Il Consiglio di Stato, con sentenza numero 05523/2013 ha rigettato definitivamente il ricorso proposto dall’Associazione culturale Al-Waqf Al-Islami relativo alla chiusura imposta dall’Amministrazione comunale di Sassuolo del luogo di culto islamico situato in via Cavour 68/1.
L’Amministrazione – ricorda la sentenza – aveva disposto il “…divieto di utilizzo dell’edificio di culto fino alla presentazione e decisione della domanda di agibilità, dopo l’esecuzione di un ordine (24 settembre 2009) di ripristino e demolizione di opere di ristrutturazione abusiva”.
“Le considerazioni in ordine alla circostanza – recita il Consiglio di Stato nella sentenza – che nella specie già la prima ingiunzione aveva vietato l’utilizzo dei locali senza la acquisizione del certificato di agibilità fanno ritenere infondati i motivi con i quali si lamenta la violazione dei doveri partecipativi, di comunicazione e di preavviso di rigetto, doveri in sostanza già rispettati nella prima e decisiva ingiunzione del 24 settembre 2009. Per le considerazioni sopra svolte, l’appello va respinto”.
“Abbiamo subito per anni – commenta il Sindaco di Sassuolo Luca Caselli – cortei, proteste e persino accuse di violazione della Costituzione. Oggi è arrivata la conferma definitiva del fatto che abbiamo sempre agito secondo la legge, lo scrivono nero su bianco ben due Corti di giustizia”.
“Dopo una lunga attesa durata tre anni e mezzo – aggiunge il Vicesindaco con delega alla Sicurezza Gian Francesco Menani – il Consiglio di Stato ha emesso la propria sentenza definitiva e, ancora una volta, la giustizia ha fatto il suo corso. Le leggi ed i regolamenti che sono in vigore devono essere rispettati da tutti: solo questo abbiamo sempre fatto a Sassuolo”.
“A questo punto – conclude il Sindaco di Sassuolo Luca Caselli – incaricheremo al più presto i tecnici comunali di fare tutte le opportune verifiche per il rispetto di quanto enunciato dalla sentenza. Se i locali non rispetteranno tutte le normative vigenti, adotteremo i conseguenti provvedimenti sanzionatori”.
Sentenza n°05523/2013 del Consiglio di Stato