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Marco Bellocchio nuovo presidente della Fondazione Cineteca di Bologna. Stamane la nomina

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Marco-BellocchioMarco Bellocchio è il nuovo presidente della Fondazione Cineteca di Bologna. Lo ha nominato questa mattina il sindaco di Bologna Virginio Merola, incontrando il regista assieme all’assessore alla Cultura del Comune di Bologna Alberto Ronchi, al direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli e ai membri del Consiglio d’Amministrazione Valerio De Paolis e Alina Marazzi.

Al termine dell’incontro il sindaco Merola ha commentato con soddisfazione la nomina del regista : “La presidenza della Fondazione Cineteca è ora affidata a Marco Bellocchio, è un riconoscimento importante che darà ancora più valore all’immagine di Bologna e della Cineteca in Italia e nel mondo. Abbiamo un ambasciatore rilevantissimo e sono certo che grazie alla sua presidenza potremo fare altri passi avanti nel lavoro importante che fa la nostra Cineteca”.

“Sono molto felice di poter dare il mio contributo a una fondazione così straordinaria come la Cineteca di Bologna, che, come tutti sappiamo è riconosciuta a livello internazionale”. Così Marco Bellocchio all’uscita dall’incontro: “La Fondazione Cineteca è una realtà unica non solo in Italia, infatti, ma anche nel mondo, e penso che abbia ancora margini di crescita per inventare cose nuove: penso ci siano degli spazi in cui possa ancora crescere”.

“Marco Bellocchio, un maestro del cinema italiano, un regista nel pieno di un’attività intensa e internazionalmente riconosciuta – afferma il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli – ha accettato di accompagnarci e guidarci nel nostro lavoro e nelle sfide quotidiane. Ne siamo onorati, e siamo felici di una continuità che si stabilisce: ancora un cineasta alla guida della Cineteca, una corrente ininterrotta di linfa creativa che ha nutrito e nutre in profondità le radici di un’istituzione dedicata alla conservazione, alla promozione, alla difesa della cultura del cinema. Meglio: del cinema, dunque della cultura. Bellocchio è inoltre, come i presidenti-cineasti che l’hanno preceduto, regista poco allineato al panorama generale del cinema italiano, uomo che ha terremotato linguaggi e buone (o false) coscienze da I pugni in tasca (1965) a Bella addormentata (2012). Soprattutto in questi ultimi anni, un regista che ha saputo agganciare il presente in modo implacabile, con uno sguardo visionario o lucido, comunque senza sconti, sul nostro paese e le sue questioni morali”.