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L’Economia arancione cresce: l’industria culturale e creativa in Emilia-Romagna lievita per addetti (+5% tra 2015 e 2017)

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Segnali di buona salute per la cultura e l’industria creativa (Icc) in Emilia-Romagna. In dieci anni il cosiddetto settore dell’Economia arancione esce rafforzato nonostante la crisi protrattasi fino al 2015, segnando un aumento dell’3,5% degli occupati, a fronte di una media regionale di +0,4%.La spinta maggiore si è avuta dal 2015 al 2017, con un incremento percentuale dell’occupazione di più 5%. Un’espansione trainata anche dallo spettacolo e dalle produzioni audio-visive, sostenute in questi ultimi anni da innovative politiche settoriali e leggi regionali specifiche, come quella sul cinema.

Nel 2017 il settore contava 22 mila unità locali e oltre 80 mila occupati, il 4,9% del totale dell’Emilia-Romagna, con competenze e scolarizzazione superiori alla media regionale, producendo il 5,4% del valore aggiunto (Pil economico) per un totale di 7 miliardi e 134 milioni di euro, conuna previsione entro il 2020 di oltre 7,5 miliardi. Un quadro che si colloca a pieno titolo nell’ambito di una crescita complessiva dell’economia della Regione Emilia-Romagna.

Sono i principali dati della ricerca “Economia arancione, un’analisi sull’impatto dell’industria creativa in Emilia-Romagna”, realizzata da Ervet e presentata alla stampa questa mattina dall’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti. Il settore dell’Economia arancione, che rappresenta in modo ormai riconosciuto il colore della creatività e le industrie legate alla cultura, non è solo “ampio” ma, secondo l’indagine, uno di quelli che è cresciuto di più anche nel periodo di crisi, e le previsioni per il 2018-2020, indicano un’ulteriore crescita del valore aggiunto con una media del +1,7% l’anno.

“L’indagine regionale giunge a sei anni da una precedente ricerca su Cultura & Creatività- ha ricordato il direttore di Ervet, Roberto Righetti-, presentata nei primi mesi del 2012. Il rapporto aveva evidenziato allora il valore economico di questo settore. La ricerca fece emergere dati importanti e dimostrò come cultura e creatività potessero essere inserite a buon diritto tra i tratti più pregnanti nella costruzione di un’identità e di un’economia regionale volta al futuro. La ricerca attuale, di 800 pagine a cui hanno collaborato circa 40 autori, conferma questi dati e in particolare la validità economica del settore, anche in prospettiva”.

Da qui parte anche la proposta di realizzare nel 2019 un Osservatoriodelle industrie culturali e creative dell’Emilia-Romagna, che includerà l’attuale Osservatorio dello spettacolo e che si avvarrà, oltre alla collaborazione di Ater, anche di quella di Ervet e dell’Istituto per i Beni culturali della Regione. Uno strumento a supporto dell’amministrazione regionale e delle amministrazioni locali, in grado di monitorare con continuità e con approfondimenti e spunti di riflessione le industrie culturali e creative e il loro andamento a livello regionale, nazionale ed internazionale.
L’economista della cultura e coordinatore scientifico della ricerca Michele Trimarchi, ha sottolineato come l’investimento pubblico della Regione abbia sostenuto le attività culturali non con investimenti a pioggia ma con un sostegno a progetti e creazione di norme e infrastrutture, con un impatto economico che è risultato essere positivo per tutta la comunità regionale. “In Emilia-Romagna- ha aggiunto- l’industria culturale e creativa realizza inoltre una sorta di hub, un punto di riferimento attrattivo internazionale, che qui si avvale di un territorio fertile e strutture, dove la creatività è capace di anticipare i tempi e avere effetti anche sull’inclusione sociale e sul multiculturalismo”.

La presentazione
La ricerca “Economia arancione” sarà presentata pubblicamente mercoledì 20 giugno in Regione (Sala “20 maggio 2012” – viale della Fiera 8). L’iniziativa prenderà il via alle ore 9,30, con l’introduzione dell’assessore regionale alla cultura Massimo Mezzetti, cui seguiranno gli interventi dei ricercatori e due panel “Strategie e politiche pubbliche” e “Esperienze e progetti”. Le conclusioni saranno affidate al presidente della Regione Stefano Bonaccini, alle ore 13,30 (programma in allegato).

Una Regione che investe nella cultura
Dall’inizio della legislatura, nel 2015, così come si era impegnato a fare il presidente Bonaccini che aveva annunciato il triplicamento delle risorse destinate alla cultura nell’arco dei 5 anni, il bilancio del settore dai 18 milioni circa è più che raddoppiato, ma se consideriamo anche le risorse derivanti da altri assessorati in una strategia di sistema, le risorse sono oggi passate a quasi 45 milioni di euro, rendendo l’obiettivo iniziale ormai prossimo.
In particolare, sono state realizzate leggi mirate e trasversali a più assessorati, come quella sul Cinema e audiovisivo (LR 20/2015) e più recentemente sulla musica (LR 2/2018). I primi interventi sul cinema e l’audiovisivo concessi nel triennio 2015-2017 sono stati di circa 10 milioni di euro. Alla produzione sono andati 4 milioni 270 mila euro circa, per festival e rassegne nello stesso triennio il contributo concesso è stato di circa 2 milioni e 240 mila euro e ad azioni formative per la crescita delle competenze e per favorire un’occupazione qualificata sono andati circa 3 milioni e 437 mila euro. Investimenti facilmente collegabili alla crescita occupazionale del +18,2% nel settore cinematografico e audiovisivo. Per la legge sulla Musica, i cui primi bandi partiranno in autunno, sono previsti dal 2018 al 2020 3 milioni e 200 mila euro. Questi nuovi provvedimenti si aggiungono alle leggi del settore cultura in materia di promozione culturale (LR n.37/94) finanziate nel triennio 2015/17 con 8 milioni e 793 mila euro e a quelle del settore dello spettacolo dal vivo (LR n. 13/99) che nello stesso periodo hanno raggiunto circa 57 milioni di euro.
Sono stati inoltre creati “Laboratori urbani”, mettendo a disposizione delle imprese creative il patrimonio pubblico dismesso, per innestare innovazione e nuova creatività nelle città, reinventando edifici di archeologia industriale in spazi creativi, acceleratori, incubatori, spazi di coworking, fab-lab ecc.

