Incontro con il regista Matteo Garrone del quale è in corso la retrospettiva, mostra di opere di artisti modenesi ispirate a “Gomorra” – il film dal libro di Roberto Saviano diretto dallo stesso Garrone – e un libro sul regista a cura di Alberto Morsiani e Serena Agusto. La manifestazione “Cronache dal sottosuolo. Il cinema di Matteo Garrone”, a cura del Circuito Cinema con il sostegno della Fondazione cassa di risparmio di Modena, giunge alla sua giornata clou venerdì 13 dicembre alla sala Truffaut di via degli Adelardi. Il regista sarà infatti presente quando, alle 18,30, si inaugura in presenza degli artisti che espongono la mostra “Attraverso Gomorra” dedicata al suo film più famoso, e alle 21 per un incontro col pubblico in sala e la presentazione della monografia a lui dedicata. Al termine, la proiezione del suo ultimo film “Reality”.
“Nonostante le difficoltà che attraversa il cinema italiano – dichiara Roberto Alperoli, assessore comunale alla Cultura – vorrei mettere in evidenza la vitalità, la qualità e l’intelligenza delle iniziative del Circuito Cinema modenese, capace anche di coinvolgere altri linguaggi artistici, come quello delle arti visive, con interpreti di primo piano. Iniziative come queste sul regista Matteo Garrone – conclude l’assessore – ne sono un esempio evidente, e la risposta positiva del pubblico lo conferma”.
Nella mostra, curata dal critico Luciano Rivi e da Alberto Morsiani, espongono otto artisti di fama – Davide Benati, Andrea Chiesi, Carlo Cremaschi, Giuliano Della Casa, Mario Giovanardi, Franco Guerzoni, Franco Vaccari e Wainer Vaccari – che presentano ciascuno una loro opera ispirata al film “Gomorra”.
L’incontro del pubblico con il regista romano incomincia alle 21. Contestualmente verrà presentato il volume “Cronache dal sottosuolo. Il cinema di Matteo Garrone” (150 pagine con un ricco corredo fotografico; Edizioni Falsopiano di Alessandria, Collana Viaggio in Italia), curato da Alberto Morsiani e Serena Agusto con contributi originali di importanti critici.
“Non è un caso – spiega Alberto Morsiani – se si è scelto di intitolare la rassegna e il libro ‘Cronache dal sottosuolo’, parafrasando Dostoevskij. Come nel grande romanziere russo, anche in Garrone c’è attenzione per la sofferenza dell’uomo socialmente degradato e insieme incompreso nella sua vera natura; c’è un simile intreccio di umorismo grottesco e critica di costume (si pensi a ‘Reality’); ci sono i motivi della ‘doppiezza’ psicologica e della spaccatura tra l’essere e il sembrare dell’io; c’è fine indagine psicologica e sottolineatura degli aspetti allucinanti e demoniaci dell’uomo, spesso colto in situazioni estreme, preda di ossessioni e stati morbosi (costretto a configgere con una società che non lo capisce). Nel cinema di Garrone – prosegue Morsiani – c’è, insomma, un costante conflitto di idee e sentimenti, una tensione latente tra passione e ragione; il tutto all’interno di un paesaggio, urbano e no, di grande suggestione, spesso livido e grigio, che la macchina da presa indaga con attenzione e in cui immerge i personaggi con intenti anche simbolici. Un cinema intenso, di forte originalità, che ha fatto diventare Garrone uno dei maggiori autori del cinema italiano ed europeo”.
Al termine dell’incontro con il regista si proietta il suo film del 2012 “Reality”: Luciano Ciotola vive a Napoli in un palazzo fatiscente con moglie e figli. Gestisce una pescheria e ha attivato un traffico illegale di prodotti casalinghi automatizzati. Luciano ha una vocazione per l’esibizione spettacolare e il giorno in cui i familiari lo sollecitano a partecipare a un casting de “Il Grande Fratello” non si sottrae. Entra così in una spirale di attese che trasformerà la sua vita in un incubo.
