Molte donne al lavoro nelle cooperative, poche con ruoli dirigenziali. Finzi: “Rimuovere gli ostacoli che impediscono una piena partecipazione”. Monti: “Le cooperative si impegnino maggiormente, sanare disparità e valorizzare capitale umano”.
Anni di crisi economica e di cambiamenti: in quale misura hanno coinvolto la presenza e il ruolo delle donne nella cooperazione emiliano-romagnola? A nove anni di distanza da una analoga ricerca, la commissione Pari Opportunità di Legacoop Emilia-Romagna ha indagato la condizione delle donne in un campione di 93 cooperative, oltre il 10% del totale delle associate in regione, che assieme rappresentano il 63% del valore della produzione.
I risultati sono stati discussi questo pomeriggio, martedì 27 novembre, presso la sala Fanti della Regione Emilia-Romagna a Bologna. L’incontro è stato introdotto da Rita Finzi, responsabile della commissione Pari Opportunità di Legacoop Emilia-Romagna e la ricerca è stata illustrata da Cristina Brasili, docente di Scienze statistiche presso l’Università di Bologna, che ha condotto l’indagine assieme a Federica Benni e Matteo Masotti.
Complessivamente l’occupazione femminile nelle cooperative emiliano-romagnole ha raggiunto un lusinghiero 70% ed è significativamente superiore a quella maschile nel settore sociale, distribuzione e servizi, mentre è molto più contenuta nel settore della produzione e lavoro. In generale, tuttavia, le donne del campione ricoprono principalmente mansioni medio basse di impiegate ed operaie, mentre ai livelli apicali la presenza è molto modesta. Per la cooperazione aderente a Legacoop si tratta dunque di agire non tanto sulla presenza quantitativa, quanto su quella qualitativa.
La quota di dirigenti risulta infatti pari solo al 14,2% , dato che si abbassa ulteriormente se si analizzano le cooperative di grandi dimensioni dove si riduce all’8,8%.
Dal confronto con l’indagine fatta nel 2009, la dinamica dei ruoli delle donne nell’universo cooperativo non si è sostanzialmente modificata. Solo l’11% del campione analizzato, afferma di aver adottato misure per favorire i percorsi di carriera ed il 15% afferma che intende farlo in futuro.
Questo dato è molto probabilmente stato influenzato dal dovere fare i conti con le problematiche dovute alla lunga crisi economica e alle conseguenti minacce all’occupazione e alla tenuta aziendale che hanno fatto passare in secondo piano i temi degli strumenti di flessibilità, conciliazione e di promozione dei percorsi di carriera.
Altro dato che emerge con forza, è il massiccio ricorso al part-time per la componente femminile: il 64% delle donne ha un contratto di lavoro part-time contro il 19,2% degli uomini e nel settore Servizi la quota di donne con orario ridotto raggiunge l’82,6%.
La quota di occupati part-time nel campione analizzato è pari al 49,2% degli occupati, in aumento rispetto all’indagine del 2009, un dato molto probabilmente condizionato dalla crisi che avrebbe spinto a ridurre l’orario di lavoro individuale per salvaguardare i livelli occupazionali.
La grande crisi, esplosa nel 2008, ha condizionato l’introduzione di strumenti di conciliazione e di flessibilità e sicuramente non ha agevolato l’attuazione, la riflessione e il dibattito relativi alle politiche di supporto e promozione di attività che favoriscano il raggiungimento di una democrazia paritaria all’interno delle aziende.
Al dibattito, coordinato dalla giornalista Giulia Siviero, hanno preso parte Simonetta Saliera presidente dell’Assemblea legislativa, Mario Abis, sociologo e docente presso la IULM di Milano, Marisa Parmigiani, responsabile Sostenibilità del Gruppo Unipol, Paolo Cristofori, direttore operativo di Fruttagel.
“L’impegno nelle cooperative per promuovere le donne va rafforzato – sottolinea Rita Finzi – e per farlo occorre rimuovere quanto più è possibile tutti gli ostacoli. Nei contesti famigliari ancora oggi il lavoro di cura pesa soprattutto sulle donne, un dato del quale le cooperative e, più in generale, il mondo delle imprese, devono prendere coscienza per attuare politiche aziendali coerenti e efficaci”.
“Le cooperative devono impegnarsi maggiormente – osserva il presidente di Legacoop Emilia-Romagna Giovanni Monti – sia perché non è tollerabile la persistenza di una situazione di disparità, soprattutto se basata sull’appartenenza di genere, sia perché viene dissipato un capitale umano e di competenze preziosissimo e necessario anche per ottenere successi imprenditoriali”.