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Sassuolo, a proposito dell’Ufficio Postale di via San Paolo: una lettrice ci scrive

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posta-sassuolo-ok“Il nome comunemente conosciuto per descrivere il tutto è “servizio postale”; a Sassuolo, però, sarebbe meglio chiamarlo “disservizio”, dal momento che se una persona ha la necessità non così remota di spedire una raccomandata, deve necessariamente rivolgersi all’ufficio postale. I malaugurati non sanno che dovrebbero sempre avere in testa le parole del Sommo poeta e il suo avvertimento: lasciate ogni speranza voi ch’entrate! Perché il cittadino sassolese sa benissimo quando entra dalla porta ma non gli è dato a sapere quando ne uscirà. Così come è capitato oggi a me, che ho varcato le soglie dell’inferno postale di Via San Paolo alle ore 13,50 e la situazione che si è presentata ai miei occhi non era incoraggiante ma, fiduciosa, ho sperato che la fila fosse dovuto al cambio turno… Mi sbagliavo.

Dei tre sportelli adibiti alla spedizione/ritiro pacchi e raccomandate ne funzionava solamente uno e pure quello a rilento. Motivo? C’era un blocco del sistema informatico, così hanno affermato. Inspiegabile come mai di tre, il blocco ne avesse colpito solamente uno ma questo dicevano e in questo occorreva credere. Guardavo il mio numerino, ne avevo solamente due prima di me, l’orologio segnava solamente le 14,10 e potevo ancora arrivare in ufficio per le 14,30, o sarebbe scattato l’addebito di mezz’ora di permesso. Io posso capire che siamo talmente in mano alla tecnologia per cui se c’è un blocco telematico tutto salta, ma quello che sarebbe umanamente lecito è avvisare la clientela, magari con un bel cartello scritto a mano, così che uno si mette il cuore in pace e può decidere se restare a fare salotto o andarsene.

E quel minimo di organizzazione in più il rispetto verso gli utenti, assieme al coordinare dei turni con più presenze durante le ore di pausa, dalle 13,00 alle 14,00 ad esempio. Perché se io pago un servizio, non voglio ottenere in cambio un disservizio. E oggi io ho pagato mezz’ora di permesso perché dall’inferno ne sono uscita alle 14,40. E senza aver spedito le mie raccomandate”.

(lettera firmata)