Nei giorni scorsi il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Reggio Emilia ha deferito, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Modena 6 persone (5 Italiani e un rumeno) a conclusione di un’articolata indagine partita nel gennaio 2018 a seguito di un accesso ispettivo presso un macello dell’Appennino Reggiano, e sviluppata col supporto dei colleghi del Comando Provinciale CC Reggio Emilia.
Due imprenditori del settore degli autotrasporti, uno italiano e l’altro straniero, titolari di ditte di autotrasporto con sede legale in provincia di Modena, ma operanti in tutto il territorio nazionale, seguiti nelle loro attività da una ex consulente del lavoro di origini sarde (già radiata dall’Ordine di appartenenza) con l’aiuto di soggetti terzi, quali prestanomi, avevano costituito 2 società cooperative di trasporti per eludere norme nazionali sui contratti di lavoro, nonché in materia previdenziale – assicurativa: l’attività ha permesso di stabilire che tali imprenditori, pur conservando la proprietà dei mezzi di trasporto, riuscivano ad impiegare centinaia di autisti, perlopiù dell’est Europa, in appalto con altre imprese del medesimo settore, ottenendo dall’ente previdenziale il documento unico di regolarità contributiva (DURC) sempre in regola, con il vantaggio di non avere formalmente in forza alcun lavoratore.
Il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Reggio Emilia ha dunque proceduto alla verifica di circa 400 posizioni lavorative, ad elevato sanzioni amministrative ed ammende per diverse decine di migliaia di euro, contestando alle imprese, ben collegate tra loro, il mancato rispetto dei requisiti per l’appalto genuino. Le imprese inoltre trattenevano illecitamente le quote dovute dai lavoratori a titolo previdenziale e fiscale per un importo complessivo di quasi mezzo milione di euro.
I carabinieri ispettori del lavoro hanno così accertato una evasione contributiva – previdenziale ai danni dello Stato (INPS) nel periodo gennaio 2014 – maggio 2018 di oltre 3 milioni di euro.
I reati contestati sono la truffa in concorso, l’esercizio abusivo della professione, la somministrazione fraudolenta, l’omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali sulle retribuzioni, la falsità e/o omissioni in registrazioni obbligatorie, nonché il ricorso ad appalti privi dei requisiti, somministrazione irregolare con dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti con conseguente indebita compensazione di crediti non spettanti.