Sconvolta e sporca di fango si è presentata ai carabinieri di Scandiano riferendo che, uscita di casa per andare gettare la spazzatura, era stata afferrata alle spalle da uno sconosciuto. Questo, tappandole la bocca, l’avrebbe scaraventata all’interno del vano posteriore di un furgone bianco che poco prima le era passato accanto. Oltre ad aver sentito i due rapitori parlare una lingua straniera, la ragazza non era stata in grado di riferire altre circostanze, oltre al fatto di essersi risvegliata all’interno di una vigna dell’area del comprensorio ceramico. A riprova dell’accaduto, la giovane aveva mostrato il polso con ancora segni verosimilmente riconducibili ad una fascetta.
Dopo essere stata condotta in ospedale di per le cure del caso ed aver avviato il protocollo per violenza, i carabinieri di Scandiano hanno avviato le indagini e le ricerche dei due sequestratori.
Nel corso delle attività investigative, supportate dai rilievi eseguiti in sede di sopralluogo, i militari, riscontrando elementi contradditori nel racconto fatto dalla ragazza in sede di denuncia e considerando, così come emerso in sede di visita medica, l’assenza di particolari violenze fatta eccezione per le lievi abrasioni rilevate ai polsi, hanno convocato in caserma la presunta vittima per aver maggiori ragguagli in relazione a quanto emerso. Alle domande incalzanti dei carabinieri, la ragazza è crollata ammettendo di essersi inventata tutto. I segni sul polso se li era provocati da sola in quello che è quindi risultato essere un sequestro di persona completamente inventato, architettato dalla ragazza con l’intento di voler attirare l’attenzione su di lei da parte dei genitori.
Cristallizzati i fatti, la 20enne è stata quindi denunciata alla Procura reggiana con le accuse di simulazione di reato e procurato allarme.