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Istituzioni, territori, imprese e sindacati, una sola voce per chiedere al Governo di sbloccare opere finanziate e autorizzate e far partire subito

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L’Emilia-Romagna non si ferma. E insieme – istituzioni, territori, sindacati e imprese – chiedono lo sblocco di infrastrutture fondamentali sia per il tessuto socioeconomico regionale sia per la viabilità di una area snodo cruciale per l’Italia intera. Opere finanziate e il cui iter autorizzativo è chiuso, compresa la valutazione di impatto ambientale, quindi già cantierabili, in un contesto di programmazione che guarda alla mobilità sostenibile. Infatti, il Piano infrastrutture strategiche della Regione prevede il ribaltamento di proporzioni negli investimenti previsti: quelli per le ferrovie passano da poco più del 29 a quasi il 50% e quelli per le strade dal 64 al 44%, con il costo delle opere precedentemente programmate che passa da 21 a 12 miliardi di euro e 500 ettari in meno di autostrade.

La richiesta di sblocco delle infrastrutture, a partire dal Passante autostradale di Bologna, dalla bretella Campogalliano-Sassuolo e dall’autostrada regionale Cispadana, è stata ribadita questa mattina nel corso della manifestazione pubblica indetta dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune e dalla Città Metropolitana di Bologna, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone che hanno riempito la Sala Maggiore del Palazzo della Costituzione, nel capoluogo regionale.

Incontro aperto dal sindaco del Comune e della Città Metropolitana di Bologna, Virginio Merola, e chiuso dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini. In mezzo gli interventi degli assessori regionale e comunale alle Infrastrutture e trasporti, Raffaele Donini e Irene Priolo. A prendere la parola sono poi stati i rappresentanti del mondo imprenditoriale e dei lavoratori: Enrico Postacchini(imprese del commercio e del turismo), Giovanni Savorani (imprese industriali); Giovanni Monti(imprese cooperative); Stefano Betti (costruttori edili); Eugenia Bergamaschi (imprese agricole); Giuliano Zignani (sindacati Cgil, Cisl e Uil); Giovanni Lusa (imprese manifatturiere); Dario Costantini (imprese artigiane).

Da tutti la richiesta a Governo e ministero delle Infrastrutture di permettere l’apertura dei cantieri.  E un primo risultato, la manifestazione l’ha già ottenuta. È infatti di ieri la lettera invito del ministro Danilo Toninelli al presidente Bonaccini, al sindaco Merola e alle associazioni imprenditoriali per un incontro a Roma il prossimo 20 marzo per un confronto sia sul Passante autostradale di Bologna, con le modifiche al progetto di cui più volte si è parlato sui mezzi di informazione nei mesi scorsi senza alcun coinvolgimento degli enti locali e della Conferenza territoriale dei servizi, nel frattempo sospesa dal ministero, sia su altre infrastrutture in Emilia-Romagna.

“Dall’Emilia-Romagna è arrivato oggi un messaggio molto forte e molto chiaro: non ci rassegniamo alla recessione e vogliamo realizzare quegli investimenti e quelle infrastrutture che soli possono sostenere il lavoro e la competitività delle sue imprese- ha detto Bonaccini-. Non è accettabile bloccare opere concordate, progettate e finanziate: in un Paese normale non si blocca tutto col cambio di un Governo né si stracciano i contratti sottoscritti. Non stiamo chiedendo altro che rispettare gli accordi siglati con lo Stato, senza chiedere un euro in più. Se pensano di colpire questo territorio per ragioni ideologiche o, peggio, per ragioni politiche, sappiano che pagheranno un prezzo molto caro, ma soprattutto lo faranno pagare al Paese. Se si ferma l’Emilia-Romagna si ferma l’Italia”.

