, il pisello da industria e alcune colture da seme. Le barbabietole da zucchero, i nuovi impianti frutticoli e viticoli, addirittura gli ulivi di Brisighella hanno bisogno d’acqua.
La campagna irrigua è partita in anticipo rispetto alle date previste dagli enti di bonifica, lungo il distretto idrografico del fiume Po – i Bacini interregionali del Reno, del Fissero-Tartaro-Canalbianco, del Conca-Marecchia e i bacini regionali Romagnoli -, e ora si guarda con attenzione al livello del fiume Po che a Pontelagoscuro segna -5,40 m, con il timore della risalita del cuneo salino che, in queste zone, metterebbe a rischio le colture. Allerta confermata pure nel vicino Polo idraulico Pilastresi che mostra quote in tendenziale calo, sempre più vicine alla soglia limite oltre la quale si rende necessaria l’attivazione degli impianti sussidiari per poter assicurare acqua ai terrenti coltivati. Nel frattempo, le risaie lombarde e piemontesi si accingono ad essere sommerse dall’acqua del Po tramite i suoi affluenti di sinistra, essenziali per le coltivazioni del principale areale risicolo del Paese.
Il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, rivolge il suo appello alla Regione chiedendo di attivare subito un tavolo che coinvolga il mondo agricolo e l’ANBI regionale, per presidiare e monitorare congiuntamente il tema delle acque, l’irrigazione e la siccità, in stretto raccordo con l’Autorità del distretto idrografico del fiume Po. «Adesso è importante la preziosa opera della cabina di regia nel gestire al meglio la risorsa e mantenere costante la portata del fiume», sottolinea.
Confagricoltura Emilia Romagna torna sul tema irrigazione e sicurezza idraulica perché fondamentali per la salvaguardia delle produzioni. «Bisogna ripartire da qui dopo l’emergenza Covid – osserva il presidente Bonvicini – sostenere gli agricoltori negli investimenti necessari e riprendere in mano non solo la questione del deflusso minimo vitale (DMV), ma anche i progetti già presentati, che prevedono la regimazione di fiumi e torrenti attraverso la realizzazione di traverse. Occorre riaprire il confronto sulla costruzione di grandi invasi in grado di garantire la captazione dell’acqua per poi renderla disponibile nei momenti critici. Questa tragedia ci ha ricordato l’importanza dell’autosufficienza alimentare. Il grano? Dobbiamo essere meno dipendenti dalle importazioni e produrne di più. E con l’innalzamento delle temperature stagionali, non possiamo più coltivarlo senza una garanzia di approvvigionamento della risorsa idrica».