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Zignani (Uil ER): “Aumenta la Cig in regione, aprire i cantieri per far ripartire l’economia”

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Con un +12,2%, aumenta la cassa integrazione in Emilia Romagna. Nel giro di un mese dicembre 2018-gennaio 2019, la Cig passa da 736.954 ore a 826.800 ore. Il maggiore incremento si concentra sulla Cig ordinaria che da 406.947 ore sale a 467.351 ore (+14.8%), mentre la Cig straordinaria, con un +8,9%, va da 330.007 ore a 359.449 ore.

Un segno più, ma contenuto. Tanto da collocare l’Emilia Romagna nella parte bassa di un’ideale classifica (12esimo posto) ai cui vertici, tra le realtà in cui la Cig aumenta, c’è la Liguria (+613,1%) seguita da Valle d’Aosta (+530,2%), Bolzano (+310,9%), Trento (+105,7%).

A scattare la fotografia dell’andamento della Cig nel nostro Paese, è il Servizio Politiche attive e passive del lavoro della Uil.

Venendo all’Emilia Romagna, la Cassa diminuisce a Reggio Emilia (-93,1% da 329.537 a 22.748 ore) e a Forlì Cesena (-81,7% da 56.835 a 10.381 ore). S’impenna, invece, a Ferrara toccando quota +2.358,7% (da 6.931 a 170.413 ore). Con +208,3%, si piazza Ravenna (da 18.775 a 57.873 ore) seguita, con +101,1%, da Piacenza (da 46.824 a 94.179 ore).  Modena segna +92,6% (da 112.901 a 217.421 ore), mentre Rimini si attesta a +60,6% (da25.177 a 40.438 ore). Chiudono Bologna con +57,3% (da 126.398 a 198.860 ore) e Parma con +6,7% (da 13.576 a 14.487 ore).

 

«Queste percentuali – commenta il segretario generale Uil Emilia Romagna e Bologna, Giuliano Zignani – evidenziano, in particolare, come la variazione congiunturale e tendenziale della Cig ordinaria mostri un incremento. Ciò potrebbe essere conseguenza, in parte, della recessione tecnica in atto e in gran parte, della mancanza di investimenti necessari al rilancio dell’economia del Paese.

Su questo s’innesta il blocco delle infrastrutture in Emilia Romagna: uno stop che sta dando i primi segnali, molto preoccupanti. Perché se è vero, come è vero, che, grazie al Patto per il lavoro, l’Emilia Romagna ha un incremento della Cig contenuto, riuscendo al contempo a tenere sul fronte occupazionale, è innegabile come il mancato avvio delle grandi opere rischi di causare danni ancora più gravi. Ricordo che si tratta di opere già pronte a partire; con finanziamenti già stanziati.

L’Emilia Romagna, regione locomotiva dell’economia nazionale, tiene, ma i primi scricchiolii cominciano a farsi sentire. Nell’attesa dell’incontro a Roma per capire tempi e modi dell’avvio delle infrastrutture, forse sarebbe opportuno fare il punto delle situazione sul Patto per il lavoro così da introdurre eventuali strumenti nel caso in cui  la recessione tecnica dovesse farsi sentire in modo ancora più netto».