Dopo il grande successo a Capodanno al Teatro Storchi di Modena, domenica 10 marzo ore 21.00 tornano gli Oblivion, già ospiti al Teatro Ermanno Fabbri tre anni fa per l’inaugurazione, con lo spettacolo Oblivion Show 2.0: il sussidiario, sotto la regia di Giole Dix.
Come raccontare l’avventura di questi cinque irresistibili artisti, cantanti e attori, cabarettisti e comici, leggeri ma serissimi?
Sette anni intensi spesi nel teatro di rivista e nei musical, poi l’esplosione su Internet: ad oggi quasi 2 milioni di contatti ricevuti in due anni da “I promessi sposi in dieci minuti” geniale micro-musical messo on-line su You Tube dagli Oblivion per farsi conoscere in modo diretto dal grande pubblico.
La TV “orizzontale” di Internet spinge subito il teatro ad accogliere nel modo migliore il loro show, grazie anche alla divertita ma rigorosa regia di Gioele Dix : due stagioni di tour e oltre 200 repliche nei più importanti teatri e città italiane.
Il Teatro chiama poi la TV ed ecco l’invito come ospiti a Zelig .
Migliaia di studenti impazziscono per le parodie culturali degli Oblivion ( I promessi sposi, appunto, ma anche Shakespeare in 6 minuti, Dante , Pinocchio….) , nascono così le “lectio dementialis” sui
Promesi Sposi nelle scuole italiane e un libro con dvd ( I promessi esplosi) tra il didattico e il comico. Una attualissima trasversalità di mezzi, dunque, in un gruppo innamorato di una comicità vecchio stile.
Gli Oblivion strizzano l’occhio al cabaret ma anche al cafè chantant, praticano una satira (di costume, ma non solo) così garbata da essere anche più corrosiva, inventano giochi tra musica e linguaggio.
Come numi tutelari il Quartetto Cetra e Rodolfo De Angelis, Giorgio Gaber e la follia organizzata dei Monthy Python, il tutto legato dalla sorprendente capacità vocale e interpretativa di un gruppo che fa della professionalità e della precisione scenica la sua linea guida.
Lo spettacolo, una coproduzione tra Malguion srl e Il Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, non è semplicemente la versione “aggiornata” del precedente fortunatissimo show, ma una vera e propria evoluzione dello stile Oblivion, che riesce a mescolare Lady Gaga con J.S. Bach e Tiziano Ferro con William Shakespeare.
Con la consueta eleganza e irriverenza, i cinque madrigalisti post moderni raccontano storie epiche o semplici avvenimenti quotidiani giocando continuamente con la musica.
Il più delle volte massacrano canzoni e testi famosi per ricomporli in modi surreali, altre volte si cimentano con virtuosistici esercizi di stile e canzoni originali.
Come in ogni sussidiario che si rispetti, in questo nuovo spettacolo troviamo tutte le materie: dal solfeggio alla storia, fino alla grande letteratura italiana dove Dante e Pinocchio cantano le loro avventure in soli sei minuti.
Gli Oblivion utilizzano almeno un secolo di materiale musicale italiano servendosi delle canzoni come di un alfabeto privato, per montare, intrecciare, deformare, riciclare in modo da costruire uno scintillante palinsesto canoro, al tempo stesso omaggio ai grandi e sberleffo ai meno grandi, in cui si raggiunge un miracoloso equilibrio tra citazione e creatività, tra umorismo e commozione.
Gli Oblivion giocano per tutto lo show, indossando le vesti ora di innocenti boy-scout alle prese con un perfido disturbatore, ora rievocando le fumose atmosfere del Café-Chantant.
Il cronometro scorre inesorabile e con ritmo forsennato tra motivetti retrò, sonorità tecno ed estetica Bollywoodiana.
Tuttavia, Oblivion Show 2.0 – Il sussidiario non è solo una corsa contro il tempo, travestimento e giocoleria musicale.
Nel susseguirsi degli sketch, tra un cazzotto e una canzone mimata, si nasconde uno sguardo beffardo ma acuminato su una società che assomiglia sempre di più a una parodia.