Dedicato al tema ereditare, il festivalfilosofia 2015, in programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 18 al 20 settembre in 40 luoghi diversi delle tre città, mette a tema la diffusa percezione che si sia interrotta una continuità culturale, tanto nei rapporti tra le generazioni, quanto nella trasmissione dei saperi e dei valori. La quindicesima edizione del festival prevede lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche. Gli appuntamenti saranno quasi 200 e tutti gratuiti.
Il festival è promosso dal “Consorzio per il festivalfilosofia”, di cui sono soci i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Provincia di Modena, la Fondazione Collegio San Carlo di Modena, la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
Piazze e cortili ospiteranno oltre 50 lezioni magistrali in cui maestri del pensiero filosofico si confronteranno con il pubblico sulle varie declinazioni contemporanee dell’ereditare: dagli attuali cambiamenti nelle forme della trasmissione culturale, ai mutati rapporti fra le generazioni; dal ruolo del patrimonio storico-artistico per la memoria all’urgenza educativa, nella scuola e non solo; dallo statuto – anche economico – del debito, alle frontiere dell’ereditarietà genetica, fino alla responsabilità verso le generazioni future che erediteranno il pianeta.
Quest’anno tra i protagonisti si ricordano, tra gli altri, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Gianrico Carofiglio, Roberto Esposito, Umberto Galimberti, Tullio Gregory, che fa parte del Comitato scientifico del Consorzio, Michela Marzano, Salvatore Natoli, Federico Rampini (lectio Rotary), Massimo Recalcati, Stefano Rodotà, Chiara Saraceno, Carlo Sini, Gustavo Zagrebelsky e Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio. Nutrita la componente di filosofi stranieri: tra loro i francesi Jean-Luc Nancy, François Hartog, François Jullien e Marc Augé, che fa parte del comitato scientifico del Consorzio; i tedeschi Aleida Assmann, Jan Assmann e Christoph Wulf, i britannici Zygmunt Bauman e Richard Sennett, l’americano Robert Darnton, l’indiana Vandana Shiva.
Il programma filosofico del festival propone anche la sezione “la lezione dei classici”: esperti eminenti commenteranno i testi che, nella storia del pensiero occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema dell’ereditare, dalla lezione di disobbedienza di Socrate alla dottrina del tempo di Aristotele e a quella della memoria di Agostino. Per misurare la rilevanza del tema nell’epoca contemporanea cruciale è lo snodo di Sull’utilità e il danno della storia per la vita di Nietzsche, così come Materia e memoria di Bergson con la sua concezione della durata. Se Essere e tempo di Martin Heidegger pone la temporalità al cuore del discorso filosofico novecentesco, I sommersi e i salvati di Primo Levi passa contropelo gli stereotipi della testimonianza.
Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma creativo coinvolge performance e conversazioni che avranno per protagonisti Massimo Bottura e Marino Niola, Lella Costa, Chiara Gamberale e Paolo Di Paolo, Valerio Massimo Manfredi, Neri Marcorè, Moni Ovadia, Arrigo Sacchi. Nutrito anche il programma musicale (tra cui spiccano il concerto di Danilo Rea e la serata di canzoni e parole con Niccolò Fabi). Non mancheranno i mercati di libri e le iniziative per bambini e ragazzi.
Oltre trenta le mostre proposte in occasione del festival, tra cui una personale di Carlo Mattioli e una di Franco Guerzoni (con il sostegno del Gruppo Hera), una grande collettiva di arte contemporanea, soprattutto americana (con il sostegno di Confindustria Modena), una sulle recenti acquisizioni nelle collezioni fotografiche di Fondazione Fotografia, una sui processi di industrializzazione alimentare per come sono rappresentati nelle figurine, una sul progetto perduto per la Collegiata di Carpi, e una sugli scavi del Tempio di Minerva a Montegibbio presso Sassuolo.
E, accanto a pranzi e cene filosofici ideati dall’Accademico dei Lincei Tullio Gregory per gli oltre ottanta ristoranti ed enoteche delle tre città, nella notte di sabato 19 settembre è previsto il “Tiratardi”, con iniziative e aperture di gallerie e musei fino alle ore piccole.
LE SFIDE DELLA TRASMISSIONE CULTURALE
Il nostro tempo è reso inquieto dal senso di una interruzione di continuità culturale che pare spezzare la catena tra le generazioni ed erodere ogni forma di trasmissione. L’articolazione tra passato, presente e futuro ha perduto evidenza, mentre l’accelerazione, trainata dalle tecnologie, genera uno squilibrio tra esperienza e attesa che ci rende “prigionieri del presente”, tanto ansiosi di previsioni e innovazioni, quanto preoccupati di conservare la tradizione.
A partire dall’analisi dell’esperienza del tempo e della memoria culturale, il lavoro dell’edizione fornirà riflessioni per riformulare l’opposizione tra tradizione e innovazione, eredità e cambiamento, autonomia individuale e retaggio.
Strutturato per gruppi di questioni, il programma filosofico porterà pertanto in primo piano un lessico concettuale a più voci dove si confronteranno prospettive filosofiche plurali e anche divergenti.
1. Il senso del tempo
La prima pista apre il cantiere del tempo e della memoria come orizzonte nel quale far emergere i rapporti tra passato, presente e futuro. François Hartog mostrerà come nell’attuale “regime di storicità” viga un primato del presente per cui ci si accosta al passato non per segnarne una distanza storica, ma per farne un uso sociale. Remo Bodei (Presidente del Comitato scientifico del festivalfilosofia) mostrerà d’altro canto la natura paradossale tra le dimensioni del tempo, sottolineando come l’idea cumulativa e progressiva sia solo una tra tante, perché spesso il tempo non passa (ad esempio in molti fenomeni psichici) o viceversa è elastico e sovrappone le sue dimensioni, come quando si progetta un futuro o si modifica l’effetto di un passato, ad esempio perdonando o riconciliandosi. Anche la meccanica quantistica, di cui discuteranno Mauro Dorato e Vincenzo Barone, propone un modello per il quale il tempo con le sue dimensioni è un’illusione, inesistente in natura, segnalando così una sfasatura tra il tempo della fisica e quello dell’esistenza (in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare).
Su un piano più politico e antropologico, l’assottigliamento del rapporto col passato è evidente nell’interconnessione istantanea della rete, in cui le esperienze cosiddette social sembrano in realtà essere forme di solitudine, come segnaleranno in un dialogo Zygmunt Bauman ed Ezio Mauro.
Benché si dia senso culturale del tempo solo entro configurazioni collettive, esse si ripercuotono sulle esperienze individuali e mobilitano speciali virtù, che declinano la condotta in relazione al tempo. Una di esse è certamente la “perseveranza” di cui tratterà Salvatore Natoli.
2. Generazioni
Al cuore dell’esperienza contemporanea vi è la percezione di una crisi nei rapporti tra generazioni, qualitativamente diversa dai conflitti e dalle “incomunicabilità” che pure hanno segnato in passato il rapporto tra giovani e adulti: prefigura invece una vera e propria interruzione nella trasmissione sociale. Si è peraltro di fronte a generazioni i cui confini sono mobili e inediti, perché le “età della vita” sono cambiate rispetto alla concezione classica: ne parlerà Remo Bodei, mentre Umberto Galimberti si soffermerà su una tra le più enigmatiche (e più nuove) di esse, ossia l’adolescenza. L’urgenza della questione spinge d’altronde ad appellarsi a un nuovo “patto generazionale”, come farà Gustavo Zagrebelsky. In casi eccezionali ma, proprio per questo, significativi, il patto implicito decade e l’eredità non viene raccolta, anche in senso proprio, legale, come accade con i “beni vacanti” di cui Jean-Luc Nancy propone un’interpretazione filosofica.
Tra le soglie che è necessario varcare nel percorso della vita, Umberto Curi privilegerà il “diventare maggiorenni”, inteso kantianamente come una conquista di autonomia che presuppone l’uccisione del padre e l’emancipazione dalla tradizione. Viceversa, Marco Aime sottolineerà la novità della condizione contemporanea, nella quale la crescita e la maturazione paiono venire richieste senza il sistema di riti di passaggio che in altre culture e in passato segnava la transizione tra le varie fasi della vita.
Sospesa tra natura e cultura, la catena delle generazioni è organizzata da un lato dall’ereditarietà genetica che presiede alla trasmissione dei caratteri, di cui discuterà Edoardo Boncinelli, mentre dall’altro storicamente esprime differenti relazioni tra generi e generazioni: alle trasformazioni della famiglia contemporanea dedicherà il suo intervento Chiara Saraceno. Entro di essa prendono forma nuove esperienze simboliche e nuovi ruoli sociali, come nel caso delle madri (analizzate da Massimo Recalcati) e dei nonni (su cui si soffermerà Silvia Vegetti Finzi).
Il tema culturale della filiazione, cardine del rapporto tra generazioni, si inscrive anche entro un contesto teologico e biblico: Massimo Cacciari ne discuterà lo statuto storico e filosofico in un confronto tra interpretazioni.
3. Trasmettere-apprendere
Per garantire la propria continuità, le culture hanno elaborato molteplici meccanismi di trasmissione, tanto intellettuali, quanto pragmatici, tanto intenzionali, quanto involontari. Il terzo nucleo del programma filosofico è dedicato proprio ad articolare questo insieme di modi del trasmettere e dell’apprendere, partendo dalla constatazione che lo scenario contemporaneo offre due sfide alla trasmissione, dovute da un lato alla globalizzazione e dall’altro all’accelerazione. Della prima, e della necessità di una compiuta educazione al globalismo, si occuperanno Zygmunt Bauman e Christoph Wulf (quest’ultimo sottolineando come la diffusione di un “patrimonio culturale immateriale” possa favorire l’intercultura). Della seconda, per sottolineare come i processi neurofisiologici del cervello indichino una fondamentale “lentezza” riflessiva del pensiero umano, tratterà invece Lamberto Maffei.
Nel processo di tramissione è in gioco innanzitutto la questione stessa della verità, di cui si occuperà Nicla Vassallo mostrando come la testimonianza sia centrale nella trasmissione del sapere. Medium cruciale di trasmissione, luogo di scelta per antonomasia, sistema di ricordo e, per contro, strumento che determina l’oblio del “fuori testo” è certamente la scrittura, la cui esperienza sarà al centro dell’intervento di Marc Augé, che è membro del Comitato scientifico del festivalfilosofia. Complesso sistema di negoziazione, essa implica comunque sempre un trasferire (tradere) che ammonta anche a un atto di traduzione, come mostrerà Tullio Gregory, anch’egli membro del Comitato scientifico del festivalfilosofia.
Tra le modalità con cui si trasmettono valori, capacità e saperi, una è quella che presceglie un maestro da seguire, di cui è modello la sequela di Gesù discussa da Enzo Bianchi. Altre forme più orizzontali e cooperative saranno discusse da Richard Sennett in una disamina delle culture del lavoro. Talvolta il maestro, con il suo esempio, può insegnare anche l’arte della disobbedienza al potere, come ha fatto Socrate, divenuto un modello della resistenza etica contemporanea (ne parlerà Simona Forti).
4. Cultural Heritage
Il lavoro di plasmazione del passato, nel quale esso viene valutato per farne un modello canonico e viene selezionato per stabilire cosa debba venire conservato, è evidente nel concetto di “patrimonio culturale” e nelle politiche che esso implica. È questo l’insieme di questioni sollevato dalla quarta pista tematica del programma.
Premessa teorica generale è l’idea di “memoria culturale” avanzata da Aleida Assmann, che illustrerà il funzionamento del ricordo collettivo; talora, come le farà eco Jan Assmann, nella forma di un ritorno del rimosso (emblematico il caso della ripresa mosaica del culto monoteistico, promosso originariamente dal faraone Akhenaton, ma poi cancellato dalla memoria egizia). Una “storia della memoria”, in questo caso attraverso la ricezione di un motivo figurativo, è quella che Philippe Daverio dedicherà al mito di Enea, irradiando la sua lezione a partire dal gruppo scultoreo del Bernini che costituisce anche l’immagine ufficiale di questa edizione del festival.
Da questa mossa discendono una serie di aspetti, tra i quali l’idea che la memoria è sempre mediatizzata, essendo di per sé un medium (ne discuterà Paolo Jedlowski), e che la cultura e il tempo possono rendere i singoli inconsapevoli del contenuto di verità di quanto ricordano e testimoniano, come mostrerà Gianrico Carofiglio in un intervento a partire dal campo letterario e dall’esperienza del legal thriller.
Mai passivamente ricevuta, ma sempre continuamente reinventata, la tradizione non può dunque mai essere letta semplicemente come una difesa delle radici (Maurizio Bettini discuterà gli abusi della memoria pubblica connessi a questa metafora). A volte, anzi, il superamento delle tradizioni ereditate diventa occasione per recuperare potenzialità perdute, come mostrerà Alberto Melloni parlando delle nuove forme d’amore possibili a seguito della crisi del matrimonio istituito con il Concilio di Trento.
Anche il patrimonio storico-artistico, in cui si condensano spesso le più solide istanze di identità collettiva e nazionale, non può sfuggire alla necessità di ritrovare una «significazione contemporanea» che ne valorizzi l’utilità pubblica (come mostrerà Simone Verde). Ciò anche accogliendo la sfida delle nuove tecnologie e cogliendone l’opportunità, come per esempio nel caso della digitalizzazione dei beni librari, di cui Robert Darnton discuterà le prospettive relative all’accesso al sapere e ai processi di democratizzazione.
Non solo processo mentale, la dimensione inventata delle tradizioni è evidente anche nel contesto materiale delle politiche urbanistiche e architettoniche, come mostrerà Livio Sacchi discutendo il caso emblematico della islamizzazione dell’architettura contemporanea nei Paesi arabi.
5. Debito
La quinta pista tematica parte dal riconoscimento che l’eredità si configura spesso come un debito, non solo economico ma di vita, spesso inestinguibile, per cui non si può mai restituire (al passato o ai genitori) tutto quel che è servito per renderci ciò che siamo.
Roberto Esposito traccerà i contorni fondamentali di questo tema mostrando il nodo teologico-politico che lega il debito alla colpa e che apre la possibilità di un dominio sulla vita di cui c’è ancora traccia nell’attuale scenario economico. Da una prospettiva più propriamente antropologica, Pier Giorgio Solinas mostrerà come il debito preceda il denaro perché è incluso in quell’azione simbolica rituale che indica l’indebitamento della vita nei confronti della morte. Analogamente, ma situandosi nel campo della scrittura, Carlo Sini sosterrà che essa comporta un debito costitutivo, che la pura volontà di verità non può mai “corrispondere”. Sarà Federico Rampini (nella Lectio Rotary) a discutere il rapporto tra moneta e debito e le conseguenze della crisi economica, tanto nella finanza, quanto per la vita quotidiana.
I debiti col proprio passato, nonché la necessità di farci i conti per riconciliarsi con se stessi, saranno invece il tema dell’intervento di Michela Marzano.
6. Ereditare il pianeta
Solo un’illusione ottica ci fa pensare che l’eredità abbia a che fare con il passato, mentre essa invece riguarda prevalentemente l’avvenire, come è evidente nel caso della responsabilità collettiva per la salvaguardia del pianeta, da consegnare in lascito alle generazioni future. È questo il sesto nucleo tematico del programma.
Responsabilità di tutti, il pianeta è prima di tutto un bene comune, il cui ecosistema climatico deve essere tutelato mettendo a frutto le acquisizioni della meteorologia e delle scienze del clima, di cui parlerà Costante De Simone.
Per questa sua caratteristica, non può essere posseduto da alcuni, né la terra può essere vincolata a brevetti sulla semina: Vandana Shiva sosterrà in questa chiave i diritti di libertà per tutti i coltivatori. Per converso, Stefano Rodotà mostrerà che altrettanto universale è il diritto al cibo, perché attraverso l’accesso all’alimentazione passa la definizione stessa di dignità e cittadinanza.
In confronto con il pensiero cinese antico, François Jullien mostrerà d’altro canto come il nutrimento vitale si riferisca a un processo che oltrepassa la dicotomia tra anima e corpo.
7. La lezione dei Classici
Completerà il programma filosofico la sezione “Lezione dei classici”, secondo la formula sperimentata con successo a partire dal 2009: grandi interpreti del pensiero filosofico discutono le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema dell’ereditare.
Mario Vegetti commenterà l’Apologia di Socrate di Platone per fare emergere come, in questo processo a un maestro, emerga un paradigma nel rapporto tra il filosofo e la città.
La Fisica di Aristotele sarà discussa da Enrico Berti per mostrare come in quest’opera si definisca una dottrina del tempo che, mettendo a tema la sua relazione con l’anima, prepara le condizioni per immettere nel campo della memoria. A una concezione della memoria di lunghissima durata nella storia della filosofia, quella presentata nelle Confessioni di Agostino, sarà quindi dedicata la lezione di Maria Bettetini.
Gli esiti contemporanei della riflessione su tempo, storia e memoria saranno meglio comprensibili focalizzando l’attenzione sull’opera di Nietzsche Sull’utilità e il danno della storia per la vita (commentata da Marco Vozza), dove si trova forse la più potente critica della rappresentazione monumentale del passato. Rocco Ronchi si concentrerà viceversa su Materia e memoria di Henri Bergson, per ricostruirne l’idea di «durata creatrice», mentre Donatella Di Cesare discuterà Essere e tempo di Martin Heidegger, ossia l’opera che ha posto la temporalità al cuore del discorso filosofico novecentesco.
La costruzione culturale della testimonianza e il rischio che i suoi «stereotipi» ne minino la funzione è uno dei temi de I sommersi e i salvati di Primo Levi, che verrà discusso da Marco Belpoliti.
MOSTRE, INSTALLAZIONI, MUSICA E NARRAZIONI: LA TRADIZIONE DEL NUOVO
1. Il senso del tempo
Sempre inquadrate in “regimi di storicità”, le dimensioni del tempo si configurano in modi plurali e complessi, dando vita a relazioni tra passato, presente e futuro talvolta sfasate e, in questa circolare sovrapposizione, sempre creative.
Pittore per antonomasia del lavoro del tempo, di cui ha portato nello spazio dell’arte la tensione tra costruzione e cancellazione, permanenza e lacuna, memoria e oblìo, Franco Guerzoni esibisce in “Fueros” il lavoro della memoria sulla propria personale traiettoria di ricerca. Grandi lavori recenti sono accostati ad alcuni esiti appartenenti a cicli dei primi anni Settanta, una stagione dimenticata di vagabondaggi con Luigi Ghirri e come rimossa, che ritorna come i “fueros”, i resti riemersi di cui Freud ha fatto la teoria (Modena, Palazzo Santa Margherita, curatore: Pier Giovanni Castagnoli. Produzione: Galleria Civica di Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Con il sostegno di: Gruppo Hera).
Parallela alla mostra è la conversazione “Fueros e relitti” in cui Franco Guerzoni dialoga con il “suo” critico Pier Giovanni Castagnoli ricostruendo le traiettorie della propria opera (Modena, Palazzo Santa Margherita, Chiostro, sabato 19 settembre, ore 21,00).
Il dialogo con la pittura antica e con le reliquie del tempo è evidente anche in “Riprese”, la mostra che documenta il processo creativo di Carlo Mattioli, sempre filtrato attraverso il deposito della memoria immaginativa e persino affidato a interventi compositivi su superfici già segnate da una vita precedente: libri, carte, legni antichi usati come supporti per nuove immagini (Sassuolo, Palazzo Ducale di Sassuolo, Promossa da: Galleria Estense di Modena – Palazzo Ducale di Sassuolo e Comune di Sassuolo in collaborazione con lo Studio Museo Carlo Mattioli).
Analogo gesto è quello compiuto da Luigi Ontani nelle sue immersioni nella lunga durata dell’arte. La mostra “Extralibris. Libri d’artista e cataloghi” esibisce questa operazione quasi rituale, per cui ogni opera di Ontani è eseguita mediante un’esplicita citazione, un “d’après” di qualcosa d’altro, ma è, al contempo e inconfondibilmente, fatta “alla maniera di” Ontani, un unicum in cui soggetto e oggetto si confondono in maniera totalmente e giocosamente diversa, con interventi continui sui libri, sdrammatizzati da una calligrafia virtuosistica e decorativa (Modena, Palazzo dei Musei, produzione: Biblioteca Civica d’Arte Luigi Poletti).
In “Il manichino della storia. L’arte dopo le costruzioni della critica e della cultura” emerge il modo in cui la critica e l’organizzazione del mercato hanno tentato di catturare un divenire accelerato che ostenta sempre il superamento di un movimento artistico sull’altro, quasi che l’arte non fosse che “la serva stagionale del nuovo”, il manichino a cui far indossare l’ultimo guardaroba alla moda. Con oltre 40 artisti e 90 opere, realizzate negli ultimi tre decenni, soprattutto in ambito newyorkese, la mostra kolossal testimonia la direzione niente affatto provinciale del collezionismo locale (Modena, Manifattura Tabacchi, a cura di Richard Milazzo. Produzione: Comune di Modena, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con Regione Emilia-Romagna, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Apt Regionale. Organizzazione: Galleria civica di Modena).
“Il Tempio immaginato. Alla ricerca del progetto di Baldassarre Peruzzi per la Collegiata di Carpi” esibisce un “futuro passato”, ovvero quello immaginato da un progetto cinquecentesco mai compiutamente realizzato. In questa appassionante caccia alla cattedrale esistita nella mente del suo progettista, la mostra si avvale anche delle tecnologie informatiche per tentare una ricostruzione del modello ligneo che sarebbe dovuto servire come plastico per la realizzazione dei lavori (Carpi, Musei di Palazzo dei Pio, a cura di: Andrea Giordano, Manuela Rossi, Elena Svalduz).
Una forma di eternità è quella raffigurata nelle opere di Tobia Ravà, che in “Codici trascendentali. Eternità e temporalità delle cose” stende fitte sequenze numerologiche su oggetti di uso quotidiano facendo emergere l’ermetica rete di immanenza con la quale essi attraversano il tempo (Carpi, Darkroom, SilmarArtGallery, curatrice: Chiara Iemmi).
Altro contesto di un tempo senza origine è quello della mostra “Mondi d’ombra. Memorie senza origine”, in cui, nelle opere di Olga Czewska, l’ombra pare emanciparsi dalla sua fonte materica, facendo emergere forme fluttuanti e immemoriali, enigmatiche e sospese tra luce e buio (Modena, Galleria phBroking e Atelier Mies).
Con “Nel tempo del Finemondo” siamo condotti nella zona misteriosa ed enigmatica del mondo interiore di Carlo Zinelli, artista irregolare e singolarissimo. Segnato dalla perdita della comunicazione linguistica e dal distacco dalla realtà esterna, fu avviato alla pratica dell’arte dallo psichiatra Mario Marini, fondatore dell’atelier di arte terapia nel Manicomio di Verona e successivamente a Villa Igea di Modena. In immagini sprofondate nella memoria personale dell’artista si ritrova la via espressiva e ancestrale del ritmo compositivo e dell’armonia cromatica (Modena, curatrice: Lorenza Roverato, a cura di: Galleria D406 fedeli alla linea, in collaborazione con: Escomarte, Moduli d’Arte, Villa Igea, Fondazione Zinelli, Eredi Marini).
2. Generazioni
Sequenza ininterrotta di viventi, le generazioni sono frutto della storia nel senso che ogni epoca ridefinisce non solo i rapporti tra di esse, ma anche i confini tra le differenti “età della vita”.
Presso il Palazzo dei Musei una serie di mostre articola un medesimo concept, ovvero l’iconografia dei rapporti tra generazioni con le sue sequenze genealogiche, sia essa pittorica o miniata in illustrazioni di libro. Presso la recentemente riaperta Galleria Estense, la mostra “Generazioni dipinte. A partire dall’Autoritratto con Anna di Carlo Mattioli” irradia da questo “ospite illustre” piste tematiche che riconnettono al dipinto contemporaneo molte opere del patrimonio della Galleria dedicate al tema familiare e genealogico delle generazioni (sabato e domenica visite guidate gratuite). “L’illustrazione della dinastia. Genealogie celebrative estensi”, presenta manoscritti miniati, codici, volumi – spesso corredati di tavole araldiche e incisioni con i ritratti dei duchi e gli apparati cerimoniali che accompagnavano i matrimoni e le nascite – per attestare l’instancabile lavoro di illustrazione e legittimazione dell’antichità e continuità del casato estense (Modena, Biblioteca Estense, curatrici: Annalisa Battini, Milena Luppi, Milena Ricci). Per converso, “Cognome e nome. Registri e genealogie estensi” presenta fondi “demografici” d’archivio, preziosi documenti, spesso sontuosamente istoriati, in cui, accanto a liste ed elenchi di cittadini e magistrature, non mancano registri di famiglie blasonate con ricco corredo iconografico di stemmi (Modena, Archivio storico comunale, curatrice: Franca Baldelli).
La mostra “Testamenti di grandi Italiani” raccoglie testamenti originali e in riproduzione di grandi personalità (da Cavour a Garibaldi, da Caruso e Pirandello), per mostrare come, in questo atto di eredità per eccellenza, la continuità tra le generazioni si realizzi anche per gli effetti pubblici e duraturi che tali lasciti morali hanno sulle loro comunità di riferimento (Modena, Palazzo comunale, Sala del Fuoco e Sala del Vecchio Consiglio, A cura di: Consiglio Nazionale del Notariato).
Sette generazioni di musicisti: tanti ne conta la dinastia dei Bach, cui il concerto realizzato da Grandezze & Meraviglie Festival Musicale Estense rende omaggio, mostrando gli impulsi a innovazioni e rivoluzioni nel passaggio tra padri e figli o all’interno di scuole musicali, come nel caso di Corelli e del suo discepolo Handel: “Padri & figli. Famiglie e scuole musicali” (Modena, Chiesa di San Bartolomeo, sabato 19 settembre, ore 21).
Altra filiazione non solo biologica, ma anche artistica e musicale, è quella riconosciuta da Alberto Bertoli nei confronti del padre Pierangelo. In “Di padre in figlio” verrà presentato in anteprima nazionale il docufilm “Una vita a muso duro”, dedicato dalla RAI a Pierangelo: la proiezione sarà preceduta da una conversazione tra Alberto Bertoli e l’ideatore del film, Giancarlo Governi (Sassuolo, Piazzale della Rosa, sabato 19 settembre, ore 19,30).
Passaggi generazionali sono anche quelli di “Padri e figli spa. Interviste sull’eredità imprenditoriale”, la mostra a cura di Confindustria Modena – Gruppo Giovani Imprenditori che in interviste a figure esemplari della vita imprenditoriale modenese mostrerà come “eredi della ditta” non si nasce, ma semmai si diventa (Modena, Complesso culturale San Paolo).
Percorsi di crescita spesso singolari, che avvengono entro forme di famiglia e di familiarità specialissime, sono quelli di molti dei personaggi dei romanzi di Chiara Gamberale, che discuterà questi temi in “Come si diventa grandi. Racconti di generazioni e nuove famiglie” sollecitata dalle domande di Paolo Di Paolo (Carpi, Piazza Martiri, venerdì 18 settembre, ore 21,00).
Le aspettative di una generazione orfana del proprio passato ma tenacemente in cerca di crescere e “partorire” buone idee saranno cantate e raccontate da Niccolò Fabi in “Padri di buone idee. Canzoni e parole”, una serata di musica e racconti con il cantautore romano (Carpi, Piazza Martiri, venerdì 18 settembre, ore 22,00).
Alla generazione cresciuta prima del digitale, è dedicata la conversazione semiseria e musicale “L’ultima generazione analogica”, in cui Neri Marcorè, tra canzoni e parole, ricostruirà con tono umorale e umoristico il mondo di musiche, fumetti, narrazioni e tivù che esisteva prima che il digitale risucchiasse tutto nel suo eterno presente (Modena, Piazza Grande, sabato 19 settembre, ore 22,00).
La generazione jazz, con il contesto dei favolosi e rivoluzionari anni Sessanta in America, è al centro della conversazione tra Franco Fontana e Guido Harari, imperniata sulla figura di Art Kane in occasione della donazione alla Galleria Civica di Modena di una sua foto del 1958 ritraente Louis Armstrong (Modena, Palazzo Santa Margherita, Chiostro, venerdì 18 settembre, ore 21,00).
Le vicende di generazioni di emigranti italiani del Novecento sono al centro del concerto “Verso un nuovo mondo. Migrazioni musicali”, messo in scena dall’Orchestra regionale dell’Emilia-Romagna (Sassuolo, Piazza Garibaldi, venerdì 18 settembre, ore 21,30, in collaborazione con: Fondazione Arturo Toscanini).
La relazione generativa e i passaggi di madre in figlia sono tema dei lavori di Federica Poletti esposti nella mostra “Passaggi di luce. Transiti generazionali”, che mette in luce il continuo infinito del transito tra generazioni (Modena, Galleria ArtEkyp Open Studio, curatrice: Francesca Baboni).
L’albero delle genealogie, quello vero vegetale ma anche quello metaforico delle sequenze familiari, nonché i semi su cui si sono basati gli studi spartiacque sui fattori dell’ereditarietà genetica, sono oggetto dei laboratori per ragazzi dai 10 anni in programma presso l’Orto Botanico di Modena: “Un gene tira l’altro” (venerdì 18, sabato 19 e domenica 20, ore 17,30) e “Come un albero” (sabato 19 e domenica 20, ore 10,30).
3. Trasmettere-apprendere
Nell’epoca presente la trasmissione culturale è sottoposta alla duplice sfida della globalizzazione e dell’accelerazione. Mostre e laboratori la colgono in due ambiti fondamentali, quello dell’educazione scolastica e quello più ampio del “processo di civilizzazione”.
Una delle forme di trasmissione più efficaci avviene nella lingua e nei libri. Al Libro per eccellenza, e alle sue traduzioni in diverse lingue, è dedicata la mostra “Dopo Babele. Traduzioni e lingue del Libro Sacro”, che presenta importanti edizioni del testo, tra cui spiccano la Bibbia miniata di Borso d’Este (nel facsimile edito da Franco Cosimo Panini) e la Bibbia poliglotta di Walton nell’esemplare che appartenne a Ludovico Antonio Muratori. A completamento del percorso, in tutte le tre giornate, alle ore 17.00, saranno celebrati in mostra i Vespri di rito bizantino, cantati in diverse lingue orientali (Modena, Chiesa di San Giovanni Decollato, a cura di: Arcidiocesi di Modena e Nonantola, con il sostegno di: BPER).
La mostra “Trasmettere. L’educazione ai saperi e agli affetti nella scuola” allestisce due spazi d’aula di una scuola elementare per ricreare il luogo della trasmissione culturale per eccellenza, dove si apprendono i fondamenti del sapere, del leggere e far di conto, e si realizza l’obiettivo primario della formazione civica, intellettuale e morale (Modena, Complesso San Paolo, a cura di: Associazione Amici del Sigonio).
Educazione alla memoria e alla consapevolezza civile si ritrovano nel concerto “Eredità esemplari. Il lascito morale delle vittime”, una selezione di brani musicali di diverse epoche e contesti in cui si narrano le gesta di personaggi che, sacrificandosi, hanno lasciato un insegnamento morale per il futuro (Modena, Piazza Pomposa, domenica 20 settembre, ore 21,00, a cura di: Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie – Coordinamento di Modena).
Scuola di vita e di etica è anche lo sport, in questo caso il calcio: in “Mister e master. Il calcio come scuola di vita” un allenatore dal formidabile palmarès come Arrigo Sacchi racconterà come allenare una squadra vuol dire anche trasmettere valori (Sassuolo, Piazza Garibaldi, domenica 20 settembre, ore 21,00).
A maestri del nostro tempo, personaggi carismatici e talentuosi che, ciascuno nel proprio campo, hanno aperto una strada e segnato un cammino per chi viene dopo è dedicata anche la rassegna di docufilm “The Master. Lezioni di vita e di lavoro”, curata da Alberto Morsiani. Al venerdì sono in programma Il gesto delle mani (di Francesco Clerici, Italia 2015, 77’, ore 19,30) dedicato alla scultura di Velasco Vitali, e Messi. Storia di un campione (di Alex de la Iglesia, Spagna 2014, 93’, ore 21,30), che presenta come in un prisma personalità e talento della “Pulce” del Barça. Sabato 19 sono in programma Il regno dei sogni e della follia (Giappone 2013, 118’, ore 19,30), con cui Mami Sunada ci conduce all’interno dello studio di produzione di Hayao Miyazaki, L’orologio di Monaco (di Mauro Caputo, Italia 2014, 63’, ore 21,45), che racconta l’albero genealogico dello scrittore Giorgio Pressburger, e Going Clear. Scientology e la prigione della fede (di Alex Gibney, USA 2015, 119’, ore 23,00). Domenica 20 sono in programma Il nemico. Un breviario partigiano (di Federico Spinetti, Italia 2015, 80’, ore 20,00), che ripercorre carriera ed esistenza di Federico Zamboni, fondatore dei CCCP e CSI, e Cobain. Montage of Heck (USA 2015, 132’, ore 21,30), un viaggio nell’intimità e nella carriera dell’ultima star maledetta del rock (Modena, a cura di: Associazione Circuito Cinema, Sala Truffaut).
A una pratica dell’educazione e della trasmissione del sapere più laboratoriale e collaborativa sono dedicate le iniziative del Gruppo Pleiadi. In tre appuntamenti dedicati rispettivamente alla trasmissione del codice genetico, della memoria e dell’energia, i laboratori per ragazzi si prefiggono di far conoscere per via sperimentale i modi in cui la Natura si replica e si trasmette (Sassuolo, Villa Giacobazzi, Biblioteca per ragazzi Leontine, venerdì 18 settembre ore 16 e 17; sabato 19 ore 16 e 17; domenica 20 ore 10-11 e 16-17).
Tra i vettori informazionali che fanno bene all’esistenza ci sono le storie: raccontarle fa trovare, e a volte ritrovare, le parole e insegna l’arte di una memoria condivisa, come in “A ritrovar le storie”, lo spettacolo messo in scena dal TeatrO dell’Orsa (Modena, Biblioteca Delfini, sabato 19 settembre, ore 19,00 e 21,00).
Quasi a prologo, il laboratorio di gioco e narrazione Conta che ti conto presenta un grande gioco dell’oca: il tiro dei dadi immette in caselle di parole che liberano domande, ricordi e memorie condivise. Un gioco dove vince chi sa ascoltare e raccontare (dai 6 anni, Teatro dell’Orsa, Modena, Biblioteca Delfini, Sabato 19 settembre ore 18.00 e ore 20.00).
Sempre ai bambini, in questo caso alle avventure della disobbedienza, che fa rima con penitenza ma a volte porta a fare grandi scoperte, sono dedicati i laboratori “No eppoi no!” (Modena, Complesso culturale San Paolo, a cura di Memo e Zero in condotta, sabato 19 settembre ore 15-18, domenica 20 ore 10-12).
L’educazione militaresca che in passato si conduceva all’interno degli istituti di scuole primarie gestiti da religiose è richiamata dall’installazione “Spade da 5. L’educazione di una scuola delle suore” di Zazzarootto: le spade giocattolo incarnano questa duplice natura ludica e bellica, in una mensa scolastica che ricorda un rancio militare, coi bambini schierati che aspettano il via della suora “come centometristi sull’attenti” (Modena, Galleria EinMal).
Il lavoro di formazione che costruisce la personalità intellettuale e morale degli individui si inscrive in un più ampio e involontario processo di civilizzazione di lunga durata, dove il disciplinamento dei corpi e delle anime si esprime in codici di comportamento come quelli del galateo e delle buone maniere, sui quali la mostra “US – Usi sociali. La prova dei costumi” raduna molti documenti, focalizzati sulle regole d’abbigliamento (Modena, Galleria d’Arte La Darsena, curatori: Angela Balestri, Siro Leonelli).
Un insieme di attività a cura di Castello dei Ragazzi e Centro Zaffiria propone installazioni, laboratori e letture che reinventano l’atelier e le opere della protagonista dell’avanguardia Sonia Delaunay (1885-1979): ne emerge il lato attivo, negoziabile, della trasmissione. “La bottega reinventata” propone la realizzazione di un’installazione collettiva di abiti e forme colorate (Carpi, Palazzo dei Pio, Cortile d’Onore, sabato 19 e domenica 20 settembre, ore 16-19), mentre, nello stesso luogo e agli stessi orari, “Colori in scena” propone a bambini e ragazzi un percorso di narrazioni e musica che li guida nella realizzazione di grandi tavolozze, da montare a rotazione su appositi pannelli e da fotografare per serbarne ricordo. In Piazza Garibaldi (sabato 19 e domenica 20 settembre, ore 10,30-13 / 17-19) letture a tema aiutano a ricostruire “L’immaginario fiabesco di Madame Delaunay”, mentre, nello stesso luogo e negli stessi giorni, dalle 16 alle 19, “La bottega delle forme” propone laboratori di design, architettura e moda ispirati all’opera dell’artista.
Il gioco delle connessioni (di idee, di date, di genere, di stile) che possono unire brani musicali portando molto lontano è al centro di “6 gradi ereditati” il gioco musicale di AltreVoci Ensemble curato da Fondazione Gioventù Musicale d’Italia – sede di Modena (Modena, Piazza Pomposa, venerdì 18 settembre, ore 21,00).
4. Cultural Heritage
Canonizzare e conservare il passato, tutelandolo entro enti come i musei, è uno dei sensi fondamentali del processo dell’ereditare, di cui è opportuno segnalare la dimensione costruita, inscritta in pratiche e politiche di memoria dalla sempre più stringente valenza pubblica.
Il “canone” dei beni culturali è ricavabile dalla lista dei siti che l’Unesco ha proclamato patrimonio dell’umanità per il loro «valore eccezionale universale», come nel caso del complesso di Duomo, Torre Ghirlandina e Piazza Grande di Modena. L’installazione multimediale “Il sito Unesco di Modena. Un patrimonio da trasmettere” ne rende possibile un’esperienza al contempo informativa ed espansa grazie alle tecnologie digitali (Modena, Torre Ghirlandina, a cura di: Coordinamento del Sito Unesco di Modena).
L’analisi del patrimonio monumentale ci rivela comunque che il rapporto degli artisti con il passato è stato spesso attivo e adattativo. Certamente questo è vero per l’epoca tardo-antica e medievale cui risalgono le “pietre di Modena”. Il percorso “Pietra su pietra. Il reimpiego dei materiali nel patrimonio Unesco di Modena”, intende rendere visibile la diffusa presenza di opere caratterizzate da varie tipologie di reimpiego, per cui elementi architettonici precedenti venivano riutilizzati a vario titolo in nuovi contesti di costruzione (Modena, Sito Unesco, Musei del Duomo, Lapidario Estense, A cura di: Museo Civico d’Arte – Coordinamento Sito Unesco, Musei del Duomo, Galleria Estense, venerdì 18 settembre ore 18.00, sabato 19 ore 11.00 e 18.00, domenica 20 ore 11.00).
A complemento di queste attività, la lettura di Marco Bertarini, “Doni miracolosi. L’avventura della costruzione del Duomo di Modena” racconta la storia meravigliosa narrata da una Relatio conservata nel locale Archivio Capitolare, imperniata sui vari interventi divini che avrebbero caratterizzato la costruzione del Duomo fin dal ritrovamento dei materiali utili alla sua edificazione (Modena, Giardino dei Musei del Duomo, venerdì 18 e sabato 19 settembre, ore 19).
A un’importante esperienza di recupero e tutela del patrimonio è dedicata anche la mostra “Minerva Medica. Un santuario romano a Montegibbio”, che presenta reperti e materiali video dedicati alla campagna di scavi che ha riportato alla luce, nei pressi di Sassuolo, un tempio romano dedicato alla dea, venerata qui per le sue virtù terapeutiche grazie ai benefici influssi delle acque, dei fanghi e delle polle di petrolio che le sono consacrati (Sassuolo, Galleria Paggeriarte, A cura di: Comune di Sassuolo, Soprintendenza per i beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena).
Ad Atena, precursore greco di Minerva, e ai suoi “rivestimenti” romani tra arte della strategia militare e custodia della giustizia è dedicata la conversazione “Il rivestimento di Atena. La dea da Atene a Roma”, con il campione di romanzi storici Valerio Massimo Manfredi (Sassuolo, Piazza Garibaldi, sabato 19 settembre, ore 22,00).
Ereditato dal passato, tutelato dal presente, consegnato al futuro, il patrimonio crescerà finché durerà il valore artistico. Lo si vede bene con la mostra “Fotografia contemporanea dall’Europa nord-occidentale. Un deposito da trasmettere”, con cui Fondazione fotografia di Modena presenta le sue recenti acquisizioni, mostrando come nelle sue collezioni si evidenzi il lavoro di selezione, classificazione e destinazione al pubblico (Modena, Foro Boario, curatore: Filippo Maggia).
Un mondo perduto da riesumare con l’atto vivificante della memoria è quello delle comunità khassidiche della diaspora ebraica, con la loro spiritualià metafisica e arguta e il loro patrimonio di narrazioni e storielle, in cui è depositata una saggezza molto umana e anti-idolatrica: rivivrà nell’interpretazione di Moni Ovadia nel monologo “Il registro dei peccati. Il mondo perduto della cultura khassidica” (Modena, Piazza Grande, venerdì 18 settembre, ore 22,00).
Più vicina è invece la parabola del “secolo breve” di cui la mostra-installazione “Cartoline dal Novecento” ricostruisce quattro diversi interni, corrispondenti a quattro diverse fase storiche, con il loro repertorio di oggetti, stili, gusti e memorie generazionali (Sassuolo, Piazzetta Posta Ducale, sabato 19 e domenica 20 settembre, ore 16,00-21,00, a cura di: Caritas diocesana di Reggio Emilia-Guastalla, Associazione NuovaMente).
In “La memoria del fuoco”, viceversa, si farà rivivere il sapere tradizionale della ceramica raku tramandato nei secoli da generazioni di maestri ceramisti giapponesi (Sassuolo, Piazzale della Rosa, domenica 20 settembre, ore 10.30-12.30; 15.00-17.00; 18.00-20.00; A cura di: Laboratorio “con le mani” In collaborazione con: Cerform).
Il percorso che conduce alla formazione del patrimonio porta gli oggetti d’uso quotidiano a divenire reperti di museo. La mostra “L’originale e la sua replica” lo inverte, interpretando il patrimonio dei reperti archeologici di epoca celtica del territorio modenese e dell’antica Gallia attraverso repliche eseguite da artigiani specializzati. Così gli originali stessi, custoditi nelle vetrine, sembreranno pulsare di quella vita che non hanno perduto: i visitatori potranno manipolarne le repliche (Modena, Palazzo dei Musei, Museo Civico Archeologico, A cura di: Museo Civico Archeologico Etnologico, in collaborazione con: Associazione Aes Cranna – Teuta Boica). Nell’ambito della mostra si terrà sabato 19 alle ore 21,30 il concerto di carnyx “Sonorità celtiche” (Modena, Musei Civici).
Connesso alla mostra è il laboratorio per bambini e famiglie “Guerrieri e principesse”, che trasforma i bambini e le loro famiglie in mastri artigiani d’epoca pre-romana e li guida alla realizzazione di braccialetti in perle di vetro, corazze in lamina di rame, collari e bracciali da guerriero, facendo assistere inoltre al conio di una moneta celtica (Modena, Palazzo dei Musei, Dida, A cura di: Museo Archeologico Etnologico, in collaborazione con: Associazione Aes Cranna – Teuta Boica).
Talmente originale da sembrare una replica, più vera del vero perché stereotipata fino a farne una vera e propria invenzione è la musica italiana diffusa nei Paesi dell’ex Unione Sovietica, dove personaggi come Toto Cutugno, Pupo, Al Bano e Romina Power tra gli altri, riscuotono un successo da divi. Lo racconta il documentario “Italiani veri” di di Marco Raffaini, Marco Mello e Giuni Ligabue (Sassuolo, Piazzale della Rosa, domenica 20 settembre, ore 19,30, in collaborazione con D.E-R – Documentaristi Emilia-Romagna).
L’impegno alla custodia riguarda anche l’obbligo del ricordo, come emerge dalle iniziative della Fondazione Ex Campo Fossoli, il cui compito è valorizzare il significato di questo “luogo di memoria”. L’installazione “Ai figli, e ai figli dei figli”, presso il Museo Monumento al Deportato, propone una riflessione sul ruolo della testimonianza attraverso l’ascolto di brani dedicati all’esperienza della deportazione, mentre “Metamorfosi della memoria”, di Roberto Zampa, è un racconto per immagini che, nel ricostruire l’esperienza della deportazione, mostra anche la “storia della memoria”, ossia le trasformazioni che il ricordo ha subito nel corso del tempo e nei diversi contesti in cui si è espresso (Palazzo dei Pio, Cortile delle Stele). Una storia di cambiamenti è anche quella de “La memoria di una storia. Trasformazioni del Campo di Fossoli, 1942-1970”, un reading del Teatro dell’Argine che ne documenta la lunga traiettoria, da campo per usi militari a campo di transito utilizzato dalle SS come anticamera dei Lager nazisti, fino alla sua trasformazione in luogo di accoglienza nel dopoguerra (Carpi, Palazzo dei Pio, Cortile delle Stele, venerdì 18 settembre, ore 19,30).
Un articolato progetto è dedicato presso la Biblioteca Delfini di Modena al libro inteso come oggetto mutisensoriale e vettore per eccellenza nella trasmissione del sapere. L’installazione “Materiali e saperi delle arti e del libro” rende omaggio alle tecniche degli editori-tipografi e in particolare al più grande del passato, Aldo Manuzio (a cura di: Bunker, Rossella Ruggeri e Paolo Tinti), mentre il laboratorio “I buoni libri” accompagna i partecipanti alla produzione di un libro di aforismi (venerdì 18, sabato 19 e domenica 20 settembre, ore 16,00-19,00, a cura di: Bunker, Rossella Ruggeri, Paolo Tinti, Officina Typo, Bottega dei Gozzi). “La soprendente storia di Bianca e Volta” è invece dedicato ai bambini, che potranno costruirsi in modo sorprendente il proprio libro (sabato 19 e domenica 20 settembre, ore 10,00-12,00, a cura di: Bunker e Biblioteca civica Antonio Delfini).
5. Debito
L’eredità è spesso debito, non solo economico, ma di vita, e per questo tanto più inestinguibile. Nella reinvenzione del passato, soprattutto nelle riprese artistiche e nelle rielaborazioni dei generi, vibra una tensione tra quel che si è ricevuto e quel che si aggiunge, là dove l’omaggio ai precursori slitta nel loro creativo superamento.
Generi lontani sono annodati nel concerto di Danilo Rea, “Lirico. Piano solo”, che congiunge jazz e melodramma (interpretando così anche il “genius loci” musicale) accostandosi al repertorio classico con rispetto e inventiva e rileggendolo con un ricco e puro linguaggio jazzistico (Modena, I Giardini del gusto e delle arti, sabato 19 settembre, ore 21,30).
Analogo processo di rielaborazione presiede al lavoro dei The Pot, che in “Rifare i classici. Jazz e soul tra presente e passato” riscoprono i classici (in questo caso contemporanei) del jazz e del soul, in un remake tra nostalgia e innovazione che si posiziona come vero e proprio genere musicale (Modena, I giardini del gusto e delle arti, sabato 19 settembre, ore 23).
Riarrangiamenti e rivestimenti di brani di autrici italiane a partire dagli anni Sessanta sono anche quelli proposti dai La Metralli, che in “Rivestimenti d’autore” dedicano un concerto a come il rock e la canzone d’autore si sono nutriti di composizioni precedenti (Sassuolo, Piazzale della Rosa, venerdì 18 settembre, ore 23,00, In collaborazione con: Associazione giovanile Pandora).
Anche i Goldsmack nel loro concerto “A psychedelic pop trip to the future” presenteranno una musica che è profondamente debitrice della “Summer of Love”, reintepretando il futuro sognato in quel passato ormai lontano (Carpi, Circolo culturale Mattatoio, sabato 19 settembre, ore 00,30, A cura di: Mattatoio Culture Club).
In “Time Machine. Dal rock al blues”, Paul Venturi opererà un procedimento diverso: creerà una macchina del tempo musicale per viaggiare a ritroso, trasformando successi pop-rock contemporanei in preziose composizioni roots-blues, mescolandole a classici del blues (Carpi, Piazzale Re Astolfo, Cortile di Levante, sabato 19 settembre, ore 23,30, A cura di: Cookies Kitchen&Bar e Mattatoio Culture Club).
Anche “REdiVIVI”, concerto recitato, prende dei brani, in questo caso del repertorio del liscio, e li sottopone in diretta a un viaggio nel tempo, trasformandoli in sonorità elettronche contemporanee senza perdere tuttavia il connotato della tradizione dato dalla lingua dialettale (Sassuolo, Piazzale della Rosa, sabato 19 settembre, ore 23,30, di e con: Saverio Bari e Marcello Gori, produzione: Sanpapié, progetto artistico: Compagnia im exil, in collaborazione con: Associazione giovanile Pandora).
Citazioni, rimandi e reinterpretazioni sono al cuore anche di “La reinvenzione del violoncello. Partiture tra musica e immagini”, con cui Mattia Cipolli, Giovanni Franzoi e Giulio Zanet, tra pittura, esecuzione musicale e videomaking, omaggiano e rileggono le opere per violoncello solo di Domenico Gabrielli, Johann Sebastian Bach e Benjamin Britten, appropriandosi di una tradizione e della sua invenzione (Carpi, Galleria Spazio Meme, curatrice: Francesca Pergreffi).
Un debito nei confronti delle tecniche antiche è evidente anche nei tappeti afghani presentati nella mostra “Annodare il tempo”: qui lo sconvolgente cambiamento iconografico, dai consueti motivi floreali a drammatiche scene di guerra, esprime un “nuovo” che è già tradizione, perfetta rappresentazione degli scambi tra passato e presente, tradizione e trasformazione (Modena, Galleria THC, A cura di: THC architecture///visual communication e Till Passow).
Un doppio movimento, dall’abito storico verso i costumi contemporanei e dal cerchio magico dal presente verso il passato teatrale è quello percorribile in “Memoria del possibile. Irraggiamenti da un costume di Virginia Reiter”, dove, irradiandosi da un bianco abito di scena della Reiter, artista di primo piano del teatro tra Otto e Novecento (messo a disposizione dall’erede Anna Reiter), Francesca Vecchi e Roberta Vecchi, propongono loro costumi per il cinema e con essi il lavoro di scavo che serve per cucirli addosso non tanto agli attori, quanto ai personaggi (Modena, Ridotto dei Teatro Storchi, Produzione: Associazione Virginia Reiter). Domenica 20 settembre alle ore 19,30 l’universo teatrale femminile verrà celebrata da “Atto unico 125”, una performance a due di live painting e casual music con Stefano Ricci e Antonio “Rigo” Righetti.
La mostra “Framed Memories” di Martina Della Valle indica una dimensione fondamentale del modo in cui il passato ci si presenta interpellandoci: spesso, come appunto in questo caso, in modo fortuito e frammentario, offrendo alla nostra attenzione tracce che tocca a noi inseguire e ricomporre, per quanto è possibile. Fotografie rinvenute casualmente sono divenute possibilità di un lavoro inedito, fatto di integrazioni e sovrapposizioni, alla ricerca del loro tempo tutto da immaginare e ritrovare (Modena, Galleria Metronom / Fuorimappa, curatrice: Marcella Manni).
Nessun debito è più inestinguibile di quello nei confronti di un padre o di una madre, talvolta però sotto forma di colpe che paiono tramandarsi tra le generazioni, destini da cui non si riesce ad emanciparsi. Così può essere letto il film di Carl Theodor Dreyer, “Il presidente”, imperniato su storie di adulteri ricorrenti di padre in figlio, di cui il Centro Musica di Modena offre una sonorizzazione live ne “Le colpe dei padri” (Modena, Palazzo Santa Margherita, Chiostro, venerdì 18 settembre, ore 22,30).
“La parte che resta. Documentario di resilienza umana” è una testimonianza dall’interno dei Centri di accoglienza Caritas Porta Aperta di Modena, per la regia di Cristiano Regina, che mostra come si possano anche estinguere i debiti nei confronti della vita e trovare l’energia per ripartire (Modena, Piazzetta de’ Servi, sabato 19 settembre, ore 21,00, A cura di: Associazione Porta Aperta Modena).
Un nuovo inizio all’indomani di una catastrofe che ha distrutto l’umanità è anche quello raccontato in Umanità un film del 1919 di Elvira Giannanella, di cui Cabeki presenterà una sonorizzazione live in “Un mondo nuovo” (Modena, Palazzo Santa Margherita, Chiostro, sabato 19 settembre, ore 22,30, A cura di: Centro Musica del Comune di Modena).
6. Ereditare il pianeta
Nell’anno di Expo non poteva mancare una pista dedicata al nutrimento del pianeta, declinato prevalentemente nelle sue valenze culturali, per mostrare come il sistema sociale ruotante attorno al cibo e all’alimentare vada compreso nei termini di un complesso scambio simbolico con il passato e le tradizioni, non solo culinarie
Se il cibo è il pensiero dominante del nostro tempo, tanto per addizione quanto per sottrazione, saranno un grande chef, Massimo Bottura, e un acuto antropologo, Marino Niola, a confrontarsi su passioni, ossessioni e tabù che attraversano la tavola contemporanea, dove, come sempre, si affermano identità e si mangiano soprattutto simboli (Modena, I Giardini del gusto e delle arti, Giardini ducali, domenica 20 settembre, ore 21,00).
La lettura quasi integrale de Il pranzo di Babette, il già classico racconto di Karen Blixen portato sugli schermi cinematografici da Gabriel Axel, rinnoverà, attraverso la voce di Lella Costa, il “miracolo” di riconciliazione dei corpi e delle anime attorno alla mensa sontuosa realizzata dall’arte di Babette, la più grande chef del suo secolo. (Modena, I Giardini del gusto e delle arti, Giardini ducali, venerdì 18 settembre, ore 21,30).
Che la tavola sia spazio in cui si leggono i codici alimentari, i riti domestici e collettivi, i valori cerimoniali condivisi, emerge da “Tutti invitati. Tavole e tavolate festive”, un’installazione di immagini storiche di cibi, pranzi, tavolate che fanno parte della nostra tradizione novecentesca e che i visitatori possono ammirare sedendosi a tavola come invitati speciali (Carpi, Musei di Palazzo dei Pio, Museo della Città, A cura di: Natascia Arletti e Manuela Rossi).
Riti e cultura del cibo e della tavola dipendono a loro volta anche dalle innovazioni tecnologiche. Focalizzandosi sugli effetti dell’industrializzazione, con la produzione dei primi cibi in scatola tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, la mostra “Figurine di gusto. Trasformare” coglie l’emancipazione alimentare dai ritmi delle stagioni attraverso quel medium ad altissima diffusione e dal segno grafico all’avanguardia che sono le figurine pubblicitarie (Modena, Palazzo Santa Margherita, Museo della Figurina, Produzione: Museo della Figurina e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena a cura di Alberto Capatti).
Non c’è nutrimento possibile se non si conserva il pianeta. Con “Terra alma et amara” Franco Fontana, fotografo tra i più autorevoli nel panorama internazionale, propone alcuni dei suoi inconfondibili paesaggi per trasmettere il senso profondo della necessità di conservare e difendere la bellezza del nostro paese e il valore intrinseco della madre terra che ci nutre e sostenta, quali lasciti preziosi per le generazioni future (Modena, Bottega Consorzio Creativo).
Due documentari, entrambi presso l’Auditorium Loria a Carpi e in collaborazione con D.E-R – Documentaristi Emilia-Romagna, indagano l’emergenza ambientale, le conseguenze devastanti dello sfruttamento industriale sulla salute e anche i lati oscuri di talune politiche ambientalistiche: “Green Lies” di Andrea Paco Mariani e Angela Gentilini mostra le anomalie nella gestione delle energie rinnovabili (venerdì 18 settembre, ore 21,00), mentre “Terra nera”, di Danilo Licciardello e Simone Ciani, dà voce ai nativi di Canada e Congo per mostrare come l’estrazione di sabbie bituminose per produrre idrocarburi metta a repentaglio non solo la sopravvivenza di quelle popolazioni, ma anche la salvezza dell’umanità e del pianeta (sabato 19 settembre, ore 21,00).
Più in positivo, “Il pianeta che vorremmo” propone laboratori e giochi di strada in cui è in palio il lascito di un pianeta sano per le generazioni future (Modena, Piazzetta de’ Servi, sabato 19 settembre, ore 16,00, A cura di: Associazione Porta Aperta Modena).
Sulla stessa lunghezza d’onda, il laboratorio “La cura del mondo” insegna ai bambini a custodire la natura attraverso manipolazioni di elementi naturali e piccole semine che permettono il ciclo di rinnovamento della vita (Sassuolo, Villa Giacobazzi, Parco Vistarino, sabato 19 e domenica 20 settembre, ore 9,30-12,30 / 15-19. A cura di: Servizi educativi per l’infanzia, Centro per le Famiglie, Centro di Educazione Alla sostenibilità Pedecollinare).
Sempre nella prospettiva della conservazione, ma in questo caso nel senso della lotta allo spreco e del valore del riuso (di memorie da non scartare pena l’impoverimento del presente), va interpretata la mostra “La lezione della soffitta. Tra riuso e scarto”, che allestisce uno “spazio-soffitta” per evidenziare come gli oggetti possiedano una ricchezza di significati che trascende la loro dimensione fisica e utilitaristica (Carpi, Palazzo dei Pio, Torre dell’Uccelliera, a cura di: Recuperandia – Associazione Porta Aperta, Carpi).
I MENU FILOSOFICI DI TULLIO GREGORY
Il noto filosofo e gourmet ha ideato un percorso gastronomico che verrà proposto per tre giorni in 80 ristoranti ed enoteche di Modena, Carpi e Sassuolo. Tradizione, ironia e buona cucina ispirano anche la “razionsufficiente”, il cestino del festival per pranzare e cenare a 5.00 euro.
Eredità è l’ingrediente principale degli otto “menu filosofici” ideati da Tullio Gregory che verranno proposti dal 18 al 20 settembre in 80 ristoranti ed enoteche di Modena, Carpi e Sassuolo. L’iniziativa, ormai consolidata, sottolinea la centralità del convito nella civiltà umana e ne celebra gli artefici di cucina e di bottega.
Tullio Gregory firma la sezione “cucina filosofica” del festivalfilosofia fin dalla prima edizione. Già professore di Storia della Filosofia alla “Sapienza” di Roma, fondatore del Centro Studi del Cnr sul Lessico intellettuale europeo, direttore dell’Enciclopedia Italiana di scienze, lettere e arti, edita dall’Istituto Treccani, membro del Comitato scientifico del festivalfilosofia e noto gourmet, Gregory ha ideato menu per pranzi e cene filosofici all’insegna della tradizione e a partire dai prodotti tipici modenesi e della cucina dell’Emilia-Romagna (menu completi e indirizzi dei ristoranti si possono consultare nel sito www.festivalfilosofia.it).
Spiega Gregory: “Approfittando del tema del Festivalfilosofia di quest’anno – ereditare – abbiamo colto l’occasione per rivendicare e riproporre la grande eredità della cultura gastronomica emiliana: di contro alle spume sifonate e alle emulsioni psichedeliche, diffidenti di fronte a incerti itinerari sperimentali, abbiamo voluto affermare la validità di una cultura e di una civiltà che sta a noi conservare e trasmettere con tutti i suoi gesti, sapori e valori”.
Ecco dunque serviti in tavola il principio e fine della gastronomia emiliana, che si concretizzano nel trionfo della pasta sfoglia: dalle lasagne, alle tagliatelle – persino nella torta – senza dimenticare i maccheroni e il risotto, rigorosamente al lambrusco. Si passa poi alle tradizioni edeniche, paradiso dei vegetariani, dove si comincia con l’erbazzone e si finisce con le pere, passando dal risotto, tortelli, fagioli e spinaci, tutto declinato in salsa emiliana. Alla via del fuoco non sfuggono faraone, anatre e piccioni serviti come arrosti, ma neppure il riso che viene trasformato in una “bomba”. L’omaggio a Nettuno è dedicato agli amanti del pesce “povero”: ecco le frittelle di baccalà, il pesce gatto in padella e il tonno sapientemente accompagnato da fagioli e cipolla. Ai più golosi si consiglia un intermezzo di sublimazioni tradizionali con delle croccanti fritture alla modenese con calzagatti, carne, verdure, frutta e crema; si passa poi alle tradizioni festive dei tortellini e passatelli in brodo accompagnati dal bollito misto. La tradizione enciclopedica per eccellenza è quella del maiale, servito in tutte le sue declinazioni: gnocco fritto e tigelle con lardo e affettati misti, gramigna al torchio rigorosamente con salsiccia, piedini e guanciale di maiale al lambrusco e salame persino come dolce…ma di cioccolato.
Si chiude con tradizioni della notte, un menu più semplice ma altrettanto saporito pensato per le ore piccole nelle enoteche, dove i pasti sono più rapidi, all’insegna di stria, gnocco al forno, prosciutto e affettati, parmigiano reggiano, pecorini e lambruschi modenesi, per chi è alla ricerca di fugaci ma appetitosi incontri.
Non manca una soluzione veloce ed economica per pranzare e cenare, che permette di seguire i ritmi delle lezioni magistrali e di assaporare piatti e prodotti tipici della provincia di Modena. È la “razionsufficiente”, in vendita a 5,00 euro nei giorni del festivalfilosofia, con tanti mix secondo la fantasia della bottega. Il cestino del pranzo è in vendita a Modena al mercato coperto Albinelli, vicino a piazza Grande, alla Palazzina dei Giardini Ducali (a cura del Consorzio Modena a Tavola), a Carpi al Circolo culturale Mattatoio, vicino a Piazzale Re Astolfo, e a Sassuolo in diversi esercizi tra Piazzale della Rosa e Piazza Garibaldi.
Ad arricchire l’offerta gastronomica torna l’iniziativa “La portata dello chef”: poche essenziali ricette, realizzate da mani esperte con i prodotti tipici del territorio, stimolate da estro creativo. È lo street food proposto dagli Chef del Consorzio Modena a Tavola, quest’anno a Carpi nel chiosco di Piazza Martiri a fianco del Municipio.
CUCINA FILOSOFICA 2015
1. Principio e fine
Lasagne verdi al forno
Tagliatelle ai funghi
Pasticcio di maccheroni
Risotto al lambrusco con salamella
Torta di tagliatelle
2. Tradizioni edeniche
Erbazzone
Risotto con le verze o Tortelli di erbette
Fagioli in umido
Spinaci al burro e parmigiano
Pere al lambrusco
3. La via del fuoco
Bomba di riso o Maccheroni al pettine
Arrosti misti di faraona, anatra e piccione
Radicchio verde con aceto balsamico tradizionale di Modena
Crostata con amarene brusche di Modena IGP
4. Omaggio a Nettuno
Frittelline di baccalà
Spaghetti al tonno
Pesce gatto in padella
Insalata di tonno, fagioli e cipolla
Pesche all’alchermes
5. Sublimazioni tradizionali
Gran fritto con calzagatti, verdure, carni, frutta e crema
Tortelli dolci fritti e al forno col “savor”
6. Tradizioni festive
Tortellini o Passatelli in brodo
Bollito misto con purè di patate di Montese, cipolline in agrodolce e salse cotte e crude
Zuppa inglese
7. Tradizione enciclopedica
Tigelle, lardo, gnocco fritto e gnocco ingrassato con affettati misti
Gramigna con salsiccia
Piedini di maiale alla griglia o
Guanciale di maiale al lambrusco
Pote con pancetta e aceto balsamico tradizionale di Modena
Salame di cioccolato
8. Tradizioni della notte – Menù per enoteche
Stria, gnocco al forno e pane comune
Prosciutto di Modena Dop e affettati misti
Parmigiano Reggiano Dop 30 mesi e Pecorini dell’Appennino con marmellata di amarene brusche di Modena Igp
Selezione dei Lambruschi doc modenesi: Sorbara, Castelvetro, Salamino di Santacroce e Modena
QUASI DUE MILIONI DI PRESENZE IN QUATTORDICI ANNI: IL FESTIVALFILOSOFIA DÀ I NUMERI
Un milione e 844 mila presenze dal 2001 al 2014, 2.132 eventi in tutto. Quattordici anni con risultati da record per una grande iniziativa di pedagogia pubblica e di comunicazione moderna dei saperi, che porta la filosofia nelle piazze delle tre città emiliane, con importanti ricadute culturali e sociali, ma anche economiche.
Dalle 34 mila presenze del 2001 alle oltre 206 mila del 2014: un pubblico sempre più numeroso per assistere a un programma sempre più ricco. I numeri lo confermano: la prima edizione del festivalfilosofia proponeva 98 iniziative, lo scorso anno – quattordicesima edizione – gli eventi sono stati complessivamente 183 per una manifestazione che ha importanti ricadute non solo culturali e sociali, ma anche economiche, con un impatto diretto di oltre 3 milioni di euro.
Era il settembre 2001 quando debuttava il festivalfilosofia, il primo caso europeo di festival filosofico in senso proprio. Avviato per iniziativa di un Comitato di Enti locali (i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Provincia di Modena, la Regione Emilia-Romagna) e di due Fondazioni (la Fondazione Collegio San Carlo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena), poi costituitisi in Consorzio per il festivalfilosofia, la manifestazione propone una formula, sostanzialmente inalterata nelle tredici edizioni realizzate, imperniata su un tema che muta ogni anno e ispira tutte le iniziative in programma. Felicità (2001), bellezza (2002), vita (2003), mondo (2004), sensi (2005), umanità (2006), sapere (2007), fantasia (2008), comunità (2009), fortuna (2010), natura (2011), cose (2012), amare (2013), gloria (2014), sono i temi affrontati fino ad ora dal festival: parole che individuano al tempo stesso concetti chiave della tradizione filosofica e questioni calde dell’esperienza contemporanea.
Dalla prima edizione sono stati realizzati 2.132 eventi: tra questi sono ben 586 le lezioni magistrali tenute da 286 filosofi di cui quasi 60 stranieri. Sono proprio le lezioni magistrali il cuore del programma, tenute dai maggiori pensatori contemporanei italiani e stranieri, ciascuno dei quali presenta la propria tesi e risponde a domande del pubblico. A queste dal 2009 si sono aggiunte le lezioni dei classici, in cui studiosi di spicco commentano le opere che hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti nella storia del pensiero occidentale.
Un vasto programma di iniziative declina poi il tema nei diversi ambiti della creazione, per sottolineare la stretta connessione tra forme dell’esperienza, dell’arte e del pensiero. Fino ad ora sono stati 1.797 gli eventi collaterali come mostre e installazioni (418), letture e conversazioni (103), concerti (165), spettacoli (127), film (195), attività per bambini e ragazzi (422).
Il festival si presenta anche come occasione per condividere i piaceri della buona tavola. Tullio Gregory firma la sezione “cucina filosofica” fin dalla prima edizione: dal 2001 il filosofo e gourmet ha ideato ben 110 menù filosofici a tema.
Quanto ai dati di pubblico, dalle 34 mila presenze del 2001 si è giunti alle oltre 206 mila del 2014, con un totale di oltre 1.800.000 presenze complessive nelle prime 14 edizioni.
I dati qualitativi, poi, confermano il carattere nazionale e internazionale del festivalfilosofia: oltre la metà dei partecipanti arriva ogni anno da fuori provincia, soprattutto dal centro nord, ma con presenze significative anche dal sud e dalle isole e un numero crescente di presenze dall’estero. In sensibile aumento soprattutto i giovani, che costituiscono ormai quasi il 25% del pubblico. L’età media dei partecipanti è di 44 anni e il livello di scolarizzazione del pubblico risulta molto alto. Quasi il 60% ha una laurea, benché non si tratti di un pubblico di settore: più di una persona su sei non ha mai studiato filosofia, mentre il 30% di chi l’ha studiata lo ha fatto solo a scuola e non all’università.
La permanenza media si attesta intorno ai 2,3 giorni, dunque sono pochi i visitatori che si fermano un giorno soltanto: un partecipante su tre si ferma anche a dormire generando un impatto economico diretto sul territorio di oltre 3 milioni di euro.
Infoline: Consorzio per il festivalfilosofia, tel. 059/2033382 e www.festivalfilosofia.it