Al via il Tecnopolo di Rimini, situato nell’area dell’ex Macello comunale, che ospiterà per ora due laboratori dedicati alla ricerca industriale realizzati dall’Università di Bologna. Si tratta del Laboratorio per l’energia e l’ambiente, con una sezione dedicata al tema del riciclo e riutilizzo dei rifiuti e alle tecnologie per il Life Cycle Assessment e dell’Ecodesign, e del Laboratorio meccanica e materiali, con una sezione dedicata ai materiali e alle tecnologie per le industrie della moda.
La struttura è stata inaugurata oggi dall’assessore regionale Andrea Corsini, il delegato per ricerca industriale, cooperazione territoriale e innovazione dell’Università di Bologna, Fabio Fava e dal sindaco di Rimini, Andrea Gnassi.
“Questo Tecnopolo- ha commentato l’assessore Corsini- rappresenta una scommessa dalle grandi potenzialità. Un centro qualificato la cui vocazione legata alla ricerca su energia, materiali e ambiente rafforza gli obiettivi che ci siamo dati per la competitività e il rilancio produttivo, nonché per contribuire a uno sviluppo sostenibile, come confermato anche col nuovo Piano energetico regionale approvato proprio ieri dall’Assemblea regionale. Quello inaugurato oggi, insieme agli altri già attivi nel territorio emiliano-romagnolo, è un’ulteriore dimostrazione del lavoro della Regione per un sistema delle reti su innovazione, ricerca e tecnologie, puntando sulle nostre eccellenze a beneficio di tutta l’Emilia-Romagna”.
Gli enti promotori del Tecnopolo di Rimini sono l’Università di Bologna, il Comune e la Provincia di Rimini. Il totale degli investimenti in infrastrutture ammonta a 2,9 milioni di euro di cui 1,5 milioni di risorse della Regione. Per attrezzature e programmi di ricerca sono stati messi in campo 2,26 milioni di euro, di cui 1,3 stanziati dalla Regione che ha utilizzato risorse europee del Por-Fesr.
“Per Rimini ora è il tempo della ricerca, dello sviluppo, dell’innovazione. Per troppo tempo– ha detto il sindaco Gnassi- abbiamo pensato che sotto il grande ombrellone del turismo l’innovazione potesse rimanere elemento secondario. Ora occorre puntare su un modello di sviluppo maturo per imprimere una svolta, per mantenere e elevare il livello di competitività aziendale sul mercato nazionale e internazionale. Oggi il lavoro è legato alla capacità di fare impresa, che in una fase storica complessa come quella attuale significa investire in conoscenza e innovazione”.
“Questi laboratori- ha evidenziato il professor Fava- giocano un ruolo strategico per il territorio riminese, dove si sono integrati finemente con le istituzioni locali e il sistema industriale del territorio, promuovendo e supportando quest’ultimo nella ricerca e nell’innovazione e nella partecipazione ai bandi regionali e a network nazionali e internazionali. Per altro, in ambiti industriali strategici per il territorio e per il Paese quali quello dell’economia circolare e dell’industria creativa. La cooperazione in atto coinvolge oltre 30 aziende regionali ed è caratterizzata da 25 progetti di ricerca industriali congiunti a partire dal 2011”.
Il sistema riminese per l’innovazione vede anche la presenza dell’incubatore Rimini tourism square e il FabLab Rimini (appartenente all’Associazione MakeRn e Fablab Romagna), cui si aggiungono anche laboratori di ricerca privati come il gruppo Csa e il Crif (Centro ricerca per l’industria fusoria), nonché il crescente numero di start up innovative.
La rete dei Tecnopoli in Emilia-Romagna
Si tratta di una rete di 10 infrastrutture, dislocate in 20 sedi nel territorio dell’Emilia-Romagna, che ospitano e organizzano attività, servizi e strutture per la ricerca industriale, lo sviluppo sperimentale e il trasferimento tecnologico. Sono promossi dalla Regione Emilia-Romagna insieme a università, enti di ricerca ed enti locali.
Nei 10 tecnopoli trovano spazio 37 laboratori di ricerca industriale collegati a 11 centri per l’innovazione, che coinvolgono circa 1.600 ricercatori, di cui 560 nuovi giovani ricercatori.
Il valore complessivo degli investimenti è pari a oltre 240 milioni di euro, di cui 68 milioni per le infrastrutture, 48,8 milioni per le attrezzature scientifiche e 123,6 milioni per i contratti dei nuovi ricercatori. In totale il contributo regionale è di 141 milioni di euro, di cui 94 milioni dal Programma Fesr e 43 milioni da altre risorse regionali, mentre 90 milioni di euro provengono da università ed enti di ricerca e 14 milioni di euro dagli enti locali.