Solo per le tre opere (Passante, Cispadana, Campogalliano-Sassuolo) sono a rischio oltre 2,5 miliardi di euro di investimenti. Risorse che, unite agli altri cantieri programmati nel biennio 2019-2020, fanno salire a 5 miliardi l’importo degli investimenti complessivi per le opere infrastrutturali in Emilia-Romagna. E dal 2015 ad oggi sono stati 3mila i posti di lavoro creati da cantieri per oltre 1 miliardo di euro. Numeri che spiegano da soli l’importanza per l’economia e lo sviluppo del territorio

“La scelta del Passante di Bologna è quella meno impattante per il nostro territorio e la più aperta a scommettere sulle priorità del trasporto pubblico- ha sottolineato Merola-. Decidere per oggi guardando al futuro, questo è quello che abbiamo fatto qui insieme. Sogno per l’Italia, tra i tanti diritti giustamente rivendicati, il diritto alla responsabilità”.

I cantieri in Emilia-Romagna

Nel biennio 2019-2020 è in programma l’avvio di cantieri per realizzare opere infrastrutturali viarieper 5 miliardi di euro. Alla creazione di nuove e più funzionali arterie stradali, lontane dai centri abitati, si affiancano gli interventi per le infrastrutture ferroviarie e del trasporto pubblico, con un piano industriale che stanzia 1 miliardo di euro per il rinnovo di treni e bus, e 255 milioni di euro per le infrastrutture digitali al servizio anche di una mobilità più efficiente e intelligente.

Il punto sull’iter di Passante, Campogalliano-Sassuolo e Cispadana

Il Passante di Bologna, la bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo e l’autostrada regionale Cispadana sono opere strategiche già progettate, autorizzate e finanziate con oltre 2,5 miliardi di investimenti.

Il Passante è fondamentale per rendere più scorrevole e sicuro il tratto di autostrada che attraversa il capoluogo e la tangenziale di Bologna. L’iter per la sua realizzazione è stato bloccato: la Conferenza dei servizi prevista nel settembre scorso è stata sospesa unilateralmente dal Governo. Contro tale decisione la Regione ha presentato un ricorso alla Corte costituzionale.

La Campogalliano-Sassuolo serve per dare ossigeno soprattutto alle imprese del distretto ceramico regionale. Il progetto esecutivo è stato inviato, nel dicembre scorso, dalla società di progetto AutoCS al ministero dei Trasporti per la sua validazione tecnica. Il 12 febbraio, il Dicastero ha fermato il processo di approvazione finale e comunicato l’intenzione di sottoporre il progetto dell’infrastruttura a una valutazione costi-benefici, dopo che nell’incontro dell’ottobre precedente a Roma con il presidente Bonaccini, il ministro Toninelli aveva confermato come la competenza fosse della Regione e che quindi non c’erano ragioni per opporsi all’opera. L’opera sarebbe già cantierabili entro l’estate.

La Cispadana rappresenta un importante collegamento dell’Emilia-Romagna con il nord Europa, mettendo in relazione A22 e A13. Superata la valutazione di impatto ambientale nel 2017 dopo 5 anni, entro la fine del 2019 sarà completato il progetto definitivo adeguato alla Via e redatto il piano economico-finanziario.

I nodi infrastrutturali sbloccati in Emilia-Romagna

Dal 2015 ad oggi la regione è stata teatro di diversi cantieri aperti, con un investimento pubblico di oltre 1 miliardo di euro e con 3.000 posti di lavoro creati.

Questi i principali nodi infrastrutturali su cui si sta intervenendo. Entro la fine dell’anno è prevista la fine dei lavori per People Mover (120 milioni); Nodo di Rastignano (1° lotto, 27 milioni); Nuova bazzanese (51 milioni) e Trc, trasporto rapido costiero (92 milioni). Alla fine del 2021 sarà completata la velocizzazione della linea ferroviaria Adriatica e l’autostrada Tibre (321 milioni). Sono inoltre già state completate la variante di valico (4 miliardi, inaugurata a dicembre 2015) e il casello di Valsamoggia (28 milioni, inaugurato a novembre 2016).

Sono stati poi finanziati progetti di messa in sicurezza delle strade regionali per 50 milioni di euro.