L’intervento del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Locali, Graziano Delrio, tenuto questa mattina nella Sala del Consiglio comunale di Bologna in occasione del XXXIII anniversario della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
“Signor Sindaco Virginio Merola, mi rivolgo a lei innanzitutto, al Sindaco della città squarciata dalla bomba 33 anni fa e in lei desidero salutare tutti voi, in particolare tutti i familiari delle vittime della strage di Bologna, insieme a tutti i cittadini e alle cittadine di Bologna.
I familiari delle vittime vedono nell’Onorevole Paolo Bolognesi, il presidente dell’Associazione, un testimone e un combattente, lo abbiamo sentito anche adesso dalle sue parole così vibranti, che spronano il Governo e il Parlamento a cercare via via le risposte che state attendendo da troppo tempo.
Permettetemi di salutare tutte le autorità presenti, in primo luogo la presidente della Provincia, Beatrice Draghetti, il presidente della Regione, Vasco Errani, il signor Prefetto, Angelo Tranfaglia, tutti i parlamentari, i consiglieri, i Sindaci che vedo qui riuniti.
Sapete che la concomitanza del Consiglio dei Ministri non ha consentito al Presidente del Consiglio, Enrico Letta, di essere qui. Ho quindi ricevuto con commozione e responsabilità l’incarico di rappresentare in questa sede il Governo, in questa città che sento così vicina, in questa sala che è il cuore della vita civica.
Questa presenza del Governo oggi vuole essere sincera, vera insieme a voi, qui davanti al Paese a condividere il desiderio di riscatto da una pagina così forte di dolore, un riscatto che vuole partire, come avete opportunamente scelto, dai volti, dai nomi, dalle storie delle 85 persone che sono state uccise in quel giorno.
La Repubblica Italiana è stata ferita a morte il 2 agosto del 1980. La Repubblica, che io credo sia ognuno di noi impegnato per il bene comune, nel fare il suo mestiere, nel condurre la sua vita, nel rispetto degli altri, ha avuto una lacerazione di cui poteva morire quel giorno. Poteva morire, perché ciò che non poteva accadere è accaduto: con gli 85 morti uccisi senza un motivo, e i 200 feriti senza un motivo, la Repubblica della vita civile poteva morire e qualcuno voleva morisse. Questo era l’obiettivo.
Per quei morti, per quella vertigine, noi siamo qui oggi insieme a ricordare ciò che è stato e ciò che non è stato un fatto isolato, come avete opportunamente ricordato voi, penso all’Italicus, a Ustica e ad affermare insieme che la strada della verità dei fatti va sempre percorsa fino in fondo.
Non dobbiamo avere paura della verità: la verità ci rende liberi, la conoscenza dei fatti ci rende liberi.
E’ l’esperienza di tanti altri Paesi, come un paese che io amo molto, il Sudafrica che è stato percorso da odio, da violenze inaudite e ha ritrovato una strada di riconciliazione conoscendo la verità. Perché la verità non è vendetta, è desiderio di giustizia ed è il seme per la rinascita della vita civile.
Quello stesso giorno, nei gesti di pietà e di cura della città di Bologna, però, la Repubblica che doveva morire ha ripreso un filo di vita.
L’ha ripreso anche nella determinazione e nella tenacia di chi si è messo al lavoro per vedere riconosciuta, appunto, la verità, in chi non ha rinunciato a ricostruire e a ridare il senso alla convivenza, a sconfiggere la paura, a chiedere che ci fosse giustizia. In quelle azioni, in quelle persone, in quella vostra speranza, la Repubblica ha ripreso forza. E anche in chi non ha rinunciato a prendere la parola rispetto allo Stato e a impegnarsi, a pretendere che lo Stato fosse e sia tuttora presente.
Ecco, grazie a voi, la Repubblica si è rialzata in piedi, con dignità.
Avete tenuto fede, cittadini bolognesi e familiari delle vittime, a quanto ha detto il sindaco Renato Zangheri ai funerali: la vita prevalga sulla morte.
Vi siete strappati dalla pelle la volontà di far vivere la Repubblica quando tutto sembrava vi fosse contro, anche lo Stato, anche la giustizia.
