Ritorna il festival internazionale di musica etnica “Arcipelaghi sonori”, giunto quest’anno alla sedicesima edizione, che si svolgerà il 17 e il 18 agosto a Villa Boschetti – San Cesario sul Panaro – alle ore 21.
La prima serata si aprirà con il duo Duoende, organetto e pianoforte. Il duo nasce dall’incontro di musicisti provenienti da esperienze musicali molto diverse. Giulia Grassi, pianista, da sempre si è dedicata allo studio della musica classica. Francesco Berrafato, organettista, si è indirizzato verso la musica popolare e tradizionale. Punto di incontro di questo particolare duo è il modo condiviso di sentire la musica. In tal modo il genere musicale perde la sua importanza in favore di una comune sensibilità, così che l’organetto possa assorbire sonorità classiche e il pianoforte ritrovarsi coinvolto nei suoni della tradizione. Attraverso sia la reinterpretazione di brani del repertorio classico e tradizionale che la composizione di un repertorio originale, il duo vuole rappresentare un dialogo tra i diversi generi musicali ed una fusione tra la struttura della musica classica occidentale e la circolarità e libertà tipiche della musica tradizionale. L’improvvisazione e la sperimentazione delle possibilità percussive degli strumenti, insieme all’utilizzo della cordiera del pianoforte e delle voci hanno un ruolo fondamentale sia nel processo creativo che nelle performance dal vivo.
A seguire l’esibizione dei SuRealistas. Il gruppo, originariamente composti da tre fratelli argentini, sono attualmente un ottetto che conta elementi di provenienza dal nostro Meridione. Fra il “realismo del Sud” e gli azzardi visionari e onirici in musica, attraversano la tradizione ispanica ed ispanoamericana, l’inarrestabile ritmo del flamenco, i nostalgici tanghi, le intimità cantautoriali ed i ritmi afrocubani, per sconfinare in sentimenti jazz e in “frenesie da bailanta”, senza mai allontanarsi dalla loro idea di musica, fatta d’ironia, esuberanza e interazione con il pubblico. Grazie alle composizioni di Jeremías e Joaquín, il repertorio è completamente originale, seppur fortemente legato alla tradizione latinoamericana e ai ritmi argentini, caraibici e brasiliani.
La sera successiva si prosegue con il polistrumentista Davide Ambrogio (voce, chitarra elettrica, loop station, lira cretese, zampogna, percussioni) con lo spettacolo “Evocazioni e Invocazioni”, progetto in Solo dedicato alla voce ed al canto come strumento d’espressione sociale e artistica. Uno strumento, la voce, che, più di tutti, diventa protagonista nella vita di uno studente, di un appassionato letteralmente stordito da tutto ciò che si può provare e trovare nelle varie forme che il canto assume. Uno spettacolo dove gli strumenti musicali sono messi a disposizione della voce; chitarra, lire, fiati e percussioni contribuiscono, infatti, nel creare quell’ambiente sonoro dove la forza evocativa e invocativa del canto viene fuori. L’aria di Cataforìo, il silenzio polacco, l’armonia sarda ed il chiasso orchestrale di Roma sono degli esempi dell’importanza culturale e sociale della musica all’interno di ogni singola comunità, delle prove di una necessità psichica che spinge tutti verso l’atto del cantare: una riflessione sullo strumento-voce usato in maniera consapevole nella sua unicità, come risultato di forti radici, come timbro identitario, come indicatore sociale, espressione artistica o come forma di resistenza.
Chiuderanno la seconda serata del Festival i Cimbaliband, musicisti ungheresi ispirati alla musica folk dell’Est Europa rivisitata in chiave moderna con l’uso virtuosistico del cimbalom abbinato a fisarmonica, violino, chitarra, contrabbasso e darbuka. Sarà un’occasione per viaggiare con la musica verso terre lontane e ascoltare strumenti e canti popolari delle genti “csángó”, minoranze ungheresi che popolano la Moldavia rumena.
I concerti sono a ingresso gratuito. Il festival sarà contornato da stand gastronomici organizzati dall’Associazione Le Contrade di San Cesario.