Le acque del mare Adriatico sono in buone condizioni: nessun caso di inquinamento rilevato, assenza di mucillagini e della microalga Ostreopsis ovata, poche fioriture di alghe e soltanto qualche caso di spiaggiamento di pesci.
È questo, in sintesi, il risultato del monitoraggio sulle acque marine costiere dell’Emilia-Romagna condotto nel 2015 da Daphne II, la struttura oceanografica di Arpae che ogni anno svolge questo studio attraverso una motonave attrezzata per compiere controlli sull’ecosistema marino.
I dati sono stati presentati questa mattina a Cesenatico dalla direttrice di Arpae-Daphne Carla Rita Ferrari e dall’assessore regionale all’Ambiente Paola Gazzolo. Erano presenti anche Giannantonio Mingozzi, vicesindaco del Comune di Ravenna, il Comandante di vascello della Capitaneria di porto Aurelio Caligiore (responsabile del Reparto ambientale marino del Ministero dell’Ambiente) e il Comandante di vascello della Capitaneria di porto Giuseppe Meli (direttore marittimo dell’Emilia-Romagna e Comandante del Porto di Ravenna).
“Il nostro mare è in buona salute, anche grazie agli scarsi apporti di acqua dolce dai bacini costieri e alle frequenti mareggiate che si sono verificate lo scorso anno – ha affermato l’assessore Gazzolo -. Non sono stati registrati casi di inquinamento né nell’acqua, né nei sedimenti. Siamo soddisfatti anche di come si sono svolte le complesse operazioni di recupero della motonave turca Gokbel: tutti i controlli effettuati da Arpae hanno confermato che non c’è stato alcun impatto ambientale. Per attuare la ‘Crescita blu’, sostenibile ed ecocompatibile che l’Europa ci pone come obiettivo e che la Regione persegue con convinzione, la tutela del mare rappresenta un presupposto indispensabile”.
Nel 2015 non è stata rilevata la presenza di materiale mucillaginoso, né della pericolosa microalga Ostreopsis ovata, presente invece nel periodo estivo lungo tutte le coste italiane, ad eccezione di Veneto ed Emilia-Romagna dove non è mai stata riscontrata. Fioriture microalgali si sono manifestate nell’area monitorata solo ad inizio marzo e a fine dicembre.
“L’area settentrionale dell’Adriatico – ha spiegato Carla Rita Ferrari – si conferma la più sensibile ai fenomeni eutrofici, sia per la vicinanza agli apporti del bacino del Po, sia per le particolari condizioni di scarso ricambio delle acque. Qui si sono rilevate zone con carenza di ossigeno degli strati di fondo. Si conferma anche quest’anno come questa area di mare presenti un’ampia variabilità di condizioni, strettamente legate alle pressioni antropiche derivanti dai fiumi che sfociano in mare”.
Nel 2015 lungo la costa emiliano-romagnola sono state recuperate 444 tartarughe morte spiaggiate e 63 vive, ospedalizzate e poi liberate dalla Fondazione Cetacea Onlus di Riccione che raccoglie tutti i dati. L’elevato numero di ritrovamenti conferma che l’Adriatico centro-settentrionale è un habitat favorevole alle tartarughe Caretta caretta, che vi trovano abbondante nutrimento e bassi fondali.
Per quanto riguarda le meduse, in giugno è stata segnalata la presenza di Aurelia aurita o Medusa quadrifoglio (specie non urticante, chiamata così per gli evidenti quattro cerchi delle gonadi ben visibili sul dorso); in luglio sono state riscontrate sporadiche presenze della cubo medusa Carybdea marsupialis (specie urticante).
Fenomeni eutrofici
I fenomeni di eutrofia – arricchimento dei nutrienti nelle acque che provoca la proliferazione di alghe – sono rimasti generalmente localizzati nell’area settentrionale della costa (vicino alla foce del Po, dove l’apporto di nutrienti è maggiore), favoriti nel periodi estivo da condizioni di mare calmo, temperature alte delle acque e correnti assenti o limitate che non facilitano il rimescolamento delle acque. Fanno eccezione due significativi eventi eutrofici, a inizio marzo e fine dicembre, che hanno interessato tutta l’area dalla costa fino al largo. Nei restanti periodi dell’anno gli scarsi apporti fluviali hanno innescato localizzate proliferazioni di alghe, sia di microalghe (di dimensioni microscopiche pari ad alcuni micron e visibili quindi solo con un microscopio, ma che se presenti a densità elevata alterano la colorazione e riducono la trasparenza dell’acqua), sia di macroalghe, visibili a occhio nudo e presenti specie in aree protette da barriere frangiflutti, dove il movimento e il ricambio dell’acqua sono più lenti.
Fenomeni ipossici/anossici delle acque di fondo
Lo sviluppo di fenomeni eutrofici e la concomitanza di condizioni di mare calmo, con innalzamento delle temperature delle acque, hanno favorito la formazione di aree ipossiche/anossiche (cioè con carenza/assenza di ossigeno disciolto) negli strati di fondo. Condizioni che si sono manifestate in maniera discontinua tra luglio e agosto. Queste aree si sono formate prevalentemente nella parte settentrionale della costa e, in seguito allo spostamento delle masse d’acqua da nord verso sud, hanno coinvolto anche le restanti aree, da costa fino a oltre i 20 chilometri al largo.
Le correnti e il variare dei venti, tra cui anche il garbino/libeccio che si sono manifestati il 13-14 agosto, hanno favorito lo spiaggiamento in alcune zone della costa, in particolare quella ferrarese, di esigui quantitativi di pesce e organismi di fondo.
Recupero della motonave Gokbel
La motonave Gokbel, di bandiera turca, è affondata il 28 dicembre 2014, a circa 3 miglia dall’imboccatura del porto di Ravenna, a seguito di collisione con la motonave Lady Aziza, di bandiera Belize. Lo scafo si è adagiato sul fondale ad una profondità di circa 14 metri. Per coordinare la rimozione del relitto e minimizzare i rischi di impatto sull’ecosistema marino circostante il ministero dell’Ambiente ha istituito un tavolo tecnico presso la Prefettura di Ravenna, a supporto della locale Direzione marittima, a cui ha partecipato attivamente anche la Struttura oceanografica Daphne. Le complesse operazioni di recupero della motonave si sono concluse il 18 agosto 2015 e il relitto ha lasciato la rada di Ravenna a rimorchio del rimorchiatore Marine Tug diretto in Turchia.