È stato firmato nella mattinata del 27 luglio l’accordo di concertazione sindacale per il “Piano di zona per la salute e il benessere sociale 2018/2020”, sottoscritto da Marco Mastacchi, presidente del Comitato di Distretto dell’Appennino bolognese e da Eno Quargnolo, Direttore del Distretto, in rappresentanza dei 12 comuni membri e dell’Azienda Usl e da Giuseppe Chiarelli, Giuseppe Peri, Anna Andreoli per la CGIL – SPI – FP, Vincenzo Curcio, Francesco Brusori, Stefano Franceschelli, Gina Risi, Matteo Maltinti per per la CISL – FNP – FP e Franco Venturini e Giorgio Medici per la UIL – UILP – FPL.
L’accordo traccia le linee guida di quella che dovrà essere la programmazione distrettuale dei servizi socio-sanitari nel prossimo triennio, e parte dalla considerazione che sono molteplici le sfide da affrontare: dall’organizzazione sanitaria all’integrazione, dai servizi di prossimità alla partecipazione dei cittadini. Per ciò che concerne il difficile tema dell’offerta di servizi ospedalieri, e il conseguente dibattito sul futuro del ospedali di Vergato e Porretta, nel testo sottoscritto si rimanda al documento “Riordino dell’assistenza territoriale ed ospedaliera nel Distretto dell’Appennino bolognese” firmato il 14 dicembre 2017 da sindacati, azienda sanitaria e comuni, considerando oltre tutto che le organizzazioni sindacali fanno parte del Comitato di Monitoraggio per la verifica delle azioni attuative del piano di riordino.
Tra gli investimenti che si considerano prioritari c’è il consolidamento del servizio sociale territoriale: tenuto conto infatti che le funzioni socioassistenziali non sono più delegate alla Ausl ma gestite direttamente dall’Unione dei comuni, occorre individuare risorse adeguate per dare risposte unitarie a situazioni problematiche, ma anche a bisogni nuovi e non codificati, con una particolare attenzione al sistema d’accesso ai servizi e agli interventi.
Per ciò che concerne il tema della non autosufficienza, infine, occhi puntati sulle iniziative di supporto alla domicialirità: mantenere l’anziano nel proprio contesto di vita il più a lungo possibile, sia con la prevenzione, sia con soluzione innovative attivabili a casa dei cittadini. A tal proposito emerge la necessità di un servizio di tutoraggio da parte di figure qualificate, in particolare operatori socio-sanitari, che possano accompagnare e sostenere il care-giver. È più facile infatti per l’anziano sentirsi sostenuto se al suo fianco c’è un parente, o una assistente familiare (badante) di cui si fida e che conosce bene e che però ha una formazione di base adeguata al delicato compito che si prefigge.
Altro elemento chiave è quello che coinvolge bambini, adolescenti giovani: l’accordo sottolinea quanto sia urgente lavorare sulla costruzione di reti efficienti in cui operino in maniera integrata operatori di diversa estrazione: sociale, sanitaria ed educativa. Occorre un disegno unitario di risorse, servizi e progetti che dall’infanzia all’adolescenza abbiano come obiettivo primario il benessere dei bambini e degli adolescenti: gli attori che operano in questo settore, insomma (scuola, sanità, sociale) devono parlarsi e collaborare con maggiore efficacia.
Nel documento trovano poi ovviamente spazio le politiche il contrasto alle disuguaglianze e all’impoverimento e per il sostegno delle persona con disabilità.