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Giorno della memoria: il Presidente del Consiglio provinciale Gianluca Chierici durante la cerimonia in Sinagoga a Reggio

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Oggi qui, e in tutta Italia, si celebra il “Giorno della Memoria”. E sappiamo che la data del 27 gennaio fu scelta come ricorrenza del giorno in cui vennero abbattuti i cancelli di Auschwitz: quell’immenso campo di sterminio al cui ingresso, per una sorta di macabra e blasfema irrisione, campeggiava la scritta: “Arbeit macht frei”, “Il lavoro rende liberi”.La memoria della Shoah non si attenua nella coscienza degli Italiani e degli Europei. Sempre nuove ricerche continuano ad accrescere la conoscenza di quella che fu, forse, la più immane tragedia nella storia d’Europa.

Sì, è non solo doveroso ma importante ricordare, conoscere, cercare di capire.

E’ importante per tutti, guardando al futuro e non solo al passato.

E’ importante perché, come ha scritto Primo Levi, “ciò che è accaduto può ritornare”, per assurdo e impensabile che appaia. Pochi paesi possono essere garantiti da una futura marea di violenza generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali.

Non dimenticare un evento terribile come la Shoah, come la persecuzione e la deportazione di un popolo, rappresenta un dovere per tutte le coscienze che condividono la condanna di ogni forma di violenza, di razzismo, di intolleranza, di totalitarismo; con la consapevolezza che anche oggi in molte parti del mondo, ed anche vicino a noi, sopravvivono i semi della umana brutalità.

Nei gesti di violenza, nella mancanza di rispetto verso gli altri, nella disattenzione nei confronti dei più deboli e delle fragilità, nella negazione dei diritti, nelle discriminazioni per ragioni di religione, di razza, di genere, di condizione, nei regimi antidemocratici c’è il monito che nella storia dell’umanità la stagione dei diritti, del rispetto della persona umana, delle libertà individuali e collettive, non può mai darsi per scontata e non può ritenersi acquisita per sempre.

Come italiani – pur nel succedersi delle generazioni – dobbiamo serbare il ricordo e sentire il peso degli anni bui delle leggi razziali del fascismo e delle persecuzioni antiebraiche della Repubblica di Salò; ma vogliamo anche ricordare per l’Italia la luce che venne dalle imprese dei Giusti, di coloro che hanno meritato questo nome per le prove concrete che offrirono – anche col rischio del sacrificio della vita – di solidarietà verso i fratelli ebrei perseguitati, esposti alla minaccia della deportazione, della tortura, dello sterminio nei campi come Auschwitz.

Quei Giusti hanno salvato l’onore dell’Italia e oggi dobbiamo noi render loro onore, con profonda e sempre viva riconoscenza.

Il capolavoro cinematografico “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin (1940) si conclude col commovente “Discorso all’umanità”

«Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non voglio né governare né comandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo.

Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio, condotti a passo d’oca verso le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi.

La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza.Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto. Voi, il popolo, avete la forza di fare si che la vita sia bella e libera. Voi potete fare di questa vita una splendida avventura. Prima o poi usciremo dall’oscurità per andare verso la luce e vivremo in un mondo nuovo. Più buono, in cui gli uomini si solleveranno al di sopra del loro odio, della loro brutalità e della loro avidità.”

Operiamo perchè la memoria di quanto successo 70 anni fa sia da sprone ad un impegno comune di ognuno di noi per un mondo davvero migliore.

Gianluca Chierici

Presidente del Consiglio Provinciale