I lavoratori dello spettacolo
Nell’ambito dell’Industria culturale e creativa, il settore dello spettacolo occupa un ruolo trainante.I 9.848 lavoratori totali al 2016 (dati Inps) risultano impegnati prevalentemente nelle rappresentazioni artistiche (5.623 occupati, il 57% del totale) e nelle attività di intrattenimento (2.173, pari al 22%). Una crescita significativa riguarda la produzione e distribuzione nel cinema, audiovisivi e registrazioni sonore, con 1.137 addetti e un +18,2%, che rappresenta il terzo settore per peso occupazionale nell’ambito dello spettacolo. Si tratta soprattutto di lavoratori adulti, dai 35 anni in avanti, che operano stabilmente nel settore. Nel 2016 si evidenzia comunque un incremento della forza lavoro under 30 (+11,7%), rappresentata da 2.795 lavoratori.

Le imprese Icc in Emilia-Romagna
Il settore si caratterizza per la presenza di piccole e piccolissime imprese. I dati relativi alla forma giuridica prevalente delle imprese Icc confermano l’elevata quota di lavoro autonomo presente, nella tipologia delle ditte individuali e dei liberi professionisti che valgono complessivamente oltre il 70% del totale. Anche in termini di addetti impiegati, queste forme giuridiche sono le più diffuse e contano oltre il 30% degli addetti totali, con una maggior concentrazione relativa nei comparti dell’architettura (con l’85,8% del totale del comparto) e della progettazione (71% del totale del comparto). Le società a responsabilità limitata costituiscono la forma giuridica più diffusa dopo le ditte individuali ed i liberi professionisti, sia in termini di imprese pari all’11,5% e soprattutto in termini di addetti, con il 27,6% del totale.
Per quanto riguarda le dimensioni, il quadro complessivo è caratterizzato da una dimensione d’impresa inferiore rispetto alla media regionale: si parla principalmente di microimprese di 1-2 addetti e di aziende di dimensioni intermedie tra 10 e 249 addetti. Le industrie culturali e creative impiegano una forza lavoro mediamente più giovane rispetto a quella dell’intera regione e che evidenzia livelli di skills (scolarizzazione formale + competenze professionali), superiori alla media della forza lavoro attiva in Emilia-Romagna.

Gli occupati nella creatività
In Emilia-Romagna nel 2017 erano occupate in settori della produzione culturale e creativa circa 80 mila persone pari al 4,9% degli occupati totali a livello regionale. Se consideriamo anche la distribuzione specialistica di beni culturali questi valori salgono a 89 mila lavoratori (il 5,4% del totale). In termini occupazionali la parte del leone la fanno i servizi creativi (architettura, progettazione e design; fotografia; software, gaming e consulenza informatica; pubblicità e informazione): con 46,7 mila addetti, il 52,3% del totale; seguono i media e l’industria culturale (cinema e audiovideo; editoria e stampa; musica; trasmissioni radio-Tv) con 17,1 mila addetti, il 19,2% del totale; quindi le attività culturali, artistiche e di intrattenimento (spettacolo dal vivo e altre attività creative e artistiche; attività ricreative e di divertimento; patrimonio storico, artistico e culturale) con circa 13,8 mila addetti, il 15,4% del totale delle Icc.

Nel periodo 2008-2017 si registra una variazione positiva del numero degli addetti, pari al +1,8%, a cui corrisponde una crescita di oltre 1,6 mila addetti. Nei settori Icc la variazione positiva degli addetti nel periodo 2008-2017 è risultata dunque superiore di oltre quattro volte rispetto alla media regionale, soprattutto grazie alla miglior tenuta nel periodo di maggior crisi occupazionale (2008-2015) e ad una crescita di poco inferiore alla media durante il successivo periodo 2015-2017, quando si registra una generale ripresa occupazionale su scala regionale.

Le province di Bologna e Modena concentrano rispettivamente il 29,2% e il 15% degli addetti complessivi. In generale si evidenziano delle specializzazioni provinciali che sono collegate alle caratteristiche sociali, storiche e soprattutto imprenditoriali dei singoli contesti locali: ad esempio è sinteticamente possibile affermare che le province di Bologna, Parma e Modena sono specializzate nei servizi creativi (grazie soprattutto al contributo dei settori del design e dell’informatica), le province di Ravenna e Rimini nei settori delle attività culturali, artistiche e di intrattenimento (grazie soprattutto alle attività ricreative e di divertimento).

Il futuro dell’Icc
La ricerca Ervet indica le previsioni per il 2018-2020, con una ripresa del valore aggiunto dell’Icc nel suo complesso e una significativa accelerazione rispetto agli anni precedenti: +1,7% medio annuo. Tutte le aree tornerebbero a crescere, anche se con una diversa intensità. In previsione si attende un ulteriore miglioramento della dinamica occupazionale +0,9% in media annua nel 2018-2020, trainata dalle branche che creano più occupazione, tra cui informatica e studi di architettura e d’ingegneria.