Per questo la Repubblica oggi vi deve molto. Perché dopo questa che è stata una strage fascista, nel suo pensiero, nella sua totale negazione della democrazia, la Repubblica vi deve molto perché avete ridato speranza.
Deve a Bologna la compassione con cui si è assunta il carico morale di ricordare oggi tutte le vittime di tutte le stragi.
La Repubblica vi deve oggi la saggia intuizione di volere cambiare il segno, di pronunciare oggi i nomi di tutte le vittime in quanto persone, una a una, nome e cognome, nelle strade della città intitolate simbolicamente a loro.
Quel giorno a Bologna c’eravamo tutti noi. Nei giorni del terrore ciascuno ricorda dove era e chi non c’era, chi non era nato, ha inciso nella sua biografia di italiano il 2 agosto 1980. Da oggi tutti noi italiani mandiamo a memoria Angela Fresu, Luca Mauri, Eckhardt Mader, Sonia Burri, Cesare Fresa, Manuela Gallon, Marina Trolese e ricordiamo le loro semplici storie di persone normali, di semplici cittadini. Ricordiamo con una litania dolce quelle persone comuni, che sono ed erano la sostanza di questo Paese e che quel giorno hanno avuto un crudele appuntamento non con la fatalità, ma con l’odio.
Oggi siamo qui anche per dire a che punto siamo in questo lento, ma costante rialzarci in piedi, perché non siamo ancora arrivati alla verità.
Dobbiamo ricordare il vostro impegno eccezionale con l’Associazione, nella persona di Bolognesi, ma in tutti voi. Sappiamo che resta aperta, grande come una montagna, la domanda sui mandanti, la domanda più oscura che ad oggi non ha ancora una risposta. Non per questo si può, né si deve, rinunciare. Ripeto: non c’è democrazia senza verità e giustizia. E la nostra ragione di stato è la verità. La ragione di stato di questo governo deve essere la verità.
In questi anni, passo dopo passo, con molta pazienza, alcuni risultati sono stati ottenuti, penso alla digitalizzazione degli archivi, penso al Disegno di Legge sul reato di depistaggio che è stato depositato alla Camera e che può dare nuova forza. Il Parlamento agirà nella sua libertà, ma credo che questa iniziativa della legge sul reato di depistaggio non possa che essere vista con favore e anche con adesione dal Governo. Condividendo il fatto che chi, in ruolo di fedele servitore dello Stato, ha deviato informazioni utili, compie davvero un reato specifico.
Lo scorso anno, poi, il Ministro Cancellieri qui aveva preso un impegno, che è stato onorato, quello di risolvere alcuni dei problemi legati ai risarcimenti. Il Commissario ha fatto un lavoro serio, puntuale. Noi oggi dobbiamo dare un’ulteriore risposta rispetto a questo punto. Contiamo di garantire, lo dico garantendo il mio impegno personale oltre che quello del Presidente del Consiglio, l’inserimento nel prossimo Decreto sicurezza del provvedimento relativo a questi risarcimenti. Anche ieri sono stato a lungo al telefono con il Viceministro Bubbico e con il Ministro del Lavoro Giovannini, attendiamo il responso dell’Economia, ma in poche settimane, al massimo in pochi mesi, risolveremo questo problema. E questo è l’impegno che ci prendiamo, anche se ancora non ho i contorni precisi.
In una giornata come oggi non mi è consentito parlare di una buona notizia, perché nessuna buona notizia è possibile in un giorno come oggi. Però, credo che dobbiamo onorare gli impegni che prendiamo e non dobbiamo fare promesse che non siamo in grado di mantenere e quindi possiamo sommessamente dire che finalmente va a compimento un atto dovuto, un concreto riconoscimento per le famiglie delle vittime e dei feriti.
Un primo passo, un altro passo viene compiuto su una strada che è ancora lunga, ma credo possiamo continuare a percorrere insieme con rinnovata fiducia: i cittadini comuni, le istituzioni locali, lo Stato, la Repubblica tutta insieme. Una Repubblica che oggi abbraccia forte, con riconoscenza, la città di Bologna.