La Rsu della Angelo Po Grandi Cucine di Carpi, insieme ai sindacati Fim/Cisl e Fiom/Cgil di Carpi esprimono soddisfazione per l’esito del referendum fra i lavoratori svoltosi ieri, che, con 134 voti favorevoli, 7 contrari e un’astensione, ha approvato l’accordo che rinnova il contratto integrativo aziendale.
“Il principio di validità degli accordi solo se votato e approvato dalle lavoratrici e dai lavoratori è sancito nel testo. L’azienda metalmeccanica, leader mondiale nella produzione di cucine industriali, conta attualmente 197 dipendenti e 12 lavoratori in somministrazione.
Si tratta del primo contratto integrativo aziendale nella storica azienda metalmeccanica carpigiana, dopo la sua acquisizione nel 2016 da parte della multinazionale statunitense Marmon.
L’accordo, valido anche per lavoratrici e lavoratori in somministrazione, prevede un ulteriore avanzamento delle già consolidate relazioni industriali, in uno schema di confronto che impegna le parti ad affrontare tutti gli argomenti che incidono sulle evoluzioni aziendali e sulle condizioni di lavoro, dal piano industriale alle assunzioni, dalla salute e sicurezza alla formazione ed alla professionalità, dall’organizzazione del lavoro fino agli orari di lavoro, per monitorare e garantire le riduzioni previste dalle norme contrattuali” spiegano Fiom/Cgil e Fim/Cisl.
“Per restare sulla parte normativa, alla Angelo Po, anche grazie ad una forte e costante azione della Rsu, il contratto a tempo indeterminato rappresenta realmente il contratto di riferimento.
I contratti a termine ed in somministrazione hanno storicamente portato all’assunzione a tempo indeterminato.
L’accordo inoltre, ripristina una parte delle tutele sui licenziamenti illegittimi abolite dal Jobs Act.
La parte salariale prevede che, dal 1° gennaio 2020, entreranno a far parte della paga mensile 125 euro derivanti dal consolidamento di 1.500 euro del precedente Premio di Risultato, mentre per il nuovo Premio di Risultato, che misurerà incrementi di efficienza e qualità aziendali, l’erogazione annua potrà raggiungere i 1.900 euro.
Il nuovo PdR ha una struttura che, prendendo a riferimento i valori raggiunti nel 2018, ovvero, al netto dei miglioramenti, elargirà, a regime, un valore aggiuntivo pari a 500 euro annui al 4° livello, che si traducono in un montante salariale aggiuntivo di 1.500 euro nella vigenza contrattuale.
Sono state innalzate le maggiorazioni per il lavoro a turni e le ore aggiuntive per i part-time saranno retribuite come ore straordinarie.
Per le lavoratrici e i lavoratori in somministrazione, si prevede il 3° livello minimo dopo 6 mesi dall’assunzione e per chi opera sulle linee di montaggio, il 3° livello dopo 6 mesi e 4° livello dopo ulteriori 12 mesi.
Pur non essendo previste operazioni di appalto delle attuali attività, una norma specifica prevede fin da ora, che nella sua eventualità, il tema sarà affrontato attraverso un confronto preventivo nel rispetto dei contratti di applicazione e dei patti sottoscritti in Regione con le Parti sociali”, concludono Fiom/Cgil e Fim/Cisl.