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Meno forte l’incremento delle imprese straniere in Emilia-Romagna

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La crescita della base imprenditoriale estera in Emilia-Romagna rallenta. A fine 2019 le imprese attive straniere risultano 49.251 (il 12,3 per cento del totale) con un aumento in un anno di 1.152 unità, pari al +2,4 per cento.

E’ il dato più contenuto registrato dal 2013 riferito al quarto trimestre per le imprese a conduzione straniera, e si accompagna a una diminuzione leggermente più ampia delle imprese di nati in Italia (-1,2 per cento). E’ quanto emerge dall’analisi ed elaborazione dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio dell’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna.

Le imprese straniere diminuiscono solo in due regioni.

L’Emilia-Romagna è l’ottava regione per crescita e nelle altre regioni leader con cui si confronta la crescita delle imprese straniere è leggermente più rapida in Veneto (+2,7 per cento), mentre è ben più contenuta in Lombardia (+1,0 per cento), area dove però, le imprese non straniere tengono meglio (-0,4 per cento). A livello nazionale, la crescita delle imprese straniere (oltre 548 mila, pari al 10,7 per cento del totale) è minore (+1,9 per cento), ma la diminuzione delle altre imprese è più lenta (-0,5 per cento).

 

I settori di attività economica. La crescita delle imprese straniere si concentra sostanzialmente nel settore dei servizi, che con 741 imprese in più, mette a segno un + 3,0 per cento. Qui la tendenza è data dal rapido e ampio incremento nell’aggregato degli altri servizi diversi dal commercio (+649 imprese, +5,0 per cento), tuttavia anche le imprese del commercio registrano una leggera crescita (+92 imprese, +0,8 per cento), anche se è la più contenuta degli ultimi 7 anni. La crescita della base imprenditoriale estera dell’industria rallenta ulteriormente (+1,0 per cento, +53 unità), a fronte di una costante flessione delle imprese industriali non estere (-1,7 per cento). Riparte invece la crescita delle imprese straniere attive nelle costruzioni (+1,9 per cento, +329 unità), che risulta la più ampia degli ultimi 7 anni, in contro tendenza con le altre imprese del settore che diminuiscono dell’1,2 per cento. Infine, si conferma elevata la crescita in agricoltura (+3,8 per cento), mentre calano del 2,4 per cento le imprese agricole non straniere. Da sottolineare che l’agricoltura resta però un settore ancora marginale per le imprese estere.

Negli ultimi cinque anni, la quota delle imprese attive nei servizi è salita di 3,7 punti percentuali e quella delle attive in agricoltura, silvicoltura e pesca è salita di un decimo di punto, mentre si è ridotto il rilievo di tutti gli altri settori.

In particolare, la quota delle imprese delle costruzioni è scesa di 3,6 punti percentuali e quella delle imprese dell’industria in senso stretto di 2 decimi di punto.

 

La forma giuridica. La spinta alla crescita deriva dalle società di capitale (+679 unità, +13,7 per cento), sostenute dall’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata. Questa ha avuto, invece, effetti negativi sulla consistenza delle società di persone (-0,3 per cento).

Il secondo contributo all’aumento, viene dalla dinamica delle ditte individuali (+499 unità, +1,3 per cento). Invece, diminuiscono le cooperative e i consorzi (-1,7 per cento). Negli ultimi cinque anni, il rilievo delle società di capitale è salito di 4,5 punti percentuali.

La quota delle cooperative e consorzi è rimasta sostanzialmente invariata, mentre il peso delle ditte individuali si è ridotto di 3,5 punti percentuali e quello delle società di persone di 1,0 punto percentuale.