MATTEO GARRONE, L’AUTORE E I SUOI FILM
Da “Terra di mezzo” a “Reality”, passando per “L’imbalsamatore” e “Gomorra”
Matteo Garrone, nato a Roma nel 1968, che ha iniziato come pittore, è autore di un cortometraggio premiato al Sacher Festival, che espande in un lungometraggio a episodi: “Terra di mezzo” (1997), racconta l’ordinaria e sconvolgente quotidianità di immigrati albanesi, nigeriani ed egiziani, che cercano di sopravvivere nella periferia romana. Tra il documentario e la fiction, ricorrendo ai silenzi più che alle parole, cerca di cogliere un’umanità precaria, esiliata ai margini della società anche nel successivo “Ospiti” (1998), incentrato su due giovani albanesi che fanno i lavapiatti a Roma. Con “Estate romana” (2000) cambiano i personaggi, ma non i temi: le peregrinazioni degli eccentrici protagonisti nella capitale in attesa del Giubileo testimoniano, infatti, disagi esistenziali analoghi a quelli dei film precedenti.
Con “L’imbalsamatore” (2002), presentato al Festival di Cannes, firma la sua opera più matura e folgorante: attraverso il rapporto che lega un nano imbalsamatore, il suo assistente altissimo e un’irrequieta ragazza che non ha ancora trovato il suo posto nel mondo, disegna con toni “fassbinderiani” un ambiguo triangolo di perdenti in lotta feroce tra loro per un pizzico di felicità. La sua piena e consapevole maturità trova conferma anche nel successivo “Primo amore” (2004), un mélo patologico, ossessivo e spigoloso, su un orafo vicentino che impone alla sua donna di diventare magrissima e di astenersi quasi del tutto da ogni forma di nutrizione per avvicinarsi al suo impossibile modello di “donna ideale”. Scarno, crudo e duro, senza concessioni al gusto medio dello spettatore, un film cesellato in un rigore stilistico talmente inconsueto da collocare Garrone tra gli autori più originali.
In “Gomorra” (2008), cinque storie si intrecciano nel sottobosco criminale del casertano e del napoletano. Adattando il romanzo omonimo di Saviano, Garrone ha privilegiato cinque percorsi personali lasciando da parte le componenti più cronachistiche e generaliste. La decisione è privilegiare la coscienza della contiguità tra legale e illegale, del loro intrecciarsi intimamente e subdolamente. Gran Premio della giuria a Cannes e sei David, è il film che consacra Garrone.
Nel 2012 esce “Reality”, riuscitissima favola nera su un marginale che vuole la gloria della televisione.
OTTO ARTISTI “ATTRAVERSO GOMORRA”
Benati, Chiesi, Cremaschi, Della Casa, Giovanardi, Guerzoni, Franco Vaccari e Wainer Vaccari. Il 13 dicembre alle 18.30 Garrone inaugura la mostra curata da Luciano Rivi
Il cinema e le altre arti visive, in particolare la pittura, si incontrano nella mostra “Attraverso Gomorra, curata da Alberto Morsiani e Luciano Rivi, che si inaugura venerdì 13 dicembre alle 18.30 alla Sala Truffaut di via degli Adelardi a Modena, in presenza degli artisti e del regista Matteo Garrone. Il suo film diventa così occasione di riflessione in ambito artistico. La mostra è visitabile fino al 16 marzo 2014 negli orari di apertura della Sala Truffaut oppure su prenotazione (tel. 059 236288 – www.salatruffaut.it).
