Turismo col segno più in Emilia-Romagna e con sempre maggior forza importante fattore di sviluppo per l’economia regionale. Il settore chiude infatti il primo semestre 2017 con oltre 17 milioni di presenze, +7,6% rispetto ai 16 milioni registrati nello stesso periodo del 2016, mentre gli arrivi superano i 5 milioni, +8% sui circa 4,8 milioni della prima metà dell’anno scorso.
In aumento sia la clientela nazionale (+8,3% gli arrivi e +7,4% le presenze) sia quella internazionale (+7,2% gli arrivi e +8,5% di presenze).
Complessivamente, poi, il valore aggiunto delle attività turistiche in Emilia-Romagna, cioè l’incidenza della filiera sull’economia regionale, raggiunge quota 14,6 miliardi, pari all’11% del totale regionale e l’occupazione turistica riguarda circa 160 mila persone, pari al 9,8% del totale in regione. Numeri che tengono conto sia del contributo delle attività direttamente riconducibili al turismo (alloggio, ristorazione, attività agenzie viaggio e tour operator) sia di quello indiretto e afferente ad altre attività che beneficiano della spesa turistica. Tradotto, significa che ogni 100 euro spesi in attività turistiche dirette se ne generano altri 85 a vantaggio di attività che beneficiano dei flussi turistici stessi.
E’ quanto si ricava dalla ricerca dell’Osservatorio turistico regionale di Unioncamere Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna sull’andamento del settore nei primi sei mesi del 2017. Dati che confermano quanto si va affermando da tempo, e cioè che la crescita del turismo in regione passa sicuramente dal rendere sempre più competitiva l’offerta della Romagna e delle aree a forte vocazione turistica, ma anche dalla capacità di valorizzare quei territori dell’Emilia che, sia direttamente che indirettamente, hanno le potenzialità per generare elevati valori di ricchezza turistica.
“Sono numeri che parlano da soli- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini- e che si inseriscono in una tendenza di crescita della nostra economia e dell’occupazione, +1,4% il Pil regionale nel 2016 e disoccupazione scesa sotto il 7% dal 9% di inizio legislatura, che pongono l’Emilia-Romagna al vertice a livello nazionale e che ne fanno un territorio in grado di competere con le aree più avanzate a livello europeo e internazionale. E sono numeri che dimostrano che non ci sbagliavamo quando dicevamo che il turismo può valere il 10% del Pil regionale, come si vede dai dati sul valore aggiunto del settore, che incide per l’11% sull’economia emiliano-romagnola. Per non dire dell’aumento di arrivi e presenze nei primi sei mesi di quest’anno. L’aver puntato sulla valorizzazione complessiva dei territori, con la nuova legge sul turismo, su brand che ormai ci rappresentano nel mondo (Motor Valley, Food Valley e Wellness Valley), e sulla collaborazione tra istituzioni e imprenditori invece che sulla competizione fra aree geografiche, sta pagando. Stiamo rendendo l’Emilia-Romagna una regione sempre più attrattiva- chiude Bonaccini- una strada sulla quale insisteremo con ancora più forza”.
Per l’assessore regionale al Turismo, Andrea Corsini, “con questi dati il turismo si conferma un’industria strategica della nostra regione e un pilastro per la crescita economica e il raggiungimento della piena occupazione. Abbiamo infatti superato il 10% del Pil regionale, che era uno degli obiettivi politici di questa legislatura. Ora continuiamo a lavorare per far crescere ulteriormente il settore, anche nelle aeree storicamente meno vocate ma oggi fondamentali per aumentare l’attrattività regionale perché ricche di eccellenze, di Destinazioni e di prodotti con un forte profilo internazionale”.
Dalla costa alle città d’arte, in forte crescita arrivi e presenze
La prima metà di quest’anno vede infatti una crescita praticamente di tutti i comparti: la costa con 2,5 milioni di arrivi (+8,4%) e 10,7 milioni di presenze (+6,6%), le città d’arte con 1,5 milioni di arrivi (+8,2%) e 3,4 milioni di presenze (+11,5%), l’appennino con 141mila arrivi (+4,4%) e 583mila presenze (+2,8%). E che il turismo emiliano romagnolo goda di ottima salute viene confermato anche dalla voce “Altre località”, introdotta nei monitoraggi dal 2016, che comprende i comuni che non rientrano, per le loro caratteristiche, nei prodotti turistici tradizionali, come ad esempio Carpi e Fidenza, oppure Sassuolo e Imola (questi ultimi dall’anno scorso promuovono congiuntamente il nuovo prodotto turistico Ceramic Land): 835mila gli arrivi (+8,7%) e 2,1 milioni le presenze (+11%). E anche per le terme sono in crescita gli arrivi – 176mila, +0,6% -, seppur le 493mila presenze facciano registrare l’unico calo, -1,6%.
Occupazione: lavoro per 160mila dipendenti
L’occupazione nelle attività turistiche in Emilia-Romagna coinvolge circa 160 mila dipendenti, il 9,8% dell’occupazione totale regionale. Rimini è la prima provincia regionale per incidenza dell’occupazione turistica (32,6%). Al secondo posto si colloca Ravenna, dove un dipendente ogni cinque trova occupazione nella filiera turistica. In Romagna l’occupazione turistica supera il 22% mentre in Emilia, dove forte è la vocazione manifatturiera, sfiora comunque il 6%.
Valore aggiunto: il turismo incide per l’11% sull’economia regionale
La distribuzione riscontrata nei dati occupazionali presenta andamento analogo per quanto riguarda il valore aggiunto. Complessivamente l’incidenza della filiera turistica nell’economia regionale è pari all’11%, composta per il 54% da attività dirette (alloggio, ristorazione e altro) e per il 46% da attività indirette (trasporti, commercio, attività di intrattenimento, servizi alla persona). Significa che ogni 100 euro spesi in attività turistiche dirette se ne generano altri 85 a vantaggio di attività che beneficiano dei flussi turistici.
Al primo posto della graduatoria regionale si colloca Rimini, dove oltre il 36% del valore aggiunto afferisce alla filiera turistica. Valori elevati anche a Ravenna e Forlì-Cesena: complessivamente oltre un quarto del valore aggiunto dell’area Romagna è riconducibile alla filiera turistica. A Bologna l’incidenza turistica arriva a sfiorare il 9% del valore aggiunto provinciale, una quota elevata se si tiene conto della rilevanza degli altri comparti industriali e del terziario nella provincia bolognese. Ferrara presenta un’incidenza del 14,5%, valori inferiori per le altre province emiliane, caratterizzate da una forte specializzazione in altre filiere produttive.
“La legge di riforma delle Camere di commercio ha introdotto tra le attività di competenza del sistema camerale anche quelle legate alla promozione del turismo”, sottolinea Alberto Zambianchi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna. “Da un lato significa qualificare ancora di più le Camere di commercio quale casa delle economie locali, dall’altro riconosce al turismo un ruolo da protagonista nello sviluppo economico. Rendere esplicito il ruolo del sistema camerale per la promozione turistica significa stimolarle ad attivarsi esattamente come avviene per l’industria o il commercio. Muovendosi nel solco dell’intersettorialità e delle filiere multisettoriali, promuovendo e facilitando le relazioni tra persone e imprese per cogliere le tante opportunità offerte dal mondo che cambia”.