“Tra i nostri scaffali le parole non sono mai scontate” è lo slogan che Librerie.coop ha scelto per accogliere autori e personaggi del mondo dello spettacolo all’interno dei centri commerciali, perché le pagine dei libri non perdono mai di valore, ovunque si trovino. Venerdì 11, alle 18.30, Enrico Galiano sarà ospite del corner dedicato ai “Libri scelti per Coop Alleanza 3.0”, dentro l’extracoop Grandemilia di Modena. Lo scrittore friulano, insegnante e creatore della webserie Cose da prof, presenterà il suo nuovo romanzo, Più forte di ogni addio (Garzanti) di fronte a studenti, insegnanti e lettori appassionati. A dialogare con lui sarà la libraia e youtuber Erica Sinacori, “Cori” per i suoi follower.
LA NOVITÀ IN LIBRERIA
Gestire il primo vero amore in età adolescenziale non è mai semplice, specie quando è il passato a legarci a nostra insaputa, nel bene e nel male. Il sentimento che stringe la giovanissima Nina a Michele in Più forte di ogni addio è la sorpresa di sentirsi a proprio agio, di riconoscersi complementari a vicenda. Un sentimento tanto coinvolgente quanto incancellabile, sebbene la prima difficoltà che i due protagonisti tutt’altro che sprovveduti si trovano ad affrontare è la disabilità di lui. Il diciottenne innamorato perso è un non vedente e a renderlo tale è stato un incidente. Ma dopo Eppure cadiamo felici (2017) e Tutta la vita che vuoi (2018) Galiano non si smentisce e fa subito emergere il carattere dei suoi personaggi, tanto che sarà lo stesso Michele a definirsi ‘cieco’ piuttosto che ‘non vedente’, oltre qualsiasi mezza misura, perché «non mi sento un non, mi sento un sì». L’incontro con Nina sul treno per andare a lezione è stato fortuito, secondo lui, una sorta di colpo di fulmine ad occhi chiusi durato solo dodici minuti. Ad averlo rapito è stato il profumo evocativo della ragazza, che lo ha riportato a momenti autentici del suo vissuto. E l’omaggio al genio di Suskind da parte di Galiano si manifesta chiaramente, in quanto fine fiutatore delle debolezze umane, dei lineamenti estremi. L’escamotage con cui l’autore sviluppa il punto di vista di entrambi è l’alternanza di capitoli nei panni dell’uno e dell’altra, al contempo, narrando rigorosamente in prima persona, nei quali Michele registra a voce alta le parole a lei mai dette, mentre Nina confida i dettagli della loro relazione a una sconosciuta, la tatuatrice Flo. D’altronde, si sa che aprirsi con chi non conosciamo è più semplice e a tratti curativo, perché ci allontana dal bagaglio emotivo e dal timore di essere giudicati.
Nina si considera una “bambina orchidea”, talmente sensibile da subire le sue stesse emozioni e quelle degli altri, vittima di un’empatia esasperata, quasi dannosa: la scomparsa del padre a causa di una grave malattia le ha sottratto l’unico riferimento che la spronasse a confrontarsi con la realtà, senza finire prigioniera né delle sue insicurezze né dell’apprensione materna. Se all’inizio l’amore rende ciechi i due ragazzi, tra la scoperta del piacere reciproco e della propria complessità, con il tempo li farà andare a fondo irrimediabilmente insieme, dentro e fuori, persino davanti ai cambiamenti sofferti e alle rispettive responsabilità. «Avete mai provato a dire addio a qualcuno? Io ho una teoria: che gli addii siano il momento più bello di una storia d’amore. Quello più pieno, più intenso, più tutto». Un addio, il punto che buca il foglio e chiude un periodo.