Si sono concluse le indagini della Guardia di Finanza di Forlì nei confronti del promotore finanziario che lo scorso mese di marzo si era presentato, in lacrime, alla sede del Comando di Forlì per confessare tutto prima di un gesto estremo. Infatti, V.S. promotore finanziario di 61 anni originario di San Piero in Bagno, in provincia di Forlì non ci voleva più tornare a casa, troppa era la paura mista alla vergogna per tutto quello che aveva fatto, e aveva chiesto ai finanzieri di poter restare in caserma. In condizioni psicologiche precarie aveva cominciato a raccontare tutto.
Le indagini della Guardia di Finanza di Forlì, dirette della locale Procura della Repubblica nella persona del sostituto procuratore dott. Filippo Santangelo si sono concluse con la notifica dell’avviso di fine indagini preliminari che porterà al rinvio a giudizio.
La vicenda ha avuto origine quando il professionista si era presentato una domenica mattina di marzo scorso alla Guardia di Finanza di Forlì chiedendo conforto ai militari per la sua irrefrenabile spinta verso il gioco d’azzardo e distrutto dai sensi di colpa per aver tradito la fiducia di tutti i suoi clienti, soprattutto parenti e amici. La stessa moglie del promotore, totalmente ignara della patologia del marito, veniva informata telefonicamente da questo davanti ai finanzieri.
Milioni di euro tra denaro contante, assegni e bonifici erano finiti nelle tasche di V.S. che ha ingannato i suoi clienti producendo egli stesso la documentazione attestante gli investimenti e falsificando i loghi di note società finanziarie, che poi inviava a mezzo posta ai clienti. Per carpire la fiducia degli investitori e non destare sospetti, il promotore si recava periodicamente in Milano, città ove hanno sede gli istituti bancari e le società di investimento con i quali risultavano sottoscritti i falsi investimenti, appositamente per spedire le rendicontazioni periodiche, tanto da rassicurare anche i clienti più diffidenti.
Solo i primi “fortunati” investitori sono riusciti a riottenere il capitale e gli interessi maturati, che il promotore riconosceva anche al 20% delle somme investite, al solo fine di alimentare la sua fama ed il passaparola. Sono 70 i soggetti truffati, tra cui imprenditori, commercialisti, notai, avvocati e gente comune. Tra i casi più eclatanti quello di una pensionata di 71 anni della provincia di Arezzo, il cui marito professore era stato docente di ragioneria proprio del V.S. ai tempi delle scuole superiori e che negli anni aveva affidato al promotore circa 730 mila euro.
Ma la febbre del gioco ha distrutto anche i familiari più stretti: è il caso del cognato che ha visto svanire nel nulla i circa 600 mila euro affidati al promotore per investirli a nome delle figlie, nipoti del professionista.
A chi invece chiedeva la restituzione delle somme quando ormai era troppo tardi, il promotore con freddezza chiedeva tempo rappresentando le difficoltà a disinvestire fantomatici titoli obbligazionari o pacchetti di investimento vincolati a scadenze future.
Complessivamente ammonta a 9 milioni e 400 mila euro la somma di cui il promotore si è indebitamente impossessato e che ha letteralmente bruciato in una nota casa da gioco, oltre alle spese per viaggi, auto di lusso e bella vita.
Per raggirare la normativa antiriciclaggio, l’indagato aveva escogitato un ingegnoso sistema che gli consentiva di utilizzare i titoli raccolti dagli investitori direttamente nella casa da gioco. Infatti, a partire dal 2011, il promotore richiedeva ai risparmiatori l’emissione di assegni circolari intestati a due sigle societarie che sono risultate riconducibili al Casinò da egli assiduamente frequentato. Gli ignari investitori accettavano di intestare i propri assegni ad acronimi che, ironia della sorte, se digitati sui motori di ricerca, riconducevano a società finanziarie, tanto da rassicurare ulteriormente i risparmiatori. In realtà quegli acronimi erano le iniziali della casa da gioco ove il professionista sperperava i titoli. In altri casi il promotore chiedeva di intestare gli assegni a persone fisiche che
sono risultati essere dipendenti del Casinò stesso. Il valore complessivo dei titoli intestati direttamente alla casa da gioco ammonta a circa 2 milioni di euro.
I conseguenti accertamenti presso il Casinò hanno consentito di riscontrare violazioni alla normativa antiriciclaggio e contestare la violazione di omessa segnalazione di operazioni sospette per complessivi euro 3.618.400 con una sanzione prevista fino al 40% dello stesso importo.