In esposizione opere di otto artisti modenesi di fama: Davide Benati, Andrea Chiesi, Carlo Cremaschi, Giuliano Della Casa, Mario Giovanardi, Franco Guerzoni, Franco Vaccari e Wainer Vaccari. Personalità differenti, all’interno di orizzonti visivi diversi, propongono un loro personale lavoro nel confronto con le suggestioni della pellicola e il mondo che vi si rappresenta. Il film “Gomorra” ha costituito, assieme al libro di Roberto Saviano dal quale è tratto, l’occasione di un dibattito intorno a questioni centrali della società civile italiana contemporanea. E la varietà di temi e problemi che il film ha affrontato e portato alla luce costituisce ancora occasione di riflessione. “Al passaggio iniziale dalla pagina scritta alla pellicola nell’incontro tra Saviano e Garrone – spiega Alberto Morsiani – segue, con questa mostra, un ulteriore spostamento verso il piano della pittura e di altre pratiche visive. Di una riflessione attraverso differenti ambiti artistici occorre del resto dire a partire dalla figura dello stesso regista di “Gomorra” – prosegue il critico modenese – e dallo stesso film: per il periodo di attività pittorica del primo, per la presenza dell’artista Luigi Toccafondo nella realizzazione del secondo in qualità di aiuto-regista. Un piano di confronto privilegiato tra pratiche visive differenti può essere individuato soprattutto nello sguardo antropologico che “Gomorra” esprime. La dimensione esistenziale proposta nella narrazione filmica – conclude Morsiani – può costituire il comune campo d’azione sul quale incrociare punti di vista differenti, lungo i possibili meccanismi analogici dell’esperienza pittorica e visiva. In direzione di “Gomorra” è possibile incrociare una pluralità di sguardi utile a svelare gli stessi meccanismi linguistici ed espressivi, a carattere analogico, costitutivi di senso, dell’esperienza artistica”.
Gli otto artisti protagonisti della mostra presentano ciascuno una loro opera ispirata al film. Davide Benati propone “Oasi dell’acqua amara” (2013), Andrea Chiesi “Chaos 19” (2011), Carlo Cremaschi “Basso napoletano” (2013), Giuliano Della Casa “Gomorra” (2013), Mario Giovanardi “Assassini di farfalle” (2013), Franco Guerzoni “Opera in due tempi” (2013), Franco Vaccari “Photomatic d’Italia” (1973-2013), Wainer Vaccari “Ritratto di Matteo Garrone” (2013).
Scrive il critico Luciano Rivi nel testo che compare sul catalogo che accompagna la mostra:“Guardare alla città vuol dire prestare attenzione anche alle sue strade e alle sue oscene viscere: da una parte lungo una geometria che guida e condiziona i nostri movimenti, per misura, direzione, distanza, secondo il volere di una storia che prende forma nello spazio; dall’altra in una più fisica prossimità con le cose, in una dimensione più incline all’informe, all’interno di una sorta di deposito che della storia sembra riproporre solo gli scarti, da intendere però come significative sopravvivenze metamorfiche”.
“CRONACHE DAL SOTTOSUOLO”, IL LIBRO
Presentazione in via degli Adelardi venerdì 13 dicembre, nel corso dell’incontro delle 21 con il regista Matteo Garrone. Nella pubblicazione saggi critici sull’autore di “Gomorra”
Nel corso dell’incontro con il pubblico del regista Matteo Garrone, in programma alla Sala Truffaut di via degli Adelardi a Modena venerdì 13 dicembre alle 21, verrà presentato il volume “Cronache dal sottosuolo. Il cinema di Matteo Garrone” (Edizioni Falsopiano di Alessandria, Collana Viaggio in Italia), curato da Alberto Morsiani e Serena Agusto.
Il libro di 150 pagine, ricchissimo di fotografie, si apre con una intervista al regista intitolata “La morale della forma”, a cura di Serena Agusto. Seguono una serie di saggi originali su altrettanti aspetti dell’opera del regista scritti da famosi studiosi: “Matteo Garrone cinefilo. Citazioni di genere” di Roy Menarini; “Anni di apprendistato? Appunti sul primo Garrone” di Paolo Vecchi; “Il gigante e la bambina (e il nano). L’imbalsamatore” di Emanuela Martini; “Chi ha paura dell’Orco cattivo? Una trilogia di favole nere” di Alberto Morsiani; “Gomorra” di Silvio Danese; “Reality: ipotesi della finzione” di Massimo Causo.
Completano il volume, oltre all’inserto fotografico, una ricca antologia critica, la bibliografia, cenni biografici e una nota editoriale del curatore della collana Fabio Francione.