Volantinaggio di protesta e sensibilizzazione dei clienti oggi pomeriggio davanti alla Metro Cash & Carry, dalle ore 15 alle 18 (via Virgilio, 51).
A promuovere l’iniziativa saranno i sindacati Filcams/Cgil e Uiltucs/Uil insieme ai delegati sindacali per portare l’attenzione su una trattativa, quella per il rinnovo del contratto integrativo-Cia del Gruppo, che rischia di arenarsi con la volontà dell’azienda di peggiorare le condizioni di lavoro.
I sindacati denunciano tre mesi di trattative, partite a dicembre 2018, che finora non hanno portato a nulla, anzi con vari tentativi di Metro di peggiorare condizioni di lavoro e retribuzioni per i circa 4.800 addetti dei 48 punti vendita italiani, di cui 75 addetti impiegati nel punto vendita modenese di via Virgilio.
“A ottobre scorso, Metro ha disdettato il Cia senza aspettare la scadenza naturale di fine dicembre, quando è stata presentata la piattaforma unitaria di Filcams/Cgil Fisascat/Cisl e Uiltucs/Uil per il rinnovo dei prossimi tre anni” spiegano i sindacati.
“Nei 7/8 incontri tenuti a Milano da dicembre a oggi – spiegano Cinzia Pinton Filcasm/Cgil e Lorenzo Tollari Uiltucs/Uil – ma non c’è mai stata la reale volontà di arrivare al rinnovo, tanto che i vari incontri erano sempre contingentati come orari e molto sbrigativi”.
“Nonostante l’impresa sia tornata a fare utili – aggiungono i sindacati – ha però chiuso diversi punti vendita sul territorio nazionale senza mai un confronto con i sindacati, anzi informandoli solo all’ultimo, al momento dell’apertura della procedura di mobilità”.
“Per questo in piattaforma abbiamo chiesto un preavviso di almeno 3 mesi in caso di chiusura o ristrutturazioni che comportano riduzioni di personale, ma l’azienda non dà risposte – spiegano Pinton e Tollari – Ad esempio, siamo molto preoccupati del futuro dei 64 lavoratori del punto Metro di Bolzano quando a giugno scadrà l’affitto e non si hanno notizie sul futuro”.
“Sul salario variabile, l’azienda se a parole dichiara di volere migliorare, di fatto intende ridurre il salario per obbiettivi da 1600 euro a 1200 euro annui.
Sull’organizzazione del lavoro, l’azienda propone attraverso il progetto Tempo un’organizzazione determinata da un algoritmo con aumento dei turni spezzati (che non sono mai stati presenti in Metro), aumento dei turni nei weekend (venerdì, sabato, domenica) e alleggerimento dei turni nei primi giorni della settimana. Apparentemente i lavoratori possono indicare volontariamente i turni in cui sono disponibili, ma se poi i turni non risultano tutti coperti, l’azienda si riserva di assegnargli unilateralmente per dare copertura a tutti. I sindacati chiedono invece che ci sia un’organizzazione contrattata con le Rsu a livello di punto vendita con orari continuati e garantendo sabati liberi a tutti i lavoratori, anche in considerazione dell’alto numero di part-time – a Modena circa il 40% – ricoperti prevalentemente da lavoratrici donne e con orari ben definiti”. I sindacati giudicano “irricevibile tale proposta per come formulata ed è stato chiesto di toglierlo dal tavolo di trattativa, ma l’azienda sembra orientata a procedere unilateralmente.
L’azienda chiede inoltre sia sui part time che sui full time un aumento delle ore lavorate, a parità di salario”.
Su salute e sicurezza – continuano Filcams/Cgil Fisascat/Cisl e Uiltucs/Uil – “l’azienda dichiara a parole di voler migliorare, ma di fatto continua a tagliare sugli strumenti di lavoro, come ad esempio la riduzione dei traspallet elettrici, e aumentare i carichi di lavoro, con il risultato di un aumento degli infortuni nella movimentazione merci, denunciati dai sindacati, ma senza risposta dell’azienda.
Sul welfare, la proposta aziendale appare vuota, con la disponibilità ad aumentare permessi e aspettative per motivi personali/familiari ma non retribuiti, mentre i sindacati chiedono un incremento del welfare con risorse dedicate dell’impresa.
Anche sul potenziamento dell’attività di delivery, i sindacati chiedono un confronto diretto volto all’implementazione delle risorse interne e non all’eventuale ricorso a cooperative in appalto.
I sindacati chiedono anche di poter contrattare territorialmente il mantenimento della media di 12 domeniche volontarie lavorate e la maggiorazione al 70% su cui però al momento non c’è disponibilità dell’azienda”.
“Le controproposte aziendali – concludono Filcams/Cgil Fisascat/Cisl e Uiltucs/Uil – stanno togliendo soldi e diritti ai lavoratori con la volontà di creare un’organizzazione del lavoro per loro penalizzante, nonostante i proclami sulla valorizzazione delle risorse umane e l’attenzione ai bisogni dei lavoratori.
In vista dei prossimi due incontri a Milano, lunedì 25 e martedì 26 marzo, i sindacati si aspettano che l’azienda riveda la posizione tenuta sinora nella trattativa, altrimenti si vedranno costretti a mettere in campo forme più incisive di mobilitazione, rispetto all’attuale stato di agitazione e al blocco straordinari e flessibilità”.