Come era stato nel recente passato per le vicende della Castelfrigo e di Alcar Uno nel comparto carni modenese, anche la vertenza Italpizza ha ormai assunto una rilevanza nazionale. Lunedì 14 gennaio in seguito alla richiesta presentata dal Sicobas si è svolto a Roma presso la sede del MISE un incontro con il Sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi, mentre il giorno seguente il parlamento è stato informato – con risposta all’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole Ascari – dei risultati delle ispezioni svolte all’interno dello stabilimento e nelle sedi delle cooperative.
La posizione del Governo. Le ispezioni da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, dell’INPS e dell’Ispettorato del Lavoro hanno confermato quanto denunciato dal nostro sindacato: all’interno di Italpizza vige un vergognoso sistema di sfruttamento, basato sull’uso del contratto di Pulizie/multiservizi per tutti i dipendenti, che comporta l’abbattimento del 50% dei salari. Viene inoltre confermata la sistematica evasione fiscale e contributiva ai danni dei lavoratori e dell’erario, l’uso di turni di lavoro massacranti, senza alcun rispetto dei turni di riposo o delle pause, e lo svuotamento completo delle finalità mutualistiche che dovrebbero caratterizzare le cooperative. Chi nelle scorse settimane ha sostenuto che ad Italpizza fosse tutto in regola è stato pienamente smentito, mentre al Ministero tutti i presenti al tavolo hanno sostenuto che il contratto che deve essere applicato ai lavoratori di Italpizza è quello Alimentare.
L’ispettorato modenese e il ruolo dei sindacati confederali. Ma se le ispezioni avevano accertato questo sistema, come mai nessuno a Modena ha mosso un dito? Chi ha permesso che tutto proseguisse come e peggio di prima? Da un lato l’Ispettorato del Lavoro di Modena afferma di avere le mani legate dalle norme sulla libertà imprenditoriale, dall’altro risulta che tale situazione sia stata legittimata proprio dai sindacati confederali.
Risulta infatti da documenti presentati dal S.I. Cobas al Ministero, che il nulla osta alle
cooperative di Italpizza nel passare dal contratto Alimentare a quello Pulizie/multiservizi sia stato sottoscritto proprio dai dirigenti modenesi di CGIL, CISL e UIL, con apposito accordo, adducendo a motivazione le difficoltà economiche in cui si trovava l’azienda, che richiedeva appunto un urgente abbattimento dei costi del lavoro. Cosa incredibile, se consideriamo che Italpizza in nove anni ha incrementato l’utile netto del +262%!
Intanto ad Italpizza… Nelle stesse ore in cui a Roma si svolgeva l’incontro e il parlamento veniva informato degli sviluppi, alla presenza, nel mero ruolo di spettatori della delegazione di lavoratori, nel paese reale, dentro ad Italpizza continuavano ad essere poste in atto condotte vessatorie e discriminatorie verso le lavoratrici iscritte al sindacato e protagoniste di questa vertenza. Rientrate finalmente in azienda sono state allontanate dagli altri lavoratori e dalle mansioni che in precedenza svolgevano. Mandate a pulire il tetto dello stabilimento a 20 metri di altezza, senza alcuna protezione, guardate a vista da un caporale della cooperativa Allo stesso tempo le cooperative contestano e perseguono i lavoratori e le lavoratrici che hanno partecipato due settimane fa all’assemblea sindacale
In ogni caso il S.I. Cobas, forte dei suoi 105 iscritti dentro l’azienda, prosegue nella lotta. Il 21 gennaio sarà scaduto il termine ultimo per il reintegro dell’ultimo lavoratore licenziato, e in quella data si svolgerà l’assemblea sindacale per fare il punto della situazione. Data la situazione, sarebbe più saggio per Italpizza rassegnarsi a inquadrare con correttezza i lavoratori dialogando con il sindacato che li rappresenta.
L’ennesima contraddizione del Decreto Sicurezza. Alla luce di quanto emerso appare quanto meno singolare l’accanimento con cui nei giorni dello sciopero le lavoratrici e i lavoratori venivano duramente repressi dall’ordine pubblico modenese, così come la stessa Prefettura preferiva stigmatizzare il solo comportamento degli scioperanti. È sempre più chiaro che il Decreto Sicurezza e Immigrazione rende destinatari dei suoi peggiori effetti proprio coloro che hanno il merito di opporsi ad un sistema basato sullo sfruttamento e sulla